20. Distante da casa

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Tornata al college ho subito chiamato Aurora per accertarmi fosse in stanza. Sto per esplodere, devo parlare con qualcuno e subito.
Con chi se non con lei?

Quello che c'è stato tra me e Dylan è stato così inaspettato ma anche così desiderato, finalmente me ne sono resa conto.
Sono bastati dieci giorni a farmi rinascere.
Mi sento di nuovo me stessa.
Sarà stata la magia di New York? Della danza? O forse il destino?

In quella sala, con solo i nostri respiri e i nostri odori, i nostri corpi sembravano fiamme danzanti, alimentate sempre di più ad ogni tocco.
Non so quali siano le sue intenzioni dopo il nostro bacio, non so nemmeno quali siano le mia in realtà, ma non mi importa.
Mi sono sentita libera di seguire il mio istinto, come mi aveva consigliato Aurora, di conquistare ciò che volevo, raggiungere il mio obiettivo.

È forse vero che un competitore non lo è solo nello sport, ma anche nella vita.
La nonna ha sempre cercato di modellare questo mio lato del carattere.
"L'umiltà viene prima di tutto, tesoro!"
Mi sento umile.
Mi sento umile e competitiva.
È un controsenso?

Entro in camera sorridente, mentre Aurora è impegnata a vestirsi.
"Tu non vai da nessuna parte!", la incito a lanciarsi sul letto affianco a me.
"Stavo solo andando a prendere da mangiare, ehi. Cos'è tutta questa allegria?"
La guardo negli occhi aspettando che indovini.
"Che hai combinato 'sta volta?"
Continuo a fissarla.
"Dylan?"
"Mh,mh..."
"Dimmi che quello che sto pensando è..."
"Vero!", rispondo saltando in piedi di nuovo.
"Oh mio Dio, finalmente! Raccontami tutto", freme.
"Prima chiamo un taxi, non mi va di mangiare i soliti pranzi della mensa. Avrei proprio voglia di un bel ristorantino italiano, mi manca troppo la mia amata pasta!", cerco il mio cellulare nel borsone.
"Per oggi ti lascio decidere, a patto che tu mi dia tutti i dettagli"

"Per oggi ti lascio decidere, a patto che tu mi dia tutti i dettagli"

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Il ristorante in pieno centro è stata un'ottima scelta. Distrazione: ciò che mi ci vuole per non impazzire.
"Ma di che ti preoccupi? È fantastico! A volte un bacio è come se fosse una...dichiarazione", commenta Aurora al mio racconto.
"Credimi, non è stato un semplice bacio. È stato un gesto liberatorio. Non ho mai provato nulla di simile", continuo.
"Che intenzioni hai, baby?", mi si rivolge con più serietà adesso.
"Nessuna."
Il suo sguardo si fa interrogatorio.
"Nessuna! Lascio andare le cose come devono andare"
"Sai che questa può solo essere una decisione momentanea?"
"Ehi, lascia stare. Per ora è così, poi chissà..", infilzo la forchetta e la ruoto su se stessa per raccogliere gli ultimi spaghetti rimasti nel mio piatto.
"Squisiti", cambio argomento mentre sto ancora masticando.

"Ecco il conto, ragazze", il cameriere ci lascia lo scontrino sul tavolo, e insisto per offrire io.
Mi sento in dovere di ringraziare Aurora per tutto ciò che fa per me, anche i piccoli gesti contano.
Mi avvio alla cassa per pagare e noto un cartello: CERCASI PERSONALE.
Uhm, non sarebbe male.
Porgo alla cassiera il conto e delle banconote, e prima di farmi congedare le chiedo informazioni.
"Che tipo di personale state cercando?"
"Ci servirebbe un aiutante cuoco. Sa, mio marito avanza con l'età e non riesce più a gestire tutto da solo. Il locale è sempre molto affollato"
"Senta, io... beh, non sono qualificata nel settore ma, conosco molte ricette e sono anche molto brava nel farle, vengo anch'io dall'Italia quindi potrei usufruire delle mie tradizioni per, ecco... mettere un po' di soldi da parte, ho degli studi da portare avanti", le sorrido timidamente.
L'anziana signora mi guarda sorpresa.
"Il tuo accento non mente! Cara, vorresti fare una prova?"
Mi si irradia il viso di luminosità e accetto immediatamente.
Voglio rendermi indipendente al 100%, voglio prendere subito quella meravigliosa casa, mettere da parte dei soldi per un'auto e potermi permettere un po' di shopping ogni tanto.

La mia famiglia non è ricca, lo ammetto, ma non mi è mai mancato nulla. Già il mio sport, in sè, è sempre stato molto costoso, ma a parte quello, i miei genitori mi hanno sempre fatto avere il meglio: una bellissima casa; tutto il materiale occorrente per il disegno e la fotografia che sono le mie passioni più grandi a parte la danza; scaffali enormi dei romanzi dei miei autori preferiti; computer e telefoni di ultima generazione; una cabina armadio sempre piena di vestiti, scarpe e accessori.
La lista sarebbe infinita, ma sono orgogliosa di essere consapevole che tutto ciò che ho avuto, e ho tutt'ora da loro, è stato per merito.
Le condizioni sono sempre state le stesse: buoni voti a scuola, impegno, risultati, educazione e rispetto.
Sono veramente fiera di essere cresciuta con questi valori, ed è perciò che non mi preoccupa lavorare.

Uscita dal ristorante Aurora è appoggiata alla porta che fuma una sigaretta.
"Perché ci hai messo così tanto?", è incuriosita.
"Ho un lavoro! Beh, quasi..."
"Qui? Cosa dovresti fare?", ne passa una anche a me.
"Aiutare in cucina. Sai che i miei piatti fanno leccare i baffi, no?", dico ironicamente mentre l'accendo.
"L'idea non è male, dai. Quando inizi?"
"Da domani sono in prova. Sarò qui a giorni alterni e la domenica è libera. Niente male, direi"
"Affatto!", mi abbraccia felice e ci incamminiamo verso le vie principali, per assaporare ancora questa città e fare una passeggiata.

La connessione debole mi fa faticare a connettermi su Skype

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La connessione debole mi fa faticare a connettermi su Skype.
Il tondino di caricamento sul mio Macbook è lì da 10 minuti, finché finalmente sento la fastidiosa suoneria.
Accetto subito.
"Tesoro! Come sei bella! Come stai?", mia madre ha già gli occhi lucidi.
"Hey! Ci siete tutti!", la mia famiglia è al completo, spaparanzata sul divano. C'è anche il nonno. Che nostalgia!
"Che ci racconti, piccola?", si avvicina anche papà alla webcam.
"Va tutto bene. Abbiamo trovato casa, ci trasferiremo la settimana prossima, probabilmente. Le lezioni sono molto interessanti fin ora. Nonno, in accademia non fanno altro che chiedermi di te!"
"Ci credo, tesoro. Quasi tutti sono miei colleghi! Ti stai impegnando?", risponde lui.
"Ovviamente, nonno. Ora che ci siete tutti vorrei anche annunciarvi che da domani sarò in prova per lavorare in un ristorante italiano!", lo dico entusiasta.
"Un lavoro? Piccola, se non ti bastano i soldi che ti passiamo puoi dirmelo, potrei fare qualche straordinario, o..."
"Papà, voglio mettere soldi da parte e non pesare troppo su di voi. Sta' tranquillo, è una mia scelta", lo tranquillizzo.

Dopo una mezz'ora di chiacchiere, asfissianti domande su come sia New York da parte di mia sorella, risate del nonno, sbuffi di papà e singhiozzi della mamma, chiudiamo la chiamata.
"Non vorrei ammetterlo ma, mi manchi tanto sorellona!"
"Ci vediamo presto, peste. Buona giornata a tutti", mimo dei baci volanti e vado a letto pensando al fuso orario, che mi fa sentire ancora più distante da casa.

My FireWhere stories live. Discover now