6 ✘ 𝐒𝐔𝐏𝐄𝐑𝐂𝐔𝐓 𝐎𝐅 𝐔𝐒

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We keep trying to talk about us,
I'm someone you maybe might love
I'll be your quiet afternoon crush
- Supercut, Lorde


「 𝐋𝐮𝐤𝐞 」

«Lasciami da Michael», dico a mio fratello quando siamo fermi davanti al semaforo rosso. Una delle cose che odio di più del Michigan sono i fottuti semafori che stanno appostati ad ogni singolo incrocio per via di lavori di manutenzione ancora in corso da mesi o mai terminati, merito di quegli stoccafissi succhia soldi che amministrano la città. Quindi ogni giorno ci ritroviamo a trivellare l'asfalto sgretolato rischiando di sfracellarci al suolo. I semafori alla fine ci salvano la vita ogni volta. Quei pochi che funzionano ancora, almeno.

«Perchè da Michael?»
Carter si porta una sigaretta alle labbra ma non la accende. Lo fa spesso, se ne sta lì fermo con la sigaretta spenta in bocca a succhiare ogni minimo milligrammo di nicotina che riesce a tirare via. Poi se la toglie dalle labbra e la rimette nel pacchetto. Punto primo perché A) non abbiamo soldi a sufficienza neanche per il pranzo, figurarsi nuovi pacchetti di sigarette, e B) è per questo che il suo è sempre pieno di cicche. Se le mette in bocca e dopo essersi convinto di essere soddisfatto le rimette a posto. Oppure le ruba tutte dal tabaccaio indiano dietro l'angolo, che ormai ci ha presi in simpatia.

«Suo padre è alla Centrale e la babysitter si è scoperto essere una psicopatica. Documento falso, venti chili d'erba in casa e coinvolta in due omicidi con il suo nome di battesimo, voleva scappare in Messico ieri. Daryl ha dato di matto quando l'ha trovata a guidare con una pipa da crack in mano.»

Il semaforo scatta sul verde e Carter sbuffa una risata. «Gesù, venti chili di erba sprecata. Lei l'hanno messa al fresco?»

«Prigione?» rido. «Da quando in qua a Warren si arrestano i criminali?»

Quando busso al portone di casa Clifford Carter è già sfrecciato per strada e mi viene ad aprire Ashley, la sorella minore di Michael, l'unica femmina della cucciolata. Ci prova con me da quando ho messo piede in questa casa.
«Hey, Lukey». Non mi sorprende vederla con addosso solo l'intimo e un crop-top davvero striminzito, piuttosto mi affretto a ricambiare il saluto e defilarmi presto in cucina cercando di evitare le sue advances. Ha un modo tutto suo di abbordare i ragazzi, tipo l'ultima volta quando stava per legarmi al corrimano delle scale per costringermi a restare con lei.

«Allora... come butta? Qualcosa di nuovo?» Ma lei non demorde e tintenna dietro di me, seguendomi a piedi nudi fino alla cucina. «No, niente di nuovo e io sto bene, ti ringrazio. Tu?»

«Io? Alla grande!»

«E ci credo, ieri quest'idiota ha abortito per la seconda volta nel giro di tre mesi!»
Michael poggia uno strofinaccio sulla spalla sinistra e mi rivolge un cenno con il capo prima di sbattere le frittelle appena pronte su un piatto in ceramica.
Avvicina le mani alla bocca a mo' di megafono e «La colazione!», urla.
A casa Clifford la confusione è l'ultimo dei problemi; cinque figli lasciati a piede libero per il quartiere e litigi a più non posso per qualsiasi minuziosa ragione per la quale possano essere instigate della urla e del sangue.

«Siamo già tutti a tavola, coglione».
Jay Jay è il terzo dopo Michael e Ashley. Quattordici anni e un futuro promettente come scassinatore. È riuscito a derubare un pappone rifilandogli un po' di metanfetamina nel bicchiere, ogni giorno ha l'appuntamento fisso con piccole attività e si diverte a rubare e rivendere bici. Se non finisce in carcere prima dei quindici anni, allora farà grandi cose. E in qualche modo in prigione ci finirà comunque.

Prendo posto a tavola e addento una fetta di bacon.
«Luke, puoi aiutare Charlie con i compiti? Questo bastardo ieri si è dimenticato di terminarli. Io vado a cambiare Zac.»
Michael prende in braccio il piccolo Zac e sale di sopra, mentre io cerco di ricordarmi come funzioni un maledetto teorema di Pitagora.
«Diamine. Hai nove anni e già ti fanno fare questa roba?»

BOREDWhere stories live. Discover now