Capitolo otto - Promesso

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Poco prima di svoltare la strada per il mio isolato chiedo a Jamie se posso dormire a casa sua, e lui con un gesto deciso ma stanco annuisce, guidando silenziosamente fino al piccolo appartamento dove abita, in silenzio religioso.
Solo quando Jamie mi presta una sua maglietta come pigiama, dopo essermi lavata il viso, mi guardo allo specchio, scoppiando a piangere subito dopo.
Singhiozzo sommessamente ad occhi sbarrati, toccandomi le guance.

Perché sto piangendo?
Inizio a boccheggiare in cerca d'aria, mentre afferro come se fosse l'unica mia salvezza di vita il bordo del lavello, abbassando lo sguardo incapace di vedermi così distrutta allo specchio per... Niente.
Al terzo singhiozzo trattenuto nel petto, decido di lasciar fuori uscire un sospiro dalle labbra, sentendo - dopo tempo - la maschera giornaliera sgretolarsi. Il peso di tutto si aggrava sul mio petto, peggiorando la situazione. Il compleanno, la mancanza di Kyle, la mia totale apatia.
Che ne può sapere, una ragazzina viziata e superficiale come te?

La porta del bagno si apre, e James quando mi vede in lacrime e inginocchiata sul pavimento del bagno, si limita a sospirare ed a rivolgermi uno sguardo sofferente. "Piccola.." Mormora, abbassandosi e avvolgendomi in un abbraccio da orsi, come lo chiama lui.
In una situazione normale, il suo sguardo triste mi avrebbe fatto imbestialire, ma in questo momento ho solo bisogno del mio migliore amico, non di uno stupido litigio o di una puntualizzazione.
Serro gli occhi ormai bagnati e gonfi dal pianto, poggiando il mento sulla sua spalla, avvolgendo le braccia attorno ai suoi fianchi, e mi scappa un singhiozzo più forte, seguito da un suo 'sssshh'.
"Odio vederti piangere." Sussurra con voce spezzata, accarezzandomi dolcemente la nuca.

Sta sera anche in lui si è spezzato qualcosa.
"Cosa farei senza te, Jamie." Mormoro, con la voce rotta dal pianto. Odio sentirmi così vulnerabile, io non lo sono. Non devo esserlo.
"Che faresti, eh?" Ridacchia piano, facendo scappare anche a me un piccolo sorriso. "Chissà come farei io, senza te."
Ma per sta sera, essere vulnerabili va bene.


"Quindi?"
Il mio migliore amico mi guarda sottecchi, in attesa di qualche risposta. Le pesanti occhiaie sotto i suoi occhi azzurri mi fanno capire che a differenza mia – che ho dormito pesantemente – non ha chiuso occhio, forse tormentato dagli eventi della scorsa sera. Conoscendolo non ne vorrà parlare, almeno per il momento. O addirittura avrà già contattato Robert in cerca di risposte.

Decido di alzare le spalle, non sapendo - realmente - cosa rispondere, tanto per evitare qualche frase che sicuramente lui mal interpreterebbe.
Sbuffa infastidito, ticchettando con l'indice sul volante. "Ed io dovrei accompagnarti a casa così, senza spiegazioni né niente?"
Alzo gli occhi al cielo.
Ecco che ci ritorna.
"James.. Senti, ho avuto solo un crollo emotivo" lo dico storcendo la bocca, solo il ricordo di me stessa raggomitolata a terra e in lacrime, mi lascia un grumo amaro in bocca che non riesco ad ingoiare. "Si avvicina il mio compleanno, e poi ieri.. E tutto quello che è successo, ero veramente stanca! Tutto qua!"
Inchioda di botto ad un semaforo rosso, facendomi balzare avanti e indietro. Lo guardo ad occhi spalancati, con le unghia conficcate nel sedile.
"Ma sei impazzito?!" Urlo quasi.
"Karol O'Connor, questa grandissima stronzata la racconti a chi non è veramente interessato a te, non al tuo migliore amico!"
Mi rimprovera, la gola gonfia ed arrossata. Sembra veramente arrabbiato.
Mi mordo il labbro per non scoppiare a ridere, perché anche se è visibilmente alterato, è impossibile non ridere della sua espressione corrucciata e rossa.
"E non ridere signorinella! Vuota il sacco piuttosto."
Sposto lo sguardo fuori dal finestrino, torturandomi le mani.
Perché ho pianto?
Non so nemmeno io il perché, a dire la verità. Forse è stato veramente l'accumulo di stress, nervosismo o rabbia addirittura. Non avrei mai pensato di ritrovarmi, un giorno, a piangere disperata per una stupida frase sputata da una bocca che non ha né il diritto, né le basi per giudicarmi.

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