Capitolo quattordici - BMW Blu Notte

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                                  ****Dire che sono emozionata per questo capitolo, è banalmente poco! Reggetevi forte perché finalmente i nostri due protagonisti faranno un piccolo passetto avanti! (non sto nella pelle) spero che tutto ciò sia di...

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Dire che sono emozionata per questo capitolo, è banalmente poco!
Reggetevi forte perché finalmente i nostri due protagonisti faranno un piccolo passetto avanti! (non sto nella pelle) spero che tutto ciò sia di vostro gradimento, come lo spero sempre, inoltre ci tengo a spiegarvi che sto facendo di tutto pur di rendere il più reale possibile il rapporto tra Nikolas e Karol, senza sbandate d'amore eterno improvvise allo stile flash (spero di stare facendo un buon lavoro) , siamo ancora in una fase dove un'attrazione profonda li lega, ovviamente oltre al fatto che alcuni lati dei rispettivi caratteri incuriosiscono l'altro, ma ancora è troppo presto per poterlo definire 'amore'. Quindi non gioite troppo, perché le personalità di entrambi sono parecchio forti e direi restie... Buona lettura, kisses!
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Sposto pigramente il braccio sui miei occhi, mugolando per il fastidioso fascio di luce che ha deciso di piantarsi proprio sul mio viso, svegliandomi.
Sospiro, beandomi del silenzio attorno a me mentre si sente vagamente il leggero via vai fuori dall'appartamento del Motociclista.
Perché subito dopo quella piacevolissima chiacchierata per evitare di far casini a casa di Robert, e allarmare inutilmente la madre e la sorellina, abbiamo deciso... Anzi, lui ha deciso di ospitarci tutti nel suo appartamento, consegnando le chiavi a Robert.

Mentre lui, stranamente ha deciso di rimanere a casa di Fredrik, e dallo sguardo contratto, non sembrava per nulla contento.
Mi stiracchio lentamente, osservando il salone in penombra dove ho deciso di restare per la notte, ovviamente andando contro Robert che voleva che dormissi nella stanza di Nikolas, offrendosi per dormire nel divano, perché a quanto pare l'altra stanza disponibile era chiusa a chiave. Ma non c'è stato verso.
Perché avrei dovuto dormire nella stanza, e per giunta nel letto di uno sconosciuto? Uno sconosciuto piuttosto intrigante e attraente, ma questi sono dettagli.
È pur sempre qualcuno di cui non mi fido, e di cui non voglio fidarmi, soprattutto dopo la storia dell'altra sera.
Un moto d'ansia mi fa immediatamente contrarre tutti i muscoli in angoscia, rendendo quasi impossibile la respirazione.
Kyle, ma che diamine hai combinato?
Vorrei che fosse qui con me.

Vorrei che ci fosse lui a spiegarmi come sono andate realmente le cose, del perché ha deciso di unirsi alla Brigata Del Sole, nascondendomi tutto, nonostante fin da sempre - fin da piccoli - ci eravamo promessi di raccontarci ogni segreto, anche quelli stupidi.
Mi sento ferita e addirittura tradita, è inutile negarlo.

Ma per il quanto ciò che mi ha detto che Fredrik l'altra sera, mi faccia dubitare del mio gemello, decido di ignorare i dubbi e le supposizioni. Kyle era mio fratello, e se ha fatto quel che ha fatto, ci sarà stata sicuramente una motivazione.
Il salotto del Motociclista è piuttosto semplice: le due piccole finestre coperte dalle tende troppo poco spesse, sono ai lati della piccola TV spenta sopra un mobile bianco con tanti piccoli cassetti. Mi metto seduta, scostando la coperta marrone e quasi le mia ginocchia vanno a scontrarsi contro il tavolino da caffè in legno chiaro, dove vi è un posacenere e sicuramente il telecomando della TV.
Quindi, Nikolas fuma.
Eppure in quelle poche volte che l'ho visto, non aveva mai una sigaretta tra le labbra.
Smettila Karol, non lo conosci.
Alzo gli occhi al cielo, mentre l'immagine perfetta del 'bad boy' del motociclista con una sigaretta tra le labbra e gli zigomi graffiati si fa spazio nella mia mente, facendomi ridacchiare leggermente. Che cosa assurda!
Nonostante gli eventi della sera precedente, non posso fare a meno di controllare il mio stomaco che brontola in segno di protesta, mi alzo benedicendo il tappeto che mi evita il contatto freddo con il parquet, e dopo aver dato una veloce occhiata al divano bianco al lato, decido di dare una sistemata riposizionando i cuscini dov'erano prima.
Sono pur sempre un'ospite, in una casa di cui il proprietario non ha tanta simpatia nei miei confronti, e la cosa è ricambiata.
Non contando ovviamente le occhiate veloci e alcune volte profonde, o gli sfioramenti che seppur strani mi hanno mandato in pappa il cervello, ma quelli... Sono dettagli. Piccoli e insignificanti dettagli, che sicuramente lui non nota, ma io da perfetta paranoica sì.
Apro la porta lasciata socchiusa dal mio amico, entrando nella piccola saletta che fa da ingresso arredata nel modo più semplice possibile, con diversi quadri colorati ovviamente rappresentanti moto, più precisamente Harley-Davidson.
Sta volta al contatto con il pavimento rabbrividisco leggermente, a causa anche della maglietta extra-large di Robbie, che mi lascia gran parte delle gambe scoperte. Ma non avevo alcuna intenzione di dormire con quel vestitino scomodo. Quindi mi sono dovuta accontentare.
Entrando in cucina mi rendo conto dell'aumento di temperatura grazie al sole che batte sulle finestre, rendendo più luminosa e accogliente la stanza. La stessa, è arredata sta volta con colori più accesi che vanno dal verde al marrone chiaro, come il piccolo tavolo rotondo davanti alla porta-finestra che si apre verso un piccolo cortile poco curato.
Tutto sommato, è un ambiente piuttosto accogliente anche se dato l'ordine meticoloso, suppongo che non passi molto tempo a casa sua, proprio come sta facendo adesso.
Inizio a curiosare tra gli stipetti alla ricerca di una semplice tazza. E dato che qui non trovo né una macchina da caffè, né una caffettiera - a casa mia si beve solo caffè italiano - dovrò farmi bastare del semplice latte riscaldato.
Per mia fortuna, riesco a trovare tutto l'occorrente - anche una scatola di Nesquik - e accendo il fornello, facendo riscaldare il latte.
Decido di andare a prendere il cellulare lasciato nella tasca del giubbotto in salotto, mentre aspetto che il latte si riscaldi ma quando mi volto per poco non mi viene un infarto, e sono costretta a tapparmi la bocca per frenare l'urlo che stava per uscire.
"Che ci fai qui?" Sussurro, cercando di non strillare.
Il Motociclista alza un sopracciglio, e noto le sue enormi scarpe strette in una mano. Ma come fa a tenerle entrambe?
"Ci abito qui."

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