Capitolo Quattro

5.7K 407 18
                                    

Perché alla fine chi si appartiene si ritrova, anche dopo che ci si è persi quasi del tutto.
BUON DUE DICEMBRE.
Un anno di VOI. 💚💙

•••

CAPITOLO QUATTRO

Claudio


5 gennaio

"Clà, corri, vieni a vedere!", sento la voce di Mario chiamarmi dall'altra stanza, "Guarda cosa ho trovato!".

"Cosa hai trovato?", chiedo mentre a fatica mi rialzo da terra e, tra sacchi riempiti di spazzatura e oggetti sparsi qua e là, mi muovo in direzione della camera da letto.

Quando ieri mi ha confessato di voler tornare a casa sua, non lo nego, inizialmente ci sono rimasto un po' male, ma semplicemente perché ormai mi sono abituato a vederlo tra le mura del mio appartamento. Ma è stato solo un momento, un attimo di puro egoismo, poi mi sono reso conto di quanto sia importante per lui fare questo passo e mi sono fiondato tra le sue braccia per stringermelo addosso, felice della sua scelta e soprattutto orgoglioso della sua forza di volontà e voglia di voltare definitivamente pagina per ricominciare veramente da zero. Non so se è pronto al 100% a fare questo passo, ma so che assieme sarà tutti più semplice.

Mi ha chiesto di aiutarlo, di tornare in questo posto ai margini della città con lui per provare a ripulire e riordinare la casa, e infatti eccoci qua. Non ho voluto farlo aspettare tanto: nemmeno ventiquattro ore dopo, appena ho finito il turno alla comunità, sono passato a prenderlo e siamo corsi qui.

"Che cos'è?", domando avvicinandomi a Mario, seduto sul bordo del letto, con in mano una scatola azzurra. Prendo posto accanto a lui sul materasso e fisso il contenuto della cassettina mentre sento lo sguardo di Mario puntato su di me. "Non mi ricordavo nemmeno di avercela!", mi dice entusiasta ma allo stesso tempo emozionato, "è una sorpresa che mi aveva preparato mia mamma per il mio diciottesimo compleanno, aveva messo dentro a questo contenitore alcuni oggetti e foto della mia infanzia e della mia adolescenza", mi spiega afferrando una scatolina con dentro un dentino piccolo piccolo. Mi giro a guardarlo e lo vedo scuotere la testa con il sorriso sulle labbra.

"È il primo dente che hai perso?", gli chiedo pizzicandogli un fianco in maniera scherzosa mentre il suo sorriso si allarga sempre di più.
"No? Sì? È il tuo primo dentino?", continuo solleticandogli la pelle sopra la maglietta, fino a farlo girare verso di me.

"Sì", ammette ridendo, "mia mamma raccoglieva proprio tutto", asserisce con una strana luce negli occhi ad illuminargli il volto.
"E smettila di farmi il solletico!", si sposta di qualche centimetro da me per farmi smettere.

"Ma dove pensi di andare?", gli chiedo prendendogli la scatola dalle mani per appoggiarla dietro di noi e riducendo gli occhi a due fessure.

"No Clà", mi avverte ponendo ulteriore distanza tra i nostri corpi, mentre io la azzero subito dopo. Lo afferro per le braccia e lo getto di schiena sulle coperte sotto di noi, sedendomi sulle sue gambe per bloccarlo, steso, lì. "Clà ti prego no", mi dice cercando di divincolarsi dalla mia presa, ma ancor prima che possa anche solo pensare di sfuggirmi inizio a fargli il solletico ovunque, facendolo dimenare come un bambino e ridere a crepapelle.

"Clà, b- basta", riesce a dirmi tra un movimento e una risata, mentre io lo seguo a ruota perché vederlo così spensierato fa stare bene anche me. Ridiamo come due matti fino a quando, sfinito, decido di lasciarlo in pace.

"Oddio", dice allargando le braccia sul letto, "mi fa male alla pancia!".

"Eh, perché hai riso troppo! Ti avevo detto di smetterla", dico prendendolo in giro.

Sentimenti Tossici 2Where stories live. Discover now