Capitolo Nove 2.0

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CAPITOLO NOVE
seconda parte

Mario


14 gennaio

Le lingue si rincorrono fameliche, le mani stringono la pelle fin dove le giacche invernali permettono di arrivare, i respiri si mescolano rendendo difficile capire quale sia il fiato dell'altro.

Porto una mano tra i suoi capelli, tirandoli, facendogli male fino a sentirlo gemere e lamentarsi in quell'intreccio e scambio di saliva, mentre lui stringe una mano attorno al mio collo per avvicinarmi ulteriormente a sé in modo deciso.

Mi spingo maggiormente addosso a lui, facendolo aderire completamente contro la fiancata dell'auto, ed inserisco un ginocchio tra le sue gambe per avvertire un contatto ancora più intimo tra i nostri corpi rimasti lontani pochi ma troppi giorni. Geme tra le mie labbra facendo gemere anche me, mentre abbandono la sua bocca e scendo a mordergli il mento e la mascella.

Lo sento lamentarsi ma la rabbia, la frustrazione e, sì, anche il bisogno che ho di lui, mi impediscono di focalizzarmi su qualsiasi altra cosa che non sia dargli il tormento nell'unico modo che io conosca.

Struscio il mio bacino contro il suo, torno a torturargli le labbra, gli tiro i capelli. Lo ammazzo di tensione, di attrito, di turbamento, mentre con una mano raggiungo la maniglia e facendolo spostare dalla portiera "sali" gli ordino di entrare, senza spostarmi dal suo corpo.

"Mario", ansima a corto di fiato, "aspetta. Dobbiamo parlare, non puoi fare così", prova a riprendere in mano le redini della situazione. "Non puoi zittirmi in questo mod-", non completa la frase perché la mia bocca preme di nuovo sulla sua. Non voglio sentire altro, ho già sentito anche troppo da quando mi ha fermato fuori dalla comunità.
Come se questa fosse stata comunque una giornata facile, come se questi fossero stati giorni semplici e felici. Ci mancavano solo le sue parole, pungenti e dirette, arrivate al punto giusto, affilate come lame.

Codardo.

Coglione io a pensare di valere qualcosa per te.

Codardo.

Per te è tutto un gioco.

Egoista.

Codardo.

Imprigiono il suo labbro inferiore tra i denti, mordendolo con l'intento di fargli male almeno la metà di quanto mi abbiano fatto sentire male le sue accuse, e poi lo spingo a sedersi nel posto del passeggero. Asseconda, finalmente, la mia volontà e con un sospiro lascia che io mi sieda a cavalcioni sulle sue gambe prima di chiudere la portiera dietro di