37.

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Gustavo il mio piatto di pasta con le vongole, ma Kenan non sembrava del tutto concentrato sul suo fritto misto di pesce.

Sembrava distratto a guardare qualcosa o qualcuno alle mie spalle con uno sguardo quasi di sfida. Cercavo di parlargli ma sembrava avere la testa da tutt'altra parte.

-kenan che hai?- gli chiesi finalmente richiamando la sua attenzione. Il suo sguardo si addolcì quando incontrò i miei occhi.

-nulla- la sua risposta mi lasciò leggermente in sospeso, ma feci finta di niente -che stavi dicendo?- mi chiese poi, infilzando il limone con la forchetta per spargerlo su tutta la frittura

-dicevo che... so una cosa che Fede ha detto solo a me- dissi fermandomi per un istante -e voglio dirla anche a te-

-sono tutte orecchie- mi rispose prestando attenzione a ciò che gli avrei dovuto dire

-Allora... Fede sta pensando di chiedere a Lucia di sposarla- rivelai senza mezzi termini

-davvero?! è fantastico, non sei contenta?- mi chiese lui, notando probabilmente la mia espressione incerta

-certo, però... ho paura di passare troppo in secondo piano...- confessai, abbassando lo sguardo -per Fede, intendo... insomma ormai lui è l'unico che mi rimane qui, i miei genitori mi hanno lasciato nelle sue mani, ed ecco, l'ultima cosa che desidererei sarebbe di ritrovarmi a casa da sola nel bel mezzo della giornata mentre lui è insieme a Lucia in giro per il mondo- ammisi a Kenan che mi ascoltava attento.

Fece un sorriso e mi prese la mano -Di cosa ti preoccupi? Voi due siete molto uniti, e Lucia lo sa. Non penso che vorrebbe mai separarti da tuo fratello, ma anzi credo che lei sia la prima a volervi vedere sempre così uniti. E poi, ci sono io, ricordi?-disse con un sorriso rassicurante -pensa positivo, avresti più tempo da passare con me- fece un occhiolino rompendo la tensione che io stessa avevo creato.

Amavo il modo di pensare di Kenan, riusciva a trovare il lato positivo in ogni cosa, oscurando completamente i lati negativi.

-hai ragione, non c'è nulla di cui preoccuparmi... Bene, allora sarai tu il mio accompagnatore al matrimonio?- deviai il discorso

-certo che sì- rispose prontamente alzando gli angoli della bocca.

Finimmo i nostri piatti e tra una risata e l'altra chiacchierammo ancora per poco, fino a quando Kenan mi parve ancora distratto nuovamente da qualcosa alle mie spalle.

Mi girai ma non notai nulla di sospetto, se non un tavolo di 4 ragazzi che gustavano una grigliata di carne.

Poi mi voltai nuovamente verso Kenan, ma il suo sguardo non voleva schiodarsi nemmeno un momento da quel tavolo alle mie spalle.

Rimase immobile per un attimo, le sue spalle tese e il respiro profondo mentre cercava di contenere quella che potei interpretare come rabbia.

-kenan che succede?- chiesi con voce sottile.

Lui esitò per un istante, poi si alzò improvvisamente dalla sedia facendo un rumore assordante che attirò l'attenzione di tutti -Dobbiamo andare-
disse con voce decisa, prendendomi per mano e tirandomi verso l'uscita del ristorante.

Senza chiedere spiegazioni, mi lasciai trascinare da lui, sentendo il cuore battere forte nel petto. All'aperto, mi voltai verso Kenan con uno sguardo interrogativo -perché siamo usciti così di fretta? Che stava succedendo?- chiesi.

Lui mi guardò intensamente, la mascella serrata e gli occhi ancora carichi di rabbia -dei tipi al tavolo dietro di te non smettevano di guardarti da quando siamo arrivati, non avrei sopportato uno sguardo di più- spiegò poi rilassando il tono.

Non potei fare a meno di ridere -gelosone- dissi tra le risate, avvicinandomi a lui e gettandomi tra le sue braccia -ti voglio bene- sussurrai accoccolandomi sempre di più.

Lui ovviamente ricambiò l'abbraccio -anch'io, ma tu prova a farti vedere con un altro e ti spezzo le ossicina- disse ancora scosso dalla scena appena vissuta.

Lo derisi per tutto il tragitto in macchina, mentre lui cercava di mantenere un'aria seria, ma le sue labbra non smettevano di contorcersi in un sottile sorrisetto.

Guardarlo guidare per me era un perfetto passatempo che non mi stancava affatto.

Manteneva le mani fisse sul voltante mentre con lo sguardo stava ben attento alla strada. Notai il suo taglio al sopracciglio ben scolpito, segno che si fosse tagliato i capelli recentemente.

Lo guardavo incantata mentre la mia mente iniziava a vagare in pensieri poco raffinati che solo Kenan era in grado di scatenare.

Ricordai quella sera di halloween nei bagni e improvvisamente il calore ardente al basso ventre iniziò a farsi sentire. Iniziai a tremare mentre l'agitazione aumentava.

-ti sto facendo eccitare anche solo guidando?- Kenan tolse per un attimo lo sguardo dalla strada per potermi guardare con quella sua solita smorfia maliziosa

-Kenan!- arrossii, realizzando che in realtà non aveva tutti i torti

-eddai non devi vergognarti ormai, a me fai alzare la bandierina anche solo con un sorriso- ammise lui ridendo, per poi contagiare anche. Aveva sempre la battuta pronta...

Quando arrivammo a casa la tensione era alle stelle. Io ero ancora devastata da quei pensieri e Kenan sembrava così voglioso di sfiorare il mio corpo.

In un batter d'occhio i nostri corpi si fecero più vicini, fu proprio lui ad unire le sue labbra con le mie, iniziando quella danza che fece schioccare le nostre lingue.

Nella stanza di percepivano i nostri fiati corti, Kenan mi baciava con sempre più foga mentre io non facevo altro che assecondare ogni suo movimento.

-non aspettavo altro- mi sussurrò ad un centimetro dalle mie labbra, aumentando quello strano fuoco che non smetteva di bruciare dentro di me.

Senza che me ne accorsi, mi trasportò fino al divano. Le nostre labbra non volevano staccarsi nemmeno per un secondo, ma io necessitavo di aria. Così presi aria e mi avventai su di lui con ancora più foga.

Le sue mani non esitavano a percorrere ogni mia forma, mentre io rabbrividivo ad ogni suo tocco che sembrava così esperto.

Fui io a slacciare la sua camicia, cosa che lo lasciò quasi stupito, ma allo stesso tempo divertito.

-quindi fai sul serio eh- mi sfidò, sussurrando quelle parole al mio orecchio -non vedo l'ora di sentirti urlare il mio nome allora-

Mi sdraiò delicatamente sul divano, mentre si dedicò alla parte più sensibile del mio corpo. Mi tolse agevolmente i pantaloni, e sorrise soddisfatto non appena notò gli slip leggermente macchiati.

Posò due dita sulla mia intimità iniziando a massaggiare. Ansimai a quel contatto, ma i miei gemiti furono subito oppressi dalle sue labbra
che cercavano le mie.

Entrambi sembravamo non riuscire più a contenerci,
volevamo trovare al più presto quell'unione che andava ben oltre al semplice piacere.

Non mi spogliò nemmeno completamente, gli bastò togliersi i boxer e spostare leggermente il mio slip.

Ed è lì che quel mix di emozioni mi pervase nuovamente, ma ogni volta sembrava la prima in assoluto, come se non mi sarei mai potuta abituare a tutte quelle sensazioni inspiegabili che raggiungevano il profondo del cuore.

Il suo corpo sudato era a fianco al mio, mentre sentivo ancora il suo respiro affannato mescolarsi con l'aria carica d'amore.

In quell'istante, tutto era così perfetto che la linea tra la realtà e un sogno si era sfumata, lasciandomi incerta se stessi vivendo o semplicemente sognando uno di quei sogni che raggiungono l'anima.

SPAZIO AUTRICE
vi è piaciuto questo capitolo? Spero di non avervi deluse!

Ci vediamo al prossimo, lasciate una stellina, vi amo❤️💫

My starboy|| Kenan YildizDove le storie prendono vita. Scoprilo ora