Chapter 33

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"You electrify my life
Let's conspire to ignite
All the souls that would die just to feel alive"

Starlight (Muse), Michel Simone

Il clima di un'imminente scelta iniziava a farsi sentire a scuola.
Tutti i ragazzi dell'ultimo anno sapevano di essere ormai agli sgoccioli, di doversi rimboccare le maniche, di inseguire i propri sogni o di inventarne di nuovi.

La paura dell'incertezza era palpabile nell'aria mentre il mangiucchiare nervoso delle unghie della ragazza seduta accanto a me al corso di orientamento per il college risuonava ancora nella mia mente.

"Ciò che vi consigliamo di fare é intraprendere la strada più vi rende felici." Aveva detto durante l'incontro la consulente scolastica.

Le parole della donna sembrarono totalmente prive di senso e gettate al vento quando, successivamente, mi trovai nel suo ufficio pronta a discutere del mio futuro.
Ciò che mi avrebbe resa felice era improvvisamente sbagliato a suo parere.
Insomma: "Perché avventrarsi in una così rischiosa avventura piena di punti di domanda come quella della ballerina quando, con la tua media, potresti entrare con facilità in un'università che ti preparerebbe su qualcosa che, non solo solo sarebbe utile a te, ma anche agli altri. Che ne pensi di medicina?" Aveva suggerito sorridendo falsamente e sistemando meglio gli occhiali sul ponte del naso.

"Non voglio fare medicina." Avevo risposto seccata dal suo mettermi i bastoni tra le ruote.

"Legge?"

"No."

"Business?"

"Senta..." Dissi ponendo un freno alle sue proposte tutt'altro che invitanti per me. "Non mi interessa questo tipo di futuro. Non voleva che inseguissimo ciò che ci rende felici?"

"Nei limiti del realizzabile." Spiegò in voce perfida raddrizzando le spalle.

Scossi leggermente la testa, divertita e allo stesso tempo rattristata dalla situazione.
Era la mia vita, erano le mie scelte, era il mio futuro e solo io avrei scelto ciò che era meglio per me.
Di sicuro non mi sarei mai vista dietro una scrivania per il resto dei miei giorni, in un ufficio grigio e spoglio, in un ospedale, in un tribunale.

No, non faceva per me.

La libertà che il palcoscenico sprigionava era ciò che volevo e avrei provato a me stessa, alla consulente, la Signora Davis, e a qualsiasi altra persona non avesse creduto che avrei potuto farcela, che avrei lavorato sodo per arrivare dove volevo arrivare.

Il continuo parlottare della Sig. Davis mi distolse dal mio viaggiare con la mente e cercai di cogliere, un'altra volta, ciò che stesse dicendo.

"...hai bisogno di alternative, cara. Cosa succederà se non supererai quel provino? Quali sono i tuoi piani di riserva?" Domandò squadrandomi.

Non avevo piani di riserva e forse avrei dovuto, ma il solo pensare di non riuscire ad entrare in Accademia mi sembrava... Beh, impensabile.
Non avevo alternative, anche perché non ne volevo.
Ballare era tutto ciò che volevo fare.

Dopo aver ringraziato la disponibile ed aperta all'aiuto degli studenti consulente scolastica, dissi lei che avrei trovato dei piani alternativi, sapendo di star mentendo, ed uscii dal suo ufficio.

Portland 2 » Shawn MendesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora