Capitolo 29

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Krystal's pov

"Pronto?"

"¿Diga? ¿Está Krystal?"*

"¿Papa?"
(*)

"Krystal, sei tu? Dio, da quanto tempo, amore!"

A queste parole, Gabriel mi fissa con uno sguardo che non promette nulla di buono, ma io non me ne curo molto. Tutto il buonumore di prima è scomparso magicamente, lasciando il posto ad una tristezza che incombe come un macigno sul mio petto. Mi impongo di non urlare, di non strapparmi i capelli e di limitarmi a parlare civilmente, mantenendo un tono di voce freddo e mantenuto.

"Cosa vuoi, papà?"
Quasi non riconosco la mia voce tanto è carica di rabbia e dolore. Essa attira completamente l'attenzione di Gabri, che mi si avvicina con un'espressione preoccupata. Mi mette una mano sulla spalla e con l'altra prende ad accarezzarmi i capelli con fare tenero. Non posso fare a meno di lasciar uscire un sospiro carico di frustrazione e furia repressa.

"Krystal, so che sei arrabbiata con me, ma noi dobbiamo vederci. Dobbiamo chiarire, io ti devo raccontare il motivo per il quale vi ho lasciate. Hai il diritto di saperlo." sembra... supplichevole? No, non devo illudermi e nemmeno pensare che lui mi voglia bene! Finirei un'altra volta con il cuore spezzato e sola, senza una figura paterna al mio fianco.
Sola perché la persona che ha contribuito alla mia nascita non mi ha mai voluto bene come dicevano le sue parole, prive di fondamento, e che non ha esitato a lasciare due donne senza dare loro un soldo.

"Hai ragione: ne ho il diritto, ma non il dovere. E io non ho intenzione di incontrarti. Con questo considero chiusa la questione. Dato che è molto tardi e io sono stanca, gradirei finire qui anche la conversazione. A mai più, pa- Carl" mi correggo alla fine, ormai pienamente consapevole di non considerare più quell'uomo, mio padre.
Senza attendere poi una risposta, chiudo la telefonata, tentando con tutta me stessa di non fare uscire allo scoperto le emozione che la voce di mio padre ha riportato a galla.

No!

Non è ancora ora di scoperchiare il vaso dei sentimenti!

Non sono ancora pronta...

E forse non lo sarò mai...

Accantono la questione 'padre' e mi allontano dal corpo tentatore di Gabriel per avvicinarmi all'armadio per prendere il pigiama. Solo ora mi rendo conto dell'ora che si è fatta e come se una pietra si fosse scaraventata su di me, allo stesso modo la stanchezza mi assale violentemente.
È stata una lunga giornata, ricca di colpi di scena e novità ed è ora di farla terminare prima che possa succedere chissà quale altra cosa.

Ancora una volta, però, qualcun altro non è della mia stessa opinione perché il mio cellulare suona, squarciando il silenzio venutosi a creare nella stanza dopo la fine della chiamata con mio padre.
Questa volta, mi premuro di controllare l'interlocutore e con orrore mi accorgo che mia madre mi sta chiamando.

Non sono pronta nemmeno a parlare per lei, ma se non rispondo la faccio preoccupare...

E se poi mi dicesse che sta per tornare e tutti i piani per la festa andrebbero a monte?

E se mi dicesse che è successo qualcosa a Lexie?

Improvvisamente un giramento di testa mi assale e Gabriel, notandolo, mi prende giusto in tempo, evitando così una disastrosa caduta. Non lo guardo nemmeno, mi limito a grugnire un 'grazie', tenendo lo sguardo fisso sul mio cellulare che squilla furiosamente.

Che faccio?
Rispondo o non rispondo?

Quando opto per la prima possibilità, gli squilli cessano e un senso di sollievo mi pervade tutta, per poi riscomparire quando noto con paura che l'aggeggio che sto stringendo convulsamente tra le mie mani ha ricominciato a suonare.
Questa volta, non tentenno e dopo aver fatto cenno a Gabriel di tacere e di non muoversi, rispondo.

"Pronto?"

"Pronto? Krystal? Si può sapere dove tieni il tuo telefono? Ti sto chiamando da moltissimo tempo!" mi assale, lasciandomi a stento parlare.

"Mamma, calma, sono viva e vegeta. Ti ho risposto ora, non sei soddisfatta?" dico ironica, ancora arrabbiata a causa della lite avvenuta tempo fa.

"No che non sono soddisfatta, Krystal! E poi con chi stavi parlando prima, eh? La linea era occupata! È tardissimo, perché sei ancora sveglia?"

A queste domande, mi si gela il sangue nelle bene e agitata cerco lo sguardo tranquillizzante del mio ragazzo. Dopo averlo intercettato mi sento più serena e mi accingo a sparare delle grandi cazzate. Alla fine, però, decido di rigirare il tutto ponendole la stessa domanda.

"E tu che ci fai a quest'ora ancora in piedi? E poi perché non mi hai detto dove sei andata? Non sono tua figlia?"

Sento un forte sospiro proveniente dall'altro capo della linea poi la voce dolce di mia madre:" Certo che lo sei, tesoro. E mi dispiace non averti detto nulla, ma è meglio così per ora. Fidati di me. Ci vediamo fra qualche giorno, tesoro"

Ed è lei questa volta a non darmi la possibilità di rispondere che riattacca.

Sento il desiderio di prendere a pugni qualcosa o qualcuno, di urlare e di spaccare tutto, ma mi trattengo, limitandomi a chiudere le mani in dei pugni.

"Ehi, giornata faticosa, eh?" mormora Gabriel, abbracciandomi da dietro.

"Puoi dirlo forte" sussurro, abbandonando la mia testa sul suo petto e chiudendo gli occhi.

Gabri mi lascia un bacio in testa, poi mi toglie dalle mani il cellulare, che pone sul comodino, e il pigiama. Poi, mi fa sedere sul letto e io scelgo di non opporre resistenza dato che non ne ho né la voglia né la forza. Lentamente mi sfila la maglietta, depositando di tanto in tanto dei baci prima sul mio viso, poi sul mio petto e infine sul ventre piatto.

Ripercorro, intanto, gli eventi di questi ultimi mesi e mi ritrovo con le lacrime agli occhi.

Non devo piangere! Non posso piangere! Non davanti a Gabriel!

Tento in tutti i modi di non abbandonarmi al dolore, ma non riesco ad evitare alle lacrime di uscire. Il mio viso viene, quindi, inondato da piccole gocce d'acqua salata e il silenzio creatosi nella camera viene rotto dai miei singhiozzi.

Ed è la terza volta che piango oggi...

Gabriel, dopo avermi infilato il pigiama, mi prende fra le sue braccia e mi culla sussurrando paroline confortanti e dolci, incitandomi a sfogarmi e a cacciare tutta la rabbia e il dolore, finora custoditi in un angolino del mio cuore.

"Piangi tutte le tue lacrime, e ti sentirai meglio"

Ci ritroviamo così sotto le coperte, avvinghiati disperatamente l'uno all'altro.

"Piccola mia... non avrai intenzione di allagare la camera, vero?" fa lui, tentando di smorzare la tensione, invano.

"Lo sai che io ci sono per te, no?"

Faccio di sì con il capo e lui sorride, continuando a consolarmi e ad accarezzarmi fino a quando, esausta, non mi lascio andare nelle rassicuranti braccia di Morfeo.

Un'intrigante scommessaWhere stories live. Discover now