Inquieto giaccia il capo

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Clary ~ 4 Marzo 2015, ore 2:00

Il trillo assordante del cellulare, che, chissà come mai, squilla a quest'ora tarda mi fa svegliare di soprassalto. Allungo la mano sul comodino e afferro il telefono, emettendo un sospiro di sorpresa nel vedere chi mi sta chiamando. Inserisco il vivavoce per far sentire la conversazione anche a Jace, sveglio e vigile.

— Mamma? Ma lo sai che ore sono qui?

— In realtà no.

— Te lo dico io: le due di notte. Che è successo, stai bene?

— Fisicamente sì. Moralmente no. Clary, ho scoperto qualcosa di inammissibile. Non posso restare a New York con Luke. Siete disposti ad ospitarmi?

— Un secondo. — Copro il microfono del cellulare con la mano e sussurro: «Jace, siamo disposti?» Nella penombra mi sembra di vederlo annuire, ma sono sicura che in questo momento desideri strangolarla con le sue mani. — Ti aspettiamo alla Guardia. È Catarina ad aprirti il Portale?

— Sì. Venti minuti e arrivo.

Chiudo la telefonata e fisso Jace implorante. «Io non esco. Vai tu?»

«Se proprio insisti... ma perché è scappata? Non te l'ha detto?»

Scuoto la testa. «Negativo. Cercherò di farmelo raccontare.»

Si alza sbuffando e raccoglie i vestiti buttati a terra, infilandoseli in un attimo. «La camera degli ospiti è pronta?»

Annuisco e mi lascio ricadere all'indietro sul cuscino. «Copriti, fa freddo. Cerca di non prenderti l'influenza.»

«Va bene, mamma» sghignazza baciandomi lievemente la fronte. «E tu non restare sveglia. Dormi.»

Il suo avvertimento è del tutto inutile. Già prima che finisca di parlare le palpebre mi si appesantiscono, facendomi sprofondare nel mondo dei sogni.

Il pomeriggio seguente

«Raziel, che mal di testa!» esclama Jace prendendosi il viso fra le mani. «Mi serve un iratze.»

Mi avvicino a lui e poggio la mano sulla sua fronte. «No, amore. Sei già bollente, e l'iratze alza la temperatura corporea. Come minimo hai trentotto di febbre.»

«E mezzo» precisa sprofondando nel divano. «Trentotto e mezzo.»

«Hai assolutamente bisogno di un antipiretico. Ma qui non esistono farmacie!» ribatto esasperata allargando le braccia. Non mi abituerò mai alla vecchia e tranquilla Alicante.

«Ci sono dei rimedi naturali» dice mamma, entrata di soppiatto nella stanza. «La banalissima pezza fredda sulla fronte, ad esempio. È efficace.»

«Chi l'ha interpellata?» sussurra Jace abbandonando la testa all'indietro e chiudendo gli occhi. «Devo solo dormire un po'. Vedrai che mi passerà, Clary. È stato un colpo di freddo, niente di più grave.»

«Ti ho sentito, sai?» tuona mamma infuriata. «Potresti anche darmi retta, incosciente che non sei altro!»

«Ti risponderei a tono, Jocelyn, se non mi sentissi così male. Sto peggio di un calzino rivoltato in lavatrice con la centrifuga a millequattrocento giri al minuto» sospira lievemente lui massaggiandosi le tempie. «Domani starò bene, non vi preoccupate.»

Si lascia ricadere sui cuscini. Il suo respiro diventa sempre più profondo e regolare; gli occhi smettono di saettare dietro le palpebre chiuse. Nonostante ciò, nemmeno nel sonno riesce a trovare conforto, come dimostrano i pugni stretti e la mascella serrata.

Shadowhunters ~ Living the PresentNơi câu chuyện tồn tại. Hãy khám phá bây giờ