1 ✘ 𝐒𝐀𝐕𝐄 𝐓𝐇𝐄 𝐓𝐄𝐄𝐍𝐒

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「 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐫 」



Le cose a Warren, o per lo meno alla Lincoln High School, funzionano in questo modo: o si finge di essere la versione migliore di se stessi, ci si agghinda con coriandoli e lustrini cercando in qualsiasi modo di mantenere il proprio nome su quel salvagente che impedisce di finire tra gli abissi della bassa società, oppure ci si arrende all'idea di far parte della bassa società. Questa è una regola moralmente accettata da tutti, a partire dai colossi della squadra di basket ai piccoletti a cui quest'anno tocca il ruolo di matricole. Come in natura vige la regola del più forte, qui in questa cittadina del cazzo è onnipresente quella del "o fingi di essere tutto o non sei niente". Le persone, le strade, le crepe sui muri e persino le aiuole maltenute lo hanno imparato; e allora questo posto è diventato un teatrino nel quale tutti cercano la supremazia assoluta, Balenciaga rubate e t-shirt rattoppate con loghi di marche del cazzo come Dolce & Gabbana e Tommy Hilfiger.
Per questo odio Warren. Per questo odio questa scuola, e le crepe e le strade e le aiuole maltenute. Per questo non resisto più di un mese, e per questo me ne sono andato. E poi avevo circa mille dollari che mi aspettavano a Troy, quindi sono riuscito ad acchiappare due piccioni con una fava.

Però questa mattina mi tocca presentarmi a scuola perché sono ammesso con riserva, e quelli ammessi con riserva non possono permettersi di mancare un solo giorno se vogliono salvarsi il culo e prendere quel diploma. Ed io, sinceramente parlando, non vedo l'ora di prendere quel pezzo di carta e filarmela dalle Istituzioni dell'Odio.
Quindi scendo dalla moto e mi incammino verso il muricciolo che divide il cortile dal parcheggio, dritto davanti a me un gregge di studenti copia e incolla se ne stanno a parlottare allacciandosi le nuove Nike o sistemandosi la nuova cintura di Gucci falsificata.

Prima che possa sorpassare le strisce pedonali e arrivare a destinazione, una BMW nera mi sfreccia davanti e mi costringe ad arretrare. Gli stronzi della Montessori Academy. Ogni tanto vengono qui alla Lincoln High School – una misera scuola pubblica— a suonare il clacson, mostrare le loro auto nuove di zecca e ridere delle biciclette di terza mano incatenate ai lampioni.
Questa è l'America. Loro fanno le fighette, e poi noi del ghetto gli dipingiamo le auto di rosa quando meno se lo aspettano. È così che stanno le cose da queste parti, il ciclo della vita in questa natura urbanistica e selvaggia.

Qui in Michigan – e credo in tutti gli Stati Uniti, ma non ne sono certo perché non mi sono mai spinto oltre i confini di Detroit— le persone sono divise per classi sociali.
I ricchi con gli altri ricchi e i figli nelle scuole private, gli economicamente stabili con quelli economicamente stabili, i poveri con i poveri nei quartieri bassi oltre la 9 mile road e i nullatenenti in giro per la città insieme ad altri nullatenenti ad elemosinare davanti a Walgreens.
Tutti divisi per ceto sociale, reddito e quantità delle proprietà possedute.
Tutti tranne i miei amici ed io, in realtà. Noi siamo un misto tra tutte le classi sociali esistenti, ma siamo anche troppo anticonformisti per poter amalgamarci nel gruppo che ci spetta.
Audrey e Michael provengono da una famiglia stabile, sopra la soglia della povertà e sotto quella che può permettersi una scuola privata; Ashton vive in un camper; Calum con il padre e la sorella in una villa nei quartieri alti mentre io e mio fratello Luke per permetterci la retta scolastica abbiamo passato l'estate a parcheggiare macchine.

«Salve». Agito una mano in aria quando raggiungo i ragazzi nel cortile. Tutti si voltano a guardarmi, con quegli sguardi indagatori e rassegnati, come se si stessero vietando una serie di frasi da non dire. Poggio un braccio sulle spalle di Calum e cingo la vita di Audrey. Lei mi lascia un bacio a fior di labbra. «Ciao, Car», sorride.
Sento lo sguardo di Luke trapanarmi le ossa. Gli rivolgo un cenno con il capo e poi bacio Calum. «Mi siete mancati», gli sussurro.
«Allora la prossima volta potresti rimanere sul pianeta Terra, che dici?»
Sbuffo una risata e poggio di nuovo le labbra sulle sue. Così, giusto per non fargli dire qualcosa che possa compromettere il mio umore. A volte basta poco per farmi ripartire. Specialmente di mattina, Luke me l'ha sempre detto che ho bisogno di darmi una controllata nelle prime ore del giorno.

BOREDWhere stories live. Discover now