22. Brutta Piega

1.4K 138 8
                                    

Sentii una dolorosa fitta allo stomaco ma feci del mio meglio per ignorarla. Appoggiai le bevande sul tavolo e lei diede una birra a Levi prima di ritornare a giocare. La guardai fino a quando qualcuno non mi diede una pacca sulla schiena. "Tocca a te." Disse Levi.

Per qualche motivo la sua voce mi fece arrabbiare. Finsi un sorriso e lentamente andai a prendere la palla. Cercai di concentrarmi ma non ci riuscivo. La palla proseguì dritta al centro prima di curvare e finire nel canale laterale. La mia ventesima palla a vuoto della serata, e sospirai.

"Stai bene, Eren?" Mi chiese la bellezza dai capelli corvini. La sua mano era sulla mia guancia, forzandomi a guardarlo.

Distolsi lo sguardo, ritraendomi. "Sì, sì. Sto bene, sono solo stanco. Vado a prendere un pò d'aria."

"Vuoi che venga co-" Iniziò prima che lo interrompessi.

"No, no. Gioca. Tira anche per me." Sentii i suoi occhi puntati su di me fino a quando non uscii dall'edificio.

'Perché sono così nervoso?' Sapevo che non era vergine. Era ingiusto che fossi turbato da una cosa simile. Mi sedetti per terra, la schiena poggiata al muro, e mi portai la testa tra le mani. Calmati. Feci un respiro profondo. Il passato è passato, è mio adesso. Sono un uomo, gli uomini non fanno scenate. Restai lì fuori un paio di minuti e poi rientrai.

Quando vidi Petra, la mia gelosia venne di nuovo a galla. Cercai di reprimerla più che potevo ed andai in direzione di Levi. Mi andai a sedere, lui in piedi dietro di me, le sue mani sulle mie spalle. Cominciò a massaggiarle gentilmente. "Sei molto teso. Se quando rientriamo non è troppo tardi, ti farò un massaggio per tutto il corpo." Mi baciò il collo, tremai leggermente al suo tocco.

Non risposi, alzandomi in piedi per giocare il mio turno, mancando di nuovo i birilli. Tornai a sedere e guardai gli altri giocare. Mikasa ed Armin sorridevano, trasmettendomi dentro una sensazione di tepore, e sorrisi anche io.

Armin aveva un punteggio migliore del mio ma tutti, all'infuori di Petra, si classificarono meglio di lui. Levi vinse la nostra partita, Mikasa l'altra. Ci togliemmo quelle orribili scarpe da bowling indossando le nostre prima di dirigerci alle auto. Levi camminava al mio fianco ma tenne le mani per sé. Una volta alle macchine, Levi si voltò verso Erwin lanciandogli le chiavi. "Riporta gli altri quattro a casa. Non graffiarmi l'auto o sei morto."

Erwin annuì. Mikasa salì esitante a bordo, ma tutti gli altri non protestarono. Li guardammo allontanarsi, poi mi sfilò le chiavi di mano. Il suo viso era illuminato dai lampioni, gli occhi fastidiosamente inespressivi. "Ti restituisco le chiavi se mi dici cosa non va." Disse infine.

"Allora resteremo qui tutta la notte perché non c'è nulla che non va." Risi, cercando di rendere il tutto più credibile.

Levi non se la bevve neanche un secondo, aggrottando le sopracciglia. "Petra ti ha detto qualcosa?"

Il mio cuore si fermò. "No..? Perché lo pensi?" Chiesi, rivolgendogli uno sguardo confuso.

"Smettila di mentire, Eren. La maggior parte delle persone ci cascherebbe, ma io non sono 'la maggior parte'." Si lamentò mentre con i palmi delle mani si sfregava gli occhi. "Cosa ti ha detto?"

"Ti ho già risposto, non è successo nulla." Mi allontanai di un passo da lui.

"Potresti gentilmente comportarti da adulto per un dannatissimo secondo?!" Levi alzò di poco il tono di voce.

"Cosa vuoi che ti dica, Levi?" Mi rivolse uno sguardo colmo di rabbia prima di lanciarmi le chiavi. Entrammo in auto ed io lo guardai. Fissava dritto davanti a sé con espressione vuota, sembrava così distante. Il suo sguardo si spostò brevemente su di me quando parlò.

