Capitolo Cinque

5.4K 354 38
                                    

Ai ritorni insperati. 💙💚

•••

CAPITOLO CINQUE

Mario

6 gennaio

Il materasso si abbassa sotto il peso di un altro corpo e ancora ad occhi chiuso cerco di svegliarmi completamente. Il profumo della pelle di Claudio invade totalmente i miei sensi mentre sento il suo corpo sovrastarmi.

"Buongiorno", parla piano, abbassandosi a lasciarmi un tenero bacio all'angolo della bocca, e poi uno sulla fronte. "Misuriamo la febbre?", mi chiede dolcemente non appena apro gli occhi e inizio a stiracchiarmi tra le coperte sotto il suo sguardo vigile.

Da due giorni sono raffreddato e, nonostante il primo giorno abbia avuto solo qualche linea di febbre e ieri nemmeno una, Claudio continua a prendersi cura di me e a chiedermi di misurarla. Per sicurezza, dice.

Alzo gli occhi al cielo. "Non ce l'ho, Clà. Sto bene", lo rassicuro alzandomi dal letto per dirigermi in cucina. Caffè, sigaretta, bagno. La solita routine.

"Sei un po' tiepido", afferma con certezza, seguendomi, "dovresti provarl- Aia!", quasi strilla, dopo aver sbattuto addosso a me. "Che cazzo, Mario! Perché ti sei fermato di colpo, senza preavviso?", domanda massaggiandosi il naso.
Ma ogni tipo di facoltà intellettiva sembra avermi abbandonato. Non riesco ad aprir bocca. Non riesco ad emettere alcun suono. Non riesco ad elaborare un pensiero sensato.
Sono totalmente senza parole.
Davanti ai miei occhi, appoggiata al tavolo della cucina, una calza con il mio nome scritto sopra.

Mi volto verso Claudio, guardandolo a bocca aperta, chiedendo silenziosamente delle spiegazioni mentre sento gli occhi inumidirsi. E lui sembra capire tutto.

"Sì, è per te! Buona Epifania Mario", dice con il sorriso sulle labbra, scompigliandomi i capelli ancora disfatti per la notte. Chiudo gli occhi a questo tocco, beandomi delle sue premure e chiedendomi cosa ho fatto di buono per meritarmi una persona come lui nella mia vita.

"Vai dai, aprila! Vediamo cosa c'è dentro!", mi incita ad avvicinarmi alla tavola, mentre da parte mia regna ancora sovrano il silenzio. Sono completamente stordito, nessuno mi aveva più regalato una calza piena di dolci da almeno dieci anni!

Lentamente avanzo fino al bancone, afferro il biglietto con su scritto il mio nome e me lo rigiro tra le mani. Dietro, con una calligrafia un po' disordinata, un piccolo messaggio.

"«Ti porterei a visitare una galleria d'arte ma ho paura che tutti guarderebbero te, che negli occhi hai girasoli di Van Gogh e sulle labbra i papaveri di Monet».
So di non essere bravo ad esprimermi quando si parla di sentimenti: spero che questa frase ti faccia capire quanto sei importante per me.
Buona Epifania!
Claudio."

Trattengo il fiato e strizzo gli occhi per non mettermi a piangere. Un turbinio di emozioni si fa spazio nel mio corpo mentre leggo e rileggo queste poche parole, che acquisiscono sempre più valore e significato, a mano a mano che la mia mente le elabora.

Claudio, accanto a me, non proferisce parola.

Deglutisco rumorosamente, appoggiando il foglio sulla tavola, e riuscendo finalmente a girarmi nella sua direzione. Credo di non essere mai stato così tanto emozionato in vita mia: è uno dei momenti più belli e puri che io abbia mai sperimentato!

Mi getto tra le sue braccia, stringendolo forte addosso al mio corpo, prima di lasciarmi andare ad un pianto di gioia.


*


Sentimenti Tossici 2Onde histórias criam vida. Descubra agora