Capitolo due - Il Motociclista

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Quando chiudo la porta di casa riesco ancora a sentire i borbottii di protesta di Lucrezia, che continuava a lamentarsi, considerandomi una sconsiderata nel non fare colazione, ma lo stomaco chiuso non ne voleva proprio sapere e mettere qualcosa sotto i denti in quel momento non mi sembrava un'altra delle proposte più allettanti, dato il subbuglio in cui era.
Faccio lampeggiare i fari della mia BMW blu notte e mi fiondo dentro, desiderosa di accendere i riscaldamenti al più presto. Pigio il piccolo pulsantino che apre a distanza il cancello di casa, e quello con un lungo stridio si apre lentamente . Faccio marcia indietro per qualche metro allontanandomi dalla porta del garage chiuso, uscendo nel vialetto che porta alla strada, e aspetto il tempo necessario affinché il cancello si chiuda nuovamente. Il mio occhio viene colto da Rosie, la nostra amabile quanto pettegola vicina di casa che mi saluta sventolando la mano ricca di anelli luccicanti nella mia direzione, ricambio con un cenno gentile del capo e sorridendo, permettendo al mio verso stizzito di fuoriuscire tra i denti senza problemi.

Vecchia pettegola, aspetta sempre fuori dalla veranda per vedere se ogni mattina esco.
Giro il volante e mi incammino verso il centro di Seattle, precisamente verso Downtown Seattle.
Sfreccio veloce con la mia adorata auto, sorpassando case simili, anzi direi uguali alla mia: villetta a due o tre piani, dipende dal proprietario. Mura bianco immacolato, tetto spiovente con tegole nere o rosso opaco, cancelli alti e porte blindate con tanto di sistemi di sicurezza alla 007, d'altronde, vivo nel quartiere più ricco e più conosciuto di Seattle.
Quando all'ennesimo incrocio che non riesco a superare a causa di un vecchietto a volante di una Porsche, sbuffo spazientendomi.
Premo il clacson più forte che posso, nonostante la forza non dipenda dal modo in cui il suono uscirà.
"Cristo santo! Ha una Porsche non un maggiolino!" Sento urlare tra il caos creato dal mio e dal clacson degli altri, una lunga fila dietro di me.
Giornata no, giornata no.
Premo un dito sulla tempia che continua a pulsare, infastidita. Faccio per alzare il finestrino ed isolarmi dal mondo esterno quando un rombo esattamente alla destra mi fa sobbalzare e stringere convulsamente il volante.

Una moto Honda totalmente nera affianca pericolosamente la mia auto, sfiorandola impercettibilmente con un sinistro stridio.
No, non ci credo.
Spalanco gli occhi più arrabbiata che altro, non impedendo alla mia bocca di urlare un "Ehi, tu! Fermo!".

Il motociclista si ferma immediatamente a circa un metro dall'auto, facendo rombare il motore. Sbatto violentemente la portiera, con lo sguardo furente lo fulmino.
"Razza di troglodita che non sei altro, mi hai graffiato l'auto!" Strillo, agitando l'indice verso la sua direzione.

Il motociclista in total black bilancia il peso della moto con le gambe snelle e apparentemente toniche fasciate dai pantaloni neri, e si alza la visiera dandomi completa visione del suo viso, facendo scricchiolare il giubbotto di pelle - anche esso nero - sulle sue spalle, rivelando un paio di occhi color ambra.
Continuo a guardarlo furente, in attesa di una risposta, ma l'unica cosa che fa è squadrarmi visibilmente divertito.
"Come fai per un piccolo graffietto." I suoi zigomi si sollevano leggermente mostrando un ghigno di scherno.
Sento le guance andarmi a fuoco - e no, non per l'imbarazzo, bensì per la rabbia - stringo i denti in un sorriso tirato, arrogante.
Ora ti faccio vedere io, pallone gonfiato.
Sento alle mie spalle rumorose imprecazioni e incitazioni aumentate dal continuo ripetersi di colpi di clacson.
Mi rilasso immediatamente, pregustando sulla punta della lingua la mia piccola rivincita.
"Hai ragione!" Affermo, e mi avvicino con due passi veloci al suo fianco, tirando fuori dalla tasca del mio cappotto nero le chiavi di casa che - per fortuna - mi ero scordata di conservare dentro la borsa, per evitare di perderle. Con un unico gesto, appoggio la chiave accanto alla luce posteriore del veicolo, graffiandone tutta la fiancata fino ad arrivare al serbatoio.

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