Capitolo diciannove

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Ashley

Prima di andare a casa di Ryan preferii darmi una leggera sistematina al trucco,decisi di togliere il pigiama e indossare un jeans e una felpa.
Decisi di pettinare i capelli che erano un po' scompigliati li lasciai sciolti per comodità. Li portavo sempre sciolti mi piaceva così.
Erano le 9.45 e poco dopo avrei dovuto bussare alla porta di Ryan,a dire il vero, avevo un po' di soggezione sopratutto perché era solo in casa e i ragazzi erano andato a cena fuori.
Mi diressi verso la scrivania per prendere il materiale che avremmo usato per il progetto di scienze sociali e il mio stomaco cominciò a brontolare. A pranzo avevo mangiato solo del prosciutto confezionato che trovai al supermercato poco dopo la strada principale che porta all'università.
Chissà se nel freezer vi erano delle scorte di cibo, se non fosse stato così avrei sicuramente optato per il cibo d'asporto,ormai da quando mi ero trasferita a Washington la mia sana alimentazione era andato a farsi benedire. Mentre controllavo il freezer avvertii un suono proveniente dalla porta d'entrata. Guardai l'orologio non potevano essere le ragazze erano da poco uscite.
Aprii la porta in totale ansia e i miei occhi fuoriuscirono dalle orbite appena mi resi conto di avere davanti uno spettacolino delizioso.
Ryan era lì sotto l'arco della sua porta aperta con un pantalone grigio di una tuta a tre quarti e senza maglietta. Prima di guardarlo in faccia e rivolgergli la parola rimasi impietrita dal suo corpo. Era massiccio,le spalle erano larghe e muscolose e i pettorali ben scolpiti. Sembrava un dio. Era affascinante e sicuro di se. Con la sua bellezza riusciva ad ottenere sempre tutto,tranne una cosa: ME. Io non ci sarei cascata per nessuna ragione su questa terra.
"Ehm." Sussurrò Ryan guardandomi e interrompendo quell'imbarazzante immagine di me che lo fissavo nel suo più totale splendore.
"Oh si ciao Ryan,come mai sei qui,c'è qualcosa che non va?" Affermai cercando di celare l'imbarcazione.
"No nulla di preoccupante,ho pensato solo che essendo entrambi soli ti andasse di cenare con me così dopo potremmo direttamente studiare." Disse lui con convinzione.
Bel colpo. Prima mi aveva assicurato di evitarmi e adesso mi stava proponendo una cena,era la persona più strana e incoerente dell'universo.
<<E adesso cosa dovevo rispondergli? Avrei accettato? In fondo avevo fame e in frigo non c'era nulla di interessante,se poi mettiamo in conto il fatto che stia senza maglietta allora accetto volentieri>> pensai tra me e me.
Dio mio,non lo avevo pensato mica davvero? Avrei desiderato darmi un cazzotto sul naso in quel momento.
"Va bene allora,prendo le chiavi aspetta un attimo." Biascicai velocemente rientrando in casa.
In un batter d'occhio chiusi il mio appartamento e lui mi fece accomodare in casa.
L'ambiente profumava di cibo e spezie e sui fornelli c'era un tegame. La tavola era apparecchiata per due e osservando quel dolce gesto mi venne da sorridere. Sperava davvero che accettassi,allora.
Nell'appartamento vi era calma e solo la voce della TV posizionata sul canale locale degli incontri sportivi si sentiva.
"Accomodati pure sul divano,sul tavolino trovi il telecomando ,questa sera se non sbaglio avrebbero dovuto trasmettere smancerie romantiche che voi donne amate tanto." Affermò ed io risi.
"Io finisco di preparare la cena. Ti vanno bene omelette e insalata mista?" Disse ancora.
A quella proposta il mio stomaco brontolò nuovamente.
"Certo vanno più che bene." Affermai io mentre facevo zapping con il telecomando.
"Come hai trascorso la giornata,biondina?" Affermò Ryan in tono amichevole. Aveva proprio intenzione di parlare con me,WOW.
"Nulla di che,sono stata a due corsi,poi sono passata al supermercato per cercare qualcosa da mangiare,sono passata in una libreria a comprare un nuovo libro e ho chiamato i miei genitori,verranno Sabato a trovarmi. E tu?" Chiesi io.
L'imbarazzo tra noi sembró quasi passare.
"Sempre la solita routine,seguire i corsi,mangiare,studiare e riposare,oggi sono tornato tardi dall'università perché ho incontrato alcuni amici della confraternita che non vedevo da un bel po'." affermò lui.
"Non sapevo che anche tu frequentassi la confraternita. Ci sono stata una sola volta io per una festa e conobbi alcune persone." Dissi io,cercando di dialogare.
"Si li frequento da molto e anche Liam e Trey, e tu chi hai conosciuto." Chiese.
"Non ricordo precisamente i nomi solo quello di Kyle il ragazzo tatuato." Affermai.
Lui mi guardò "Ah Kyle,si lo conosco ma non mi sta tanto simpatico è un po' cascamorto,vieni a tavola è pronto." Disse lui un po' infastidito da non so cosa.
Mi accomodai sullo sgabello lo guardai mentre era concentrato ad impiattare le omelette.
"Secondo me ti sbagli,Kyle sembra molto gentile almeno con me,siamo andati perfino a cena due volte ma nulla di che solo in amicizia non ho intenzione di uscirci." Dissi aspettando che si accomodasse.
"Beh,dipende dai punti di vista,con te è gentile perché forse vuole infilarsi nelle tue mutandine sta attenta." Disse stizzito.
"Ma infatti ho appena detto che non ho intenzione di uscirci." Ribattei acida.
Ecco che si stava caricando la tensione.
Incominciammo a mangiare. Le omelette erano davvero buone così mi sentii di complimentarmi con lui.
"Sono davvero buone,da chi hai imparato a farle?" Chiesi.
"Mia madre è un'ottima cuoca e mi ha insegnato qualche piatto delizioso. Se ci sarà una prossima volta magari potrei fartelo assaggiare." Disse sorridendo.
Quel sorriso era spettacolare e le sue fossette tenerissime.
"Quindi hai detto che i tuoi genitori vengono a farti visita questo sabato?"- "Si,passeremo la giornata insieme. Li aspettavo già il giorno del mio compleanno ma non poterono venire perché mio padre si era beccato una brutta influenza." Dissi io continuando ad assaporare la cena.
"Il tuo compleanno? Non dirmi che è arrivato il tuo compleanno e non ti ho fatto gli auguri?" Affermò con dispiacere.
"No dai,non preoccuparti. È stato il 24 settembre quel sabato che mi sono addormentata sul tuo letto e non ci conoscevamo ancora." Dissi ridendo rumorosamente. "E tu quando sei nato?"
"Il 7 aprile ne compirò 22." Rispose sorridendo.
"L'altra volta ti ho parlato un po' della mia famiglia ma tu della tua non mi hai raccontato nulla,sei figlia unica?" Chiese.
Non mi sarei mai aspettata questa domanda,ancora una volta Ryan cercava di scavare dentro me,di conoscermi meglio ed io glielo permettevo senza opporre alcuna resistenza.
"Ho una sorella di 17 anni si chiama Abby e mi somiglia molto,lei frequenta ancora il liceo. È una ragazza affettuosa e tenera. Mia madre si chiama Karen ed è una farmacista e mio padre si chiama Jeson ed è proprietario di una concessionaria di auto. E tu hai un fratello vero?" Gli chiesi dopo aver parlato della mia famiglia.
"Un fratellino,si chiama Thomas e ha 7 anni,ama giocare a tennis. Siamo molto legati e cerco di dargli tutto l'amore di cui necessita. Mia madre invece si chiama Jennifer ed è un insegnante di scuole elementari e mio padre Josh era un medico molto noto all'ospedale di Washington." Disse Ryan.
"Uauuu non sapevo che avessi un fratellino così piccolo. Com'è fatto? Ti somiglia?" Chiesi incuriosita.
"Molto,ma a differenza mia è un angioletto dopo ti mostrerò qualche foto." Disse sorridendo.
Doveva essere molto legato al suo fratellino ne parlava e gli brillavano gli occhi.

Finita la cena lo aiutai a sparecchiare,mi offrii di lavare i piatti ma lui me lo impedii disse che dovevamo iniziare a studiare per il progetto. Aveva ragione erano già le 22.15 il tempo era passato senza che ce ne accorgessimo.
Mi invitò ad entrare in camera sua ed era proprio come la ricordavo. Anzi era molto più ordinata ma profumava sempre allo stesso modo. Del suo profumo.
Lui iniziò a tirare dalla scrivania una pila di fogli ed io mi misi ad osservare le foto incorniciate sulle pareti. Mi avvicinai ad una delle quali che ritraeva una donna giovane e bionda con un fisico snello e slanciato e un uomo molto bello che somigliava a Ryan,al centro c'era un bambino biondo paffuto che indossava un costume da carnevale probabilmente doveva essere Ryan da bambino e quelli i suoi genitori.
Prima che passassi alle altre foto Ryan attirò la mia attenzione prendendomi con la mano e trascinandomi al centro del letto dove vi erano disposti fogli e appunti che ci diede il professore l'ultima volta. Entrambi incrociammo le gambe e iniziammo a pensare come stupire il professore con quel progetto.
Facemmo delle ricerche su Wikipedia e trovammo molto materiale su cui lavorare e tra scherzi e risate riuscimmo già a stilare un piccolo abbozzo.
Dopo circa mezz'ora Ryan era già stanco e mi supplicava per fare una breve pausa che io non avevo intenzione di concedergli era tardi ed ero stanca e non potevo permettermi di perdere tempo volevo andare a dormire.

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