9 ✘ 𝐖𝐄 𝐖𝐈𝐋𝐋 𝐅𝐔𝐂𝐊 𝐘𝐎𝐔

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「 𝐂𝐚𝐫𝐭𝐞𝐫 」

«Gesù, siamo qui da neanche cinque minuti e mi sono già rotto il cazzo.» Calum sbuffa sonoramente, Audrey alza gli occhi al cielo e «Sta' zitto, arriverà a momenti», sbotta.
Michael se ne sta con le braccia incrociate al petto, stravaccato sulla panca degli spalti e con lo sguardo disperso nel vuoto. Lo osservo sbattere le palpebre e tornare a guardare il nulla mentre, nello scomodo silenzio della palestra, il rumore della porta che viene aperta ci fa voltare verso la fine degli spalti. La Brown cammina a passo sicuro verso di noi, la sua ventiquattr'ore in una mano mentre l'altra va a spostare i capelli dal volto.

«Salve», saluta. Corrugo le sopracciglia.
«Sarà lei a comandare, qui?», chiedo. Quando posa gli occhi su di me sembra sorpresa di vedermi, ma si ricompone alla svelta mantenendo quella sua espressione professionale. «Sì, saró io a tenervi d'occhio.» Accenna un sorriso, poi prende una delle sedie accostate al muro e la porta davanti a tutti noi. Ci poggia la valigetta.
«Bene, allora, io suggerirei di iniziare con il presentarci, vi va? Nome e cognome, niente di troppo impegnativo.» Sorride di nuovo, poi passa la parola ad Ashton, seduto sui primi spalti.

«Okay, mi chiamo Ashton Irwin. Credo di aver fatto.»
Poi tocca a Flynn, che si trova qui ora per essere stato beccato a ricoprire di carta igienica la macchina del professor Johnson. Un tocco di classe, devo ammetterlo. Alza il capo svogliatamente e «Io sono Brandon. Flynn. E- e niente, fanculo. Non so neanche perché sono qui.», dice. È un tipo alla mano, il vecchio Brandon. Se sai come prenderlo. Abbiamo fatto a pugni circa un mese fa, io e Calum contro lui e Zayn Malik. Non ricordo neanche perché, ma ora è acqua passata. A Warren dopo una settimana diventa tutta acqua passata. E poi è arrivata la polizia prima che ci potessimo accoltellare a vicenda, quindi tutto a posto, nessun rancore.

È il turno di Cal, che fa un cenno con la mano. «Calum Hood.»
«Io sono Audrey. Audrey Smiths.»
«Catherine Banson.» Lei non so perché sia qui, forse è stata beccata con un ago infilato nel braccio durante gli orari scolastici. O a leccarla ad una del primo.
«Luke Hemmings.»
«Maya Ross.»
Arriva il mio turno. Schiocco la lingua sul palato e dico il mio nome. Poi tocca a Michael. Lo vedo prendere un respiro profondo. «Michael Clifford. Il Messia.» Si fa scappare un sorriso beffardo e poi se ne torna a contemplare il vuoto.
Guardo Luke. Pure lui mi sta guardando.
«Ha smesso di prenderle?», mimo con le labbra in un sussurro, in modo che riesca comunque a capire. Certe volte non capisce, e bisogna ripetergliele almeno un paio di volte, le cose.
Scuote il capo. «A me ha detto di averle prese.»
«E secondo te le ha prese davvero, Cristo Santo?»
Si stringe nelle spalle. Dio, quanto è stupido a volte.

«Okay, bene» la Brown congiunge le mani, lo stesso sorriso di prima in volto. Sembra solo un po' interdetta. Si siede. «La Preside ha deciso di intraprendere con voi un piccolo percorso di educazione civica, e ha chiesto a me di farne le veci.»

«E a quale proposito?» chiede Audrey. Incrocia le gambe e inarca le sopracciglia.
Michael drizza le orecchie.
«Sostiene che per avere un futuro decoroso in questa società occorre seguire delle regole. E alla luce dei recenti avvenimenti, ha appurato che a voi serve qualcuno che ve le faccia applicare.»

«Ha praticamente fatto intendere che è sbagliato lottare per i propri diritti, e che è bene sottostare ad una società che reclude la nostra libertà in delle celle di sicurezza. Lasciarsi comandare dalla Magna Carta, dalle Istituzioni, per nascere, crescere, lavorare per lo Stato e poi morire da balordi. Bell'idea di futuro decoroso, questa.»
Michael sbuffa una risata, e dopo le sue parole la Brown ammutolisce. Luke gli scocca un'occhiata, ma lui fa finta di niente. È proprio una situazione del cazzo.

BOREDWhere stories live. Discover now