Capitolo nove - Buon Compleanno

210 19 0
                                    

Qui sopra, i membri della famigliola felice!


La suoneria del mio cellulare mi fa sobbalzare di scatto.

Gemo, alzando il capo e percependo immediatamente la rigidità del mio collo.
Mi sono addormentata sul pavimento della camera di Kyle sopra al tappeto beige, esattamente qualche centimetro più in là della porta, ancora chiusa.
Sospiro, rendendomi conto che in questa casa esserci o non esserci non fa poi la differenza. Un'idea mi balena nel cervello, ma prima di riuscire ad articolare qualche pensiero logico allungo una mano per afferrare il telefono, e senza guardare chi è, rispondo.
"Pronto?"

Gracchio, sbattendo furiosamente le palpebre.

Attorno a me è tutto buio, mentre dalla finestra entra un leggero filo di luce. Deve essere appena sorto il sole.
"Tanti auguri a te, tanti auguri piccola Karol! Tanti auguri a te!"
Le mie labbra si piegano in una smorfia, e allontano immediatamente l'apparecchio infernale dall'orecchio, sentendomi stordita dalle urla di James.
"Jamie? Ma che diavolo...?"
"Piccola, dal tono di voce sembra che tu sia stata appena investita da treno a tutta velocità!"
Mi stropiccio l'occhio, sentendo il braccio formicolarmi e dolermi leggermente.
Be', si può dire che ho dormito con la stessa pesantezza di un sasso.
"Si, il treno sei tu però." Borbotto, alzandomi.

Mi stiracchio, mugolando e mi avvicino alla finestra, scorgendo una pennellata arancione squarciare il cielo, non ancora di un azzurro intenso. Si prospetta una bella giornata.
"Ma che ore sono?"
Il mio migliore amico ridacchia sommessamente. "Sono le cinque e un quarto de mattino, baby. Ed è sabato."
Oh... È il mio compleanno.
Oh.
Trattengo il fiato per un buon minuto, realizzando in ritardo. Mentre il conosciuto pizzicore agli occhi mi fa stringere le palpebre.
Tanti auguri, Kyle.
"Karol?" James mi richiama preoccupato.
"Mi sono addormentata in camera di Kyle." Confesso, cercando di soppesare la terribile voglia di piangere e il dolore che mi sta squarciando il petto.
Sono tentata di singhiozzare, o di liberare quest'aria che sembra appesantirmi i polmoni prendendo un lungo respiro, ma se James ha chiamato c'è un motivo, ed è esattamente questo: sa che lasciarmi sola, in questo momento, significa abbandonarmi alla più totale disperazione. E da buon amico che è, sta cercando di alleggerire la situazione.
Ed io comunque, odio fin troppo mostrarmi debole.
"Ti prego, dimmi che non ti sei letteralmente addormentata come fai di solito." Dal tono di voce percepisco che sta alzando gli occhi al cielo, e che saggiamente, ha deciso di ignorare il mio minuto - o più - di silenzio.
Mi scappa un piccolo sorriso, mentre osservo sbalordita il cielo prendere colore e luminosità.
James Antidoto Potter.
"Cioè?"
"Cioè come un sacco di patate buttato malamente sul pavimento!" Spiega, eloquente. Come se stesse parlando con una bambina.
Ridacchio, e mi asciugo con i polpastrelli una lacrima sfuggita al mio controllo.
"Beccata."Ammetto, sentendolo emettere subito dopo un verso di stizza.
"Tu ritroverai gobba, prima o poi."
"Ma gli auguri di compleanno solitamente non si fanno a mezzanotte in punto?" Ironizzo, voltando le spalle all'alba per uscire dalla stanza di Kyle.
"Solitamente, ben detto. Ma io sono originale."
Comprimo le labbra in un sorriso, facendo scattare la maniglia della porta, ritrovandomi nel corridoio buio.

"Ti ho regalato la visione del sole che sorge, bello eh?" Ridacchia, con voce fintamente pomposa.
Faccio qualche passo a tentoni, barcollando nel buio, arrivando finalmente alla mia stanza.
"Non c'è male!"
"E ancora non hai visto nulla."
"James, no. Ne abbiamo già parlato. Non voglio regali, né da parte tua, né da parte di-" Mi blocco.

Ah già, non so più se è il mio migliore amico.
Jamie sospira. "Non pensare di poter cambiare discorso così, signorina. Robert mi aveva già scritto un messaggio prima che ti accompagnassi a casa, ma ad essere sincero ero troppo arrabbiato e confuso con lui per rispondere."
Aggrotto la fronte, infilandomi sotto le coperte del mio letto.
La mia lingua fece per dare vita ad una polemica sul fatto che James fosse troppo buono, e che se fossi stata al posto suo, gliene avrei cantate quattro. Ma James non ha bisogno di sentirsi dire questo, quindi saggiamente, rimango zitta al riguardo.
"Pensi che verrà?" Mi mordo il labbro subito dopo, per l'incertezza della mia voce.
"Penso di sì, non so più cosa aspettarmi. Perché pensi questo?"
Alzo le spalle, consapevole che il mio amico con può vedermi.
"Magari quelli della sua banda non glielo permettono." Decido di chiamarla così da oggi in poi, rannicchiandomi ancor di più.

SorridimiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora