Capitolo Due 2.0

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CAPITOLO DUE
seconda parte

Claudio


3 gennaio


"C-Clà...", sussurra la sua voce, rotta dal pianto.
Il mio cuore perde un battito.
"Mario, dove sei? Cosa succede? Stai bene?", chiedo preoccupato.

"Non- non lo so".

"Come non lo sai? Dimmi dove sei, Mario...", cerco di dire dolcemente, per provare a calmarlo, anche se dentro sento una tempesta.

"Non-non me lo ricordo. È tutto... buio", dice singhiozzando.

"Sì che te lo ricordi. Pensaci bene", afferro le chiavi di casa e quelle della macchina e mi chiudo la porta alle spalle. "Mario, mi senti?", lo richiamo non ricevendo nessuna risposta da parte sua. Un singhiozzo e poi un "Clà..." sussurrato.

"Mario, amore, riesci a mandarmi la tua localizzazione?", provo a cambiare strategia, entrando in macchina. "Se me la mandi io corro da te, ok? Lo faresti?". Lo sento piangere al di là della cornetta prima di udire un flebile "sì".

"Bravissimo. Allora adesso chiudiamo la chiamata, mi mandi la tua posizione e io arrivo. Va bene?", gli spiego le procedure. Acconsente e dopo qualche secondo il mio telefono si illumina con le coordinate della sua ubicazione. Parto e avvio una chiamata per tenerlo al telefono durante il tragitto, ma non risponde. Provo altre due volte e poi lascio perdere, concentrandomi sulla guida per arrivare il prima possibile dal mio uomo.


*


Il posto in cui mi trovo non è di certo uno dei migliori della città. È una zona un po' periferica, vicina alla stazione. Una di quelle zone che di solito la gente, magari solo per sentito dire o per pregiudizio, definisce "brutta". I condomini si stagliano l'uno accanto all'altro, addossati, e l'illuminazione notturna non è molto elevata, conferendo così all'ambiente un aspetto vagamente cupo. Parcheggio l'auto di fronte al numero civico in cui, tecnicamente, si trova Mario e scendo. Inutile dire che un senso di paura e di ansia mi pervade improvvisamente, entrandomi fin dentro le ossa.

Cosa ci fa qui?

Come ci è finito in questo posto?

Si è messo di nuovo nei guai?

I peggiori scenari possibili ed immaginabili si fanno spazio nella mia testa mentre faccio partire una chiamata al suo numero. Ancora una volta, però, suona a vuoto. "Dannazione, Mario!", impreco tra me e me, mentre mi avvicino al portone d'entrata. Ci appoggio una mano contro e, con sorpresa, mi rendo conto essere solo accostata. Mi guardo attorno un po' titubante ma decido di entrare comunque nel palazzo.

Fisso ad una ad una le porte, tutte rigorosamente chiuse, finché, arrivato al sesto piano, ne scorgo una lasciata socchiusa. La raggiungo a grandi falcate e il respiro mi muore in gola quando leggo "Mario Serpa" nel campanello posizionato accanto.
E' tornato a casa sua, quindi?
Ma tempo di pensare o riflettere non ce n'è, perciò mi addentro in quell'appartamento buio senza sapere cosa aspettarmi.

Puzza di chiuso, di fumo, di proibito.
Odori che rendono l'aria asfissiante e pesante mi bloccano l'olfatto. Storco il naso.

Sento dei singhiozzi e mi affretto ad annunciare la mia presenza mentre a tastoni cerco un interruttore della luce e, una volta trovato, la accendo. "Mario, son Claudio, sono qui. Dove sei?", dico muovendo qualche passo in avanti per raggiungere una finestra, la prima che vedo. La spalanco per far circolare e cambiare aria, alzando poi la tapparella.

Sentimenti Tossici 2Where stories live. Discover now