8. Mi chiamo Sarah Milos

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Arrivate nell'atrio dell'Accademia salutiamo Sasha che ci assicura di farsi trovare fuori la struttura alla fine dell'esame.

Il ragazzo della segreteria ci fa segno di avvicinarsi a lui dopo pochi minuti di aspetto.
"Ciao ragazze. Credo di non essermi presentato la scorsa volta, sono Simon. Di voi so già tutto non c'è bisogno che vi sforziate. L'esame si svolgerà in sala 3, al primo piano. Salendo su troverete sicuramente la stanza, altrimenti chiedete informazioni ai miei collaboratori. In bocca al lupo!"
"Grazie Simon, crepi." , gli sorrido e poi corriamo su per le scale.

Arrivate su troviamo un corridoio lunghissimo pieno di ragazze e ragazzi, che potrebbero essere nostri coetanei, intenti a riscaldarsi.

L'accademia è veramente accogliente anche se non ha un aspetto informale.
Ogni sala ha delle vetrate stilizzate dalle quali si può solo minimamente osservare cosa c'è dentro, e su ogni porta bianca come i muri c'è il numero rappresentativo color oro brillante.

Troviamo la porta numero 3, ci liberiamo delle nostre giacche e imitiamo tutti gli altri mentre l'ansia sale sempre di più.
Dopo circa 20 minuti sento chiamare il mio nome.
Aurora mi da un bacio sulla guancia dopodiché mi avvio a passo spedito verso l'aula.
Una volta entrata trovo uno spazio immenso con pavimento lucido in parquet - come ogni sala da ballo che si rispetti - ed una schiera di insegnanti che aspettano che io mi presenti.

Mi schiarisco la voce.
L'ultimo a destra non sembra essere uno di loro, sembra meno interessato. Insomma, lo sta facendo solo per lavoro, me ne accorgo subito dopo dal cartellino sul petto, che è uno dei collaboratori di Simon.

"Buongiorno, signorina. Ci indichi: nome, cognome, anno e luogo di nascita" , fa lui, senza neanche rivolgermi uno sguardo.
"Salve. Mi chiamo Sarah Milos, classe 1999, provengo dall'Italia.
I miei genitori sono entrambi nati in Italia, ma i miei nonni paterni erano di New York."
Uno sguardo di approvazione si legge in faccia a tutti i presenti.
Il ragazzo che poco prima non mi ha calcolata adesso ha un'espressione sorpresa e mi fissa per qualche istante prima di procedere.
Magari non è troppo esperto ma chiunque avrebbe dedotto la sua stessa cosa.

"Mmh, bene. Direi che possiamo iniziare."
Prepara delle schede da consegnare ad ogni docente e poi si rivolge ancora a me. 
"Durante la prima prova, ascolterà dei brani dei quali dovrà indicare il genere, lo stile e i tempi di conteggio. Iniziamo?"
"Certo."
Ovviamente è roba da ragazzi per una che è in questo campo dalla nascita.
I professori annuiscono ad ogni mia risposta, per niente sorpresi, quasi rassegnati.
La seconda consiste nell'improvvisazione, 30 secondi per ogni stile, come già sapevo, e la finisco con soddisfazione.
Sono sempre stata molto brava nell'inventare sequenze e coreografie in generale, senza pensarci troppo.

"Okay Sarah, sei pronta per l'ultima prova? Eseguirai 2 delle tue coreografie. Quest'ultimo test sarà pesato dal complesso, ogni docente potrà esprimere un voto per ogni tuo aspetto."
Accenno e inizio a svolgere i miei passi con convinzione.
Cerco di applicare tutti gli insegnamenti  avuti durante le ore passate in Italia di fronte agli specchi della cara e amata palestra per perfezionare la respirazione, lo sguardo, l'interpretazione.
Mi torna in mente uno dei miei maestri di danza, un uomo sulla quarantina e con tanta esperienza alle spalle.
È lui che ha cacciato fuori la mia femminilità e il mio carattere in pista, magari anche avvantaggiato dal fatto che ho iniziato a svolgere delle lezioni con lui quando avevo 13 anni, quindi un'adolescente con la voglia di spaccare il mondo.

Finisco l'ultima prova e mi sento finalmente con un peso in meno sullo stomaco.

"Complimenti, signorina. A cosa è dovuta la sua bravura? Per caso a dei legami di sangue?"
La voce di quest'uomo interrompe il silenzio. È ovviamente retorica, forse anche un po' ridicola.
"Si, Anthony Milos e Valerie Gilfred sono i miei nonni."
Si guardano tra loro compiaciuti.
"L'avevamo capito subito, signorina.
Tutto il mondo della danza ricorda sua nonna come una legenda. Continui così, oggi sarebbe stata sicuramente fiera di lei.
Porga i nostri saluti al caro Anthony."
Mi inchino prima di raccogliere la mia roba.
"Signorina Milos, i quadri di ammissione saranno presenti a breve nell'atrio principale", mi avverte l'assistente.
"Grazie."

Esco dall'aula con un sorriso a 32 denti.
"Allora? Come è andata?", Aurora si avvicina a me impaziente.
"Benissimo. Andrà così anche a te, è stato davvero semplice. Cerca di ricordare tutte le dritte che ci hanno dato in Italia per quanto riguarda l'ultima prova e rilassati."
"Ti hanno chiesto di Valerie?"
Come fa ad accorgersi sempre di tutto?
"Ovviamente, Aurora."
"Ehi, non starci male, okay?", mi da un abbraccio, che viene interrotto subito.

"Aurora Carli"

"In bocca al lupo tesoro.", le do un bacio volante mentre si dirige verso l'aula. Non sono preoccupata, so già che andrà benissimo.

Intanto mi sposto dal corridoio per prendere aria e rilassare i nervi.
Impulsivamente scendo di sotto, nell'atrio, per controllare se ci sono novità sulla valutazione dell'esame.

Capisco dove sono situati perché intravedo un ragazzo girato verso il muro che fa scorrere un dito sull'elenco stampato sui fogli attaccati.

Mi avvicino cercando il mio, finché una voce mi interrompe.
"Complimenti, Milos."

Il ragazzo al mio fianco, che fino a poco fa era impegnato, ora mi guarda con aria sorpresa, quasi si fa venire un infarto.
Gli sorrido per tranquillizzarlo e poi sposto l'attenzione alle mie spalle.

È Dylan.

Qualcuno dovrebbe spiegargli che non è molto bello da parte sua cogliere sempre alla sprovvista la gente.

"Ciao, Dylan."
"Sei passata con il massimo! Quando avevi intenzione di dirmi di essere la nipote di Milos&Gilfred?", tende la testa verso destra mentre un sorriso si espande sul suo volto.
"Non vedo quale bisogno ci sia di vantarmi sui miei antenati.", cerco di ironizzare.
"Dimmi che scherzi, Sarah! Qualche anno fa avrei pagato oro per fare una sola lezione insieme a loro e invece tu li avevi in casa! Devi farmi conoscere tuo nonno, ti prego."
"Magari, in futuro..."
Mi abbraccia spontaneamente ed io resto senza fiato, ha una presa così stretta ed un corpo così tonico da lasciarmi in questa condizione.
Ricambio ingenuamente l'abbraccio e alla fine mi da un bacio sulla guancia. 
"Complimenti davvero, non avevo dubbi sui tuoi risultati."
Gli sorrido, emozionata.

Simon interrompe la scena sostituendo i fogli precedenti con altri elenchi di ragazzi. Tra questi intravedo il nome di Aurora.
"È passata anche lei, Sarah"
Mi rassicura Simon.
Sorrido felicissima e in quel momento la vedo scendere le scale entusiasta.
"Ce l'abbiamo fatta! Vieni qui"
La stringo forte a me.
Dylan si gode la scena senza interromperci, poi saluta Aurora e si complimenta con lei.

Solo adesso, mentre parlano tra loro, mi accorgo che Dylan indossa un pantalone di tuta e una t-shirt termica.
Evidentemente si stava allenando.
Prendo coraggio.

"Ora che ci penso.. Tu che ci fai qui?", il mio tono è così investigatorio da fargli spostare l'attenzione su di me.
"Beh, la mia tenuta parla da sè...", dice in modo furbo inarcando pian piano gli angoli delle labbra e indicandosi la maglia.
"Si, ma, non sapevo facessi parte dell'Accademia."
"Andiamo, Sarah! Se sei un ballerino valido e sei di New York non hai scuse per non entrare a far parte della LDA. Questo è il mio secondo anno."
"Giusta osservazione.. quindi anche.." interviene Aurora, fermata prima ancora di finire da Dylan.
"Si, anche Travor e no, non è qui oggi. Non abbiamo lezioni il mercoledì, io sono venuto solo per allenarmi.", ammette, sincero, mentre sposta i suoi capelli da un lato all'altro.

A disturbare ancora la conversazione c'è il mio telefono che squilla insistentemente. Decido di dare un taglio a questo suono fastidioso, così sblocco la schermata.

5 nuovi messaggi.

Sasha: Finito, ragazze?
Sasha: Sto arrivando.
Sasha: Sono qui fuori.
Sasha: Ma quello è Dylan? Oh, signorina Milos, devo iniziare a preoccuparmi?
Sasha: Dai, muovetevi.

"È Sasha, dobbiamo andare.", incito Aurora.
Salutiamo frettolosamente Dylan e finalmente usciamo, dirigendoci verso l'auto.

My FireWhere stories live. Discover now