Un posto vuoto

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Isabelle ~ 22 Marzo 2015

Esito a suonare il campanello, la mano a mezz'aria. «Simon, ma...»

«Ma cosa?»

«Non so.» Sbuffo. «Non mi sento... a mio agio, ecco.»

«Dai, amore!» ribatte lui, abbracciandomi da dietro. «Credi che io lo sia stato quando ho detto a tuo padre che ci sposiamo e che sei incinta? Per non parlare della chiacchierata dell'altro giorno con mamma e Rebecca!» Mi scocca un bacio su una guancia. «Iz, se non ti va possiamo tranquillamente rimandare. Ma è inevitabile. Prima o poi dovremo comunque farlo.»

«No, figurati, non voglio rimandare.» Mi stringo nelle spalle. «Cavolo, sono pure riuscita a fare una torta senza provocare una catastrofe nucleare. Questa non è un'occasione da sprecare. Potrebbe non capitare mai più.»

«Guarda che la torta è anche merito mio!» Simon si finge indignato. «Non ce l'avresti mai fatta senza il mio aiuto. Altro che catastrofe nucleare, tu avresti fatto esplodere tutto il sistema solare!»

«Sì, sì, certo» ribatto sorridendo. Chiunque azzardi commenti negativi sulla mia cucina è destinato a morire dolorosamente, ma Simon può dirmi tutto. «Okay, basta perderci in chiacchiere.» Allungo la mano e suono il campanello.

Ci apre Rebecca. Simon me l'ha descritta nei minimi particolari: non è esattamente la sua copia spiccicata, ma si assomigliano moltissimo. Il colore dei capelli e degli occhi è lo stesso, e anche lei sorride in quel modo sbilenco che tanto amo. «Ciao!» Stringe entrambi in un caloroso abbraccio e mi bacia sulle guance.

«Isabelle Lightwood» mi presento. «Piacere.» Le porgo la mano.

Lei me la stringe. «Rebecca Lewis, e il piacere è tutto mio» minimizza. «Siete un po' in anticipo...»

«Perdonaci!» replica Simon con aria teatrale. «Scusaci se pensavamo ci fosse traffico e abbiamo preferito avviarci prima!»

«Lascia stare» sussurro. «Voleva solo una scusa per sfoggiare la BMW appena uscita dal concessionario e frusciarsi in giro per New York.»

«Ovvio.» Rebecca lancia un'occhiata all'auto nuova di zecca parcheggiata sul marciapiede. «Non è precisamente il tuo tipo, fratellino.»

«Può darsi» concorda lui. «Ma gli opposti si attraggono, no?»

«Mai fu detta cosa più vera» mormoro, improvvisamente consapevole della presenza di Rebecca e della madre di Simon dentro casa. Chissà cosa penseranno di me. Si aspettavano qualcuno di diverso? Magari una nerd, poco socievole ma comunque simpatica? O forse una ragazza non incinta?

Rebecca pare accorgersi della tensione e, per girare la frittata, dice: «Simon, perché non entri? Mamma avrebbe bisogno di una mano in cucina.»

«Certo.» Lui capisce al volo l'antifona e sparisce oltre la soglia.

«Non ti preoccupare.» Rebecca accosta la porta e con un saltello mi raggiunge. L'erba umida le inzuppa gli stivali di camoscio. «Credo di sapere cosa ti sta passando per la testa ora. Ti chiedi se farai una buona impressione, se a noi darà fastidio il tuo pancione eccetera. In verità, devo ammettere che mi metti un po' in soggezione. E non mi fraintendere» aggiunge velocemente. «È solo che sei così...» Schiocca le dita per trovare la parola giusta.

«Dark?» suggerisco.

«Esatto.» Lei mi ringrazia con un cenno della mano. «Le rune, il vestito nero e i tacchi altissimi, quella collana con il ciondolo del colore del sangue... be', è strano vedere mio fratello con una ragazza come te.»

Shadowhunters ~ Living the PresentWhere stories live. Discover now