4. Qualcosa in comune

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Per oggi non abbiamo lezioni, nè all'università nè all'Accademia, non abbiamo ancora iniziato in nessuna delle due, quindi dopo aver finito di sistemare la nostra roba decidiamo di fare un giro in città.
Insomma, siamo pur sempre nella Grande Mela, abbiamo bisogno di shopping per sopravvivere a domani, il nostro primo giorno di università.

Prendiamo un taxi che ci porti nel fulcro della città, non molto lontano dal nostro college. Arrivate a destinazione ci immergiamo per ore negli acquisti, spensierate e rilassate, senza pensare a ciò che ci aspetta questa settimana. Il primo step lo abbiamo superato, quindi sapendo che ce ne saranno altri da affrontare non vogliamo fare grande festa, ma almeno ritagliarci un pezzo di tempo per noi, svagarci.

Dopo due ore di shopping sfrenato, ci sediamo in un cafè all'aperto. Il posto è molto carino, ha tavolini in ferro battuto molto scuri, uguali alle sedie ricoperte da cuscini bianchi, e intorno a noi ci sono delle piante con dei bellissimi e delicati fiori rosa.

Chiacchierando del più e del meno, dopo aver ordinato un tè freddo, vedo che l'attenzione di Aurora si sposta alle mie spalle.

"Che c'è?"
Sussulta alla mia domanda.
"Quei due ragazzi..Sono seduti dietro di te"
Mi giro di scatto e uno di loro mi fa un sorriso.
"Ah, si, quelli che erano in segreteria."

Quasi non finisco la frase che sento spostarsi delle sedie dietro di me.
I due si alzano, ci rivolgono un ultimo sguardo e vanno alla cassa per pagare le loro due bevande.

"Aury, sveglia! Sei imbambolata a guardarlo"
"Si è notato molto? Oddio."
Mi viene da ridere a guardarla così, non le succedeva da tanto.
"Non ridere, scema! E comunque il suo amichetto ti ha guardata tutto il tempo."
"Sono dei bei ragazzi, ma ehi, c'è bisogno che ti ricordi il motivo per il quale siamo arrivate fino a qui? Non saranno due ragazzi carini a distrarci."
Aurora fa un cenno di innocenza alzando le mani.
"Scusa, capo! Non è che perché abbiamo cose serie a cui pensare non possiamo essere un po'.. socievoli"
L'ultima parola la pronuncia guardando i ragazzi uscire dal bar mentre butta una nuvola di fumo fuori dalla bocca.

Continuiamo a parlare di altro finché non ci accorgiamo che siamo qui sedute già da più di un'ora.
È sempre così, quando iniziamo a parlare io e lei potremmo continuare per giorni interi, nonostante siamo insieme praticamente tutto il giorno, soprattutto ora che viviamo insieme, abbiamo sempre qualcosa da dirci.

Decidiamo di alzarci e andare a pagare, ma al nostro arrivo il ragazzo alla cassa ci avverte che il nostro conto è già stato pagato. Ci guardiamo dubbiose, poi spostiamo l'attenzione su di lui.
"Da chi?" Esce spontaneo chiederlo ad entrambe.
"Quei due ragazzi che erano qui più o meno mezz'ora fa."
"Va bene, grazie" dico uscendo.
Aurora mi raggiunge a passo svelto mentre chiama un taxi per riuscire a spostarci meglio in questa grandissima metropoli.
Senza accorgercene il tempo è passato in fretta, e alla fine siamo tornate in stanza alle 22:00, dopo aver cenato fuori.
Appena arrivate andiamo a dormire, domani sarà il nostro primo giorno e non ho per niente intenzione di presentarmi alla gioventù americana con due occhiaie enormi e viola.

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