Sorridimi

Capitolo dodici - Occhi Di Ghiaccio

 "No, no e no! Tu non comprendi la gravità della situazione, Karol."

Ruoto forse per la milionesima volta gli occhi, e sono sicura che entro la fine di questa serata i bulbi oculari mi cadranno giù dalle guance.
"Sei tu quello estremamente esagerato! Non è la prima volta che lo incontro, e non mi sembra che sia cambiato qualcosa."

Mento con indifferenza, consapevole che invece sì, è cambiato qualcosa.

Non solo, Riccioli D'Oro mi ha chiamata per nome, ma conosceva mio fratello. Quindi, di bene in meglio!
Robert mi guarda con sufficienza, alzando il sopracciglio.
"Veramente? Non è cambiato nulla?" Domanda retorico, con una punta di fastidio nella voce.

Ugh! Lo odio quando fa così!

Faccio segno di no con il capo, facendolo infastidire ancor di più.
Tutti gli altri sono estremamente silenziosi a parte James che, entusiasta per la pace fatta con il fidanzato, non smette un attimo di lanciare urletti e fare domande inopportune quanto esilaranti al povero Jacob, che ormai rassegnato si limita a cenni del capo per assecondarlo.

Nikolas ha ormai smesso da un pezzo di sorreggere il mio migliore amico, e dopo aver minacciato Jònar - con frasi poco eleganti - non smette un secondo di fare avanti e indietro nel piccolo e poco illuminato parcheggio nel retro del pub.

Temo che il terreno sotto i suoi anfibi neri si vada pian piano consumando.
Perfino la simpaticissima Katherine ha smesso di benedirci con la sua angelica voce, rimanendo muta come un pesce, il viso improvvisamente pallido.
Almeno so che non sono l'unica a reagire così nel ricambiare lo sguardo scuro di Jònar.

Ritorno a seguire con lo sguardo il Motociclista con lo sguardo concentrato di chi ha una tempesta in testa, sentendomi immensamente stupida.
Come ho potuto, solo per un millesimo di secondo, pensare che aggrapparmi a lui fosse una buona idea?!
Inutile dire che rendendosi conto della mia mano stretta sulla sua giacca, mi ha guardato in maniera... Strana. Quasi non se l'aspettasse.
Eh beh, e chi potrebbe mai aspettarselo che Karol O'Connor si sbilanciasse così tanto da addirittura toccare uno sconosciuto? Per giunta, uno sconosciuto con cui ho avuto più di un battibecco, non proprio leggero?
Ho spostato subito la mano, arrossendo e maledicendomi mentalmente allo stesso tempo, poi lui ha sbarrato per mezzo secondo gli occhi, ed ha iniziato a fare ciò che sta facendo ora: camminare avanti e indietro, con una mano sul fianco e l'indice sotto il naso.
Indossa la sua solita giacca di pelle nera, che gli fascia le spalle ampie - che ho potuto osservare ben da vicino, e diamine! Sembra un armadio - una t-shirt bianca fin troppo aderente e i jeans scuri.
Lo studio attentamente, osservando come l'addome si contrae ogni volta che cambia direzione, e mi domando se il ventre piatto sia duro e tonico come si può intravedere dal tessuto quasi trasparente.
Wow, wow! Ma sei impazzita?!
Sbarro gli occhi, scioccata.
L'astinenza, deve essere questa. Questa è l'unica risposta logica ai miei deliri ormonali.
"Karol, mi hai sentito?"
Robert cerca di attirare la mia attenzione sventolando le dita davanti ai miei occhi, facendomi cadere dalle nuvole. Quando lo guardo interrogativa, mi rendo orribilmente conto che mi sono bloccata ad osservarlo e che lui, ha notato tutto.
Capendo il mio silenzio sospira, sospettoso.
"Ho detto, che magari dovresti dormire a casa mia, per essere più sicuri."
Lo guardo malamente. "Ma davvero? Non ho sedici anni Rob, posso cavarmela da sola!" Sbotto aspra.
"Principessa" mi chiama Jacob con voce dolce e amichevole, e stranamente non ho l'impulso di guardarlo male. "Robert ha ragione. Jònar non è un tipo da prendere alla leggera, soprattutto dopo che ti ha chiaramente detto che vuole qualcosa da te." Spiega, alzando le spalle quasi fosse una cosa normale.
Trasmette una strana aura di tranquillità, e quasi quasi mi scappa un sorriso nell'osservare la sua espressione ingenua e sincera. Sembra qualcuno di cui si ci può fidare.