"Non andremo a dormire fino a quando non risolveremo questa cosa." Disse risoluto per poi guardare di nuovo dritto. Misi in moto ed iniziai a guidare. L'intera durata del tragitto la trascorremmo in assoluto silenzio. Nessun respiro, colpo di tosse, starnuto, sbadiglio, niente. Sembrava che in macchina ci fossero due morti. Quando arrivammo andai dritto in camera mentre Levi recuperava le sue chiavi.

Mi fiondai nella doccia, sedendomi a terra. Chiusi gli occhi, rilassandomi mentre l'acqua scorreva sul mio corpo, percorrendo sentieri diversi. La sensazione dell'acqua sulla pelle era gentile e lieve in alcuni punti, mentre grezza e violenta in altri. Mi ricordava Levi. Fantastico, adesso lo paragono all'acqua.

Presi dei respiri profondi prima di finire di lavarmi. Mi infilai un paio di boxer ed uscii dal bagno. Levi era seduto alla sua sedia, aspettava. Quando mi vide si alzò andando in bagno per il suo turno. Mi arrampicai nel mio letto nascondendomi sotto il lenzuolo.

'Smettila di essere così immaturo! Ha più di vent'anni, è normale che abbia fatto sesso con qualcuno. Qual'è il problema se è stato con una ragazza che è molto, molto innamorata di lui? Gli piaccio io ora, siamo destinati a stare insieme. Il fato è più forte di lei!' Litigai con me stesso.

Levi uscì dal bagno e poi, senza nemmeno pensarci, risalì la mia scala. Si sedette ai miei piedi ed io mi tirai a sedere, osservandolo. Tirava indietro i capelli con le dita, Dio se era attraente. Vorrei ucciderlo. "Parliamo." Disse poggiandosi alla struttura del letto, incrociando le braccia al petto.

"Mi sto comportando da stupido, ok?" Sospirai irritato. "Sono un disastro nel controllare le emozioni."

"Dimmi solo cosa è successo. Possiamo superare la cosa."

"E' solo che non capisco perché dovrebbe preferire te a una persona con cui è andato a letto." Ripetei a bassa voce. Levi si sfregò il viso per poi coprirsi la bocca con la mano. Chiuse gli occhi per poi prendere un respiro profondo prima di guardarmi. Vidi un pizzico di dolore nei suoi occhi ed il rimorso gravò su di me.

"Io-" Iniziò a parlare ma poi chiuse di nuovo la bocca.

"Non devi darmi spiegazioni." Gli dissi. "Mi hai chiesto cosa è accaduto, io te l'ho detto ed adesso vado a dormire." Mi stesi e Levi scese giù dal mio letto. Dopo un paio di secondi le luci si spensero. Mi sentivo solo e al freddo, persino con il lenzuolo a coprirmi. Afferrai uno dei cuscini circondandolo con le braccia, stingendolo a me.

"Va bene se resto nel tuo letto?" Chiese Levi, la sua voce era delicata e gentile.

"Sì." Mormorai. Lasciai la presa sul cuscino e gli feci spazio. Levi si distese sulla schiena ed io poggiai la testa sulla sua spalla. Mi scostò i capelli dal viso con le dita per poi baciarmi la fronte.

"Me ne pento." Ruppe il silenzio, la voce bassa. "Ero giovane, ubriaco, ed idiota." Restai in silenzio, incerto su cosa dire. Feci scorrere la mano sul suo petto fino all'altra sua spalla, seguendo il profilo del braccio fino a che non raggiunsi la sua mano. Portò le nostre dita intrecciate sul suo stomaco, e sfregai il suo pollice col mio.

"E' innamorata di me dal momento in cui l'ho conosciuta." Iniziò. "Non ero attratto da lei ma le ero affezionato, e lo sono ancora. In modo sottile mi dava a capire di voler fare sesso con me, ma mi sembrava troppo innocente."

"Non avrei mai voluto." Proseguì. "Ma cinque drink dopo ottenne ciò che voleva."

Gli strinsi gentilmente la mano. "Non dovevi parlarmene per forza."

"Conoscendoti, avrei dovuto." Sussurrò.

"Mi dispiace." Gli lasciai la mano circondandolo con le braccia, stringendolo a me. Mi spinse all'indietro dandomi un forte, confortante abbraccio. Ci stringemmo di nuovo le mani prima di crollare dal sonno.

The Glow [Traduzione Italiana]Waar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu