Chapter 13

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"You'll live a half life,
You only show half to me."

Half light, Banners

Dopo tutto ciò che avevo passato, sapevo che l'avrei superata, che sarei stata meglio.
Ma non in quel momento.

Volevo prendermi il mio tempo per starci male, soffrirci sopra e riflettere, perché é così che deve andare, é così che si cura un cuore spezzato.

La prospettiva di andare oltre Shawn, però, mi spaventava.
Anche perché non credevo che lo avrei mai superato.

Quella notte non dormii molto, anzi, non dormii affatto.
Guardai la via di casa dall'alto del mio tetto per circa un'ora prima di decidere di immergermi nella vita notturna della città.

Indossai velocemente dei jeans neri, una felpa rossa, il giubbotto e le mie solite scarpe da ginnastica.
Afferrai il cellulare ed uscii di casa senza avvisare Nash, che ovviamente dormiva.
D'altronde erano le quattro del mattino.

Camminai stringendomi nel giubbotto fino alla fermata dell'autobus, dove decisi di fermarmi.
Non sapevo dove volevo andare e per questo decisi di andare ovunque il mezzo mi avrebbe portata.

Attesi che il pullman arrivasse e, quando vi salii sopra, notai con mio grande piacere che il mezzo era vuoto, se non per un signore addormentato in uno dei sedili davanti.

Mi sedetti su uno dei sedili centrali per poter avere un'ampia visuale della città che scorreva accanto a me.
Estrassi il cellulare e gli auricolari dalla tasca, infilai quest'ultimi nelle orecchie e lasciai che la musica mi cullasse per tutto il mio viaggio.

Il pullman sfrecciava per le strade umide e quasi del tutto desolate.
Le luci dei lampioni, dei cartelloni pubblicitari e dei locali aperti fino a tardi erano le uniche a mostrarsi in una città che dormiva.

Avrei dovuto dormire anch'io, d'altronde mi sarei dovuta svegliare per scuola in poche ore, ma non mi sentivo stanca.
In verità, non sentivo niente.

Abbandonai la testa contro il freddo finestrino e guardai sfrecciare sopra di me i palazzi bui.
Una canzone dei Coldplay mi faceva compagnia mentre i miei pensieri erano rivolti unicamente ad una persona.

Presi quella notte insonne come un'occasione per riflettere su ciò che era accaduto.

Avrei voluto fare qualcosa, piangere o perfino urlare, ma non feci nulla.
Sapevo di aver sbagliato, in un certo senso.
Non ritenevo, però, che tutta la colpa fosse mia, ma avevo sbagliato a forzare Shawn in qualcosa di cui non voleva e non poteva parlare.

Adesso che sapevo la verità, ero spaventata e allo stesso tempo sentivo di voler proteggere Shawn dal male che incombeva sulla sua vita, ma non potevo più farlo poiché ne ero ormai stata esclusa.

Immaginai quanto dovesse essere difficile per lui stare lontano da casa sua ed essere minacciato da un pericolo così grande.
Ma cos'era successo?
Cosa aveva visto Shawn che non avrebbe dovuto vedere?
Per quale motivo aveva bisogno di protezione?

Volevo solo che mi raccontasse ciò che era accaduto, così da poterlo capire meglio, così da mostrargli il mio sostegno.

Amavo Shawn con ogni parte di me e, nonostante mi avesse tagliata fuori, non avrei smesso di farlo né tantomeno di cercare di aiutarlo.

Ma da dove avrei potuto cominciare?

Una scintilla scoppiettò con un bagliore nella mia mente.
Come aveva fatto mio zio a sapere, già mesi prima, quello che io avevo appena scoperto?
Cosa sapeva che io non avevo ancora capito?

Portland 2 » Shawn MendesWhere stories live. Discover now