27 ✘ 𝐇𝐎𝐌𝐄

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「 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐫 」

«Audrey Styles?»
Una dottoressa si affaccia nella sala d'attesa, dei fogli spiegazzati tra le mani e un sorriso accondiscente. Afferro la mano di Audrey prima di alzarci in piedi, faccio un cenno a Calum, che si affretta a riconnettersi col mondo e richiude la brochure che stava facendo finta di leggere. «Eccomi», borbotta, e allora seguiamo tutti la dottoressa lungo un corridoio pieno zeppo di fotografie e disegni di bambini e annunci per latte in polvere e centri anti-violenza, fino a quando la donna in camice apre una porta e «Prego» ci fa cenno di entrare. Io forse mi sento agitato.

«Allora, vediamo...» si lecca il polpastrello e prende a sfogliare le scartoffie. «Ecografia di controllo, giusto?»
Audrey annuisce. «Sì». Passa un polpastrello sulle sopracciglia. E' agitata pure lei.
«Primo trimestre?»
«Sì, ma lo abbiamo saputo solo una settimana fa».
«Ha assunto qualche tipo di farmaci, alcolici o droghe prima di venire a conoscenza della gravidanza?»
«Alcol. Probabilmente pure dell'erba, marijuana. Certamente non lo avrei fatto se solo l'avessi saputo.»
La dottoressa alza il volto dai suoi fogli prima di cercare di rassicurarci con un sorriso. Rassicurarci per chissà cosa, non lo so.
«Va bene tesoro, stenditi pure lì» poi accenna al lettino dall'altra parte della stanza, e allora Audrey si avvicina senza sciogliere la presa dalla mia mano. Si mette seduta e aspetta che Calum ci raggiunga per poi sussurrare: «Sono un'idiota. Avrei dovuto sospettarlo. Cazzo, ho fumato erba e ho bevuto co–» mi affretto a prenderle la testa tra le mani e avvicinarmi al suo volto. «Tesoro è tutto okay, va tutto bene! Mia madre sniffava coca quando era incinta di me, e guardami! Sto bene!»
Calum si lascia andare in un finto colpo di tosse, allora gli assesto una spinta prima che la dottoressa si avvicini ad Audrey. Lei si stende sul lettino e la donna le arrotola la felpa fin sopra l'ombelico.
«Allora...» infila i guanti in lattice e accende il macchinario sopra il banchetto alla sua sinistra, tipo quella roba tecnologica all'avanguardia dei film fantascientifici e cose del genere. «Chi è il padre?» chiede, spostando lo sguardo su me e Calum, appoggiati al muro, che ci fissiamo tra di noi prima di dire «Entrambi».
La dottoressa sparge del gel sulla pancia di Audrey e non sembra sorpresa di dover dire «Oh, utero in affitto?»
«No, sono i miei ragazzi. Stiamo insieme. Entrambi saranno i padri del bambino.»
Allora la dottoressa non dice niente, anzi sembra non aver neanche ascoltato, talmente è presa dal suo macchinario e dall'aggeggio che fa scorrere sullo stomaco di Audrey. Dopo una manciata di secondi, però, pare illuminarsi. «Dei bambini».
Corrugo le sopracciglia. Guardo Calum, per capire se sono l'unico a non aver capito. Neanche lui ha capito. Audrey sembra di sì, ma dopo chiede «Cosa?» e allora deduco che non abbia capito neanche lei.

«Guardate» la dottoressa accenna allo schermo del macchinario, dove vengono proiettate le immagini che invia quel telecomando poggiato sullo stomaco di Audrey. Io sinceramente non capisco cosa ci sia da vedere, è tutto nero e incasinato, ma la donna pare davvero sorpresa man mano che il tempo passa. Allunga un indice a indicare due macchioline nere sullo schermo. «Dalla conformazione dell'ecografia sembrano esserci due feti. Eccoli qui, guardate».
«Due?» Audrey sembra sconvolta. Si tappa la bocca con la mano e soffoca un «Porca puttana». Io inizio a ridere «Porchissima puttana!» Calum se ne sta a fissare il volto di Audrey con la bocca spalancata. Di certo questo non era previsto. Ovvio che non era previsto. Di chiunque siano quei bambini, o io oppure Calum siamo proprio dei portenti. Buon sangue non mente. "Due bambini", ripete Audrey. Nel suo volto forse vedo il rimpianto di aver fatto sesso con noi. Ci guarda e io mi stringo nelle spalle mentre sussurro «Devo già iniziare con le rapine in banca?».

Usciamo dallo studio e siamo ancora scossi, mi fermo per tenere la porta aperta ad una donna mentre Audrey cammina spedita verso la macchina, Calum al suo seguito che cerca di starle al passo. Li raggiungo con un paio di falcate. «Come ti senti?» credo che sia questa la cosa giusta da chiederle; non abbiamo detto una parola da quando la dottoressa ci ha congedati consegnandoci il fascicolo dell'ecografia, e sento una strana energia nell'aria.
«Benissimo Carter, sto benissimo. La mia pancia diventerà più grande del resto del mio corpo. Così grande che rischierò di cadere in avanti ad ogni passo. Sto una bomba.»
Non capisco se fa sul serio oppure no, fatto sta che Calum sogghigna «E ci somiglierai pure, a una bomba», allora blocco una risata con un colpo di tosse, e Audrey si volta verso di noi solo per scoccarci un'occhiataccia. «La fate semplice; non sarete voi a dover sputare fuori dalla vagina due bei fagottoni».
Le cingo le spalle con un braccio e la tiro a me. «Andrà bene. Sei riuscita a domare me e Calum, due fagottoni saranno una passeggiata». Inclina le labbra da un lato e «Vero», dice. Calum si avvicina a noi e cinge la vita di Audrey prima di guardarmi. «Allora... dato che saranno in due, ce li spartiamo? Uno tuo e uno mio?»
Audrey gli assesta un pugno nelle coste. «Non fare il coglione, Cal»
«Okay, va bene, ma Carter e Luke sono omozigoti, e un gemello omozigote non può avere figli gemelli, non è così? L'ho letto».
«Tu leggi?» lui mi rivolge il dito medio del braccio ingessato.
«Carter e Luke sono eterozigoti. Sono simili, ma non identici.»
«Io sono più bello»
«E più stupido».
Ora sono io a fare il dito medio a Calum.
«E più cafone». Lo allungo pure davanti al volto di Audrey, Calum le batte il cinque e si affretta a dire «E disordinato».
«E pure agitato»
«E ignorante»
«Ho capito, grazie mille ragazzi. Mi sento così apprezzato quando sto con voi. Volete che chiami Luke? Forse è più bravo di me pure a letto.»
Loro sembrano pensarci su mentre raggiungiamo la macchina. Poi Audrey dice «Nah, almeno quello ti riesce bene» e sale a bordo. Mi metto al suo fianco e «Fammi vedere il frutto del mio duro lavoro» accenno al fascicolo che tiene tra le mani. Lei me lo passa e, quando lo apro, pure Calum si avvicina. Io devo guardare le fotografie un paio di volte per capire quale sia il verso giusto e dove si trovino i due ragazzoni, alla fine è Audrey che allunga un dito e ce li mostra. «Eccoli». Allora mi accorgo che si trovano dalla parte opposta di quella che stavo guardando. «Che carini. Sembrano dei fagioli. Guarda, questo ha i tuoi occhi», dico. Audrey ridacchia e sposta i capelli dietro le orecchie. «Diventeremo genitori. Chi lo avrebbe detto. Pensavo che fare da mamma a voi due mi sarebbe bastato». Allunga una mano a scostarmi i ricci dalla fronte, e mi sorride quando alzo lo sguardo e punto gli occhi nei suoi.

BOREDWhere stories live. Discover now