Capitolo sette - Tradimento

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Solo quando entriamo dentro l'enorme - e un po' vecchia, direi vintage - Jeep del ragazzino di nome Liam, mi rendo conto di aver accumulato parecchio stress.

Il respiro mi tremola leggermente, e non riesco ad osservare con più attenzione le ferite di Robert al mio fianco, che continua a mugolare in preda al dolore. Al posto di guida, c'è proprio il proprietario della Jeep, ed accanto a lui James, in silenzio religioso. L'unico rumore intenso è proprio il tossire della Jeep ad ogni cambio di marcia. Nessuno proferisce parola, e penso sia per l'imbarazzo generale, oppure perché nessuno ha qualcosa da dire.
Mi appoggio al finestrino, sospirando leggermente per far sì che nessuno mi senta, e chiudo gli occhi.
La sbornia sembra che si sia stabilita, senza che però il mal di testa passi. E ad aumentarlo ancora di più, c'è il vortice di pensieri che non ha completamente intenzione di abbandonarmi.
Perché ci siamo cacciati in questo guaio? Ed io che desideravo passare una serata tranquilla.
Mi appunto mentalmente di fare una bella ramanzina al mio migliore amico, una volta che tutto questo venga risolto, e sepolto.
La prossima volta ci penserò due volte prima di accettare un suo invito.
La Jeep si ferma ad un incrocio praticamente deserto, in attesa che scatti il verde, e al nostro fianco si ferma con qualche secondo di ritardo il Suv di Robert, guidato dal Motociclista in persona.
Sbuffo senza volerlo, quando il suo sguardo scocciato e irritato incrocia il mio, e mio malgrado non riesco a far a meno di voltare la testa di scatto, come una bambina offesa per non aver ricevuto ciò che aveva richiesto.
Incrocio subito dopo lo sguardo azzurrino di Liam nello specchietto retrovisore, che distoglie subito, arrossendo fino alla punta delle orecchie.
"Dove stiamo andando?" Domando, stufa di questo silenzio insopportabile.
Il biondino alza un paio di volte le spalle, come a volersi sciogliere. "A casa di Fredrik."
"E chi sarebbe?"
"Un nostro amico." Balbetta, visibilmente in difficoltà.
Alzo un sopracciglio, affilando lo sguardo.
"Amico eh?"
Si volta leggermente verso la mia direzione e annuisce nervoso, per poi ripartire una volta scattato il verde.
"Non sai mentire, Liam." Evito di dar voce ai miei pensieri, non molto positivi nei confronti di questo Fredrik, dato il tipo di gente appena incontrata.
"Non sto mentendo." Controbatte, aggrottando la fronte.
"Ma non mi stai dicendo tutto."
Gira al secondo incrocio, inoltrandosi in un quartiere comune con piccole abitazioni di diverse forme e colori che riesco ad intravedere nonostante il buio e la scarsa illuminazione.
Almeno non siamo in un ghetto.
Sospira, stringendo le labbra in una linea dura. "Senti, non sono io quello che deve spiegarti cosa sta succedendo. Puoi aspettare che arriviamo, per favore?" Chiede, e sembra intimorito nel chiederlo.
Molto probabilmente l'ho spaventato, penso divertita.
"Come vuoi." Rispondo però, senza nessun divertimento nella voce.
Dopo qualche minuto, Liam si ferma in un piccolo vialetto ben curato di una casa alla vista accogliente. Una staccionata scura divide la parte destinata al parcheggio da una veranda con due sedie a dondolo ed un tavolino con sopra un vaso colmo di quelli che a distanza sembrano fiori. La finestra accanto la porta oscurata da una tendina blu, si illumina.
Difficoltosamente - maledetti tacchi -  cerco di scendere dall'auto enorme, senza cadere a faccia a terra e nel frattempo cerco di aiutare il ragazzo del mio migliore amico che ormai ha rinunciato del tutto a lamentarsi.
"Dio santo, credo sia peggiorato." Sento bisbigliare a Liam, in direzione di Nikolas.
"Osservazione geniale, Sherlock." Sbotto, facendolo sobbalzare e arrossire.
L'amico lo ignora e tira dritto, intimandoci di seguirlo. E prima che riuscissi a salire il primo gradino verso la veranda la porta d'ingresso si spalancò.
L'uomo fece due passi in avanti, prima di bloccarsi dopo aver puntato lo sguardo su di me e Jamie.
Qualcosa mi dice che non è contento di vederci.
"Fred, ti posso spiegare." Nik alza le mani, proseguendo dritto.
L'omone altissimo irrigidisce la mascella, guardando me e James in cagnesco.
"No, non puoi. Loro non possono entrare. Conosci le regole, Nik."
Sto iniziando ad innervosirmi.
Stringo le labbra in una linea dura senza volerlo.
"Fredrik, è il suo ragazzo. Non li avrei portato qui se non sapessi che-"
Fredrik lo interrompe senza alcuna gentilezza, e sembra sia diventato un blocco di marmo con la mascella rigida quanto le braccia muscolose, fasciate da una magliettina grigia.
"Senti un po'" sputo, sentendo un fuoco divamparmi dentro. "Il mio amico, per salvare il culo al tuo amico, si è molto probabilmente rotto uno zigomo." Cerco di calibrare il tono di voce, senza buoni risultati.

SorridimiWhere stories live. Discover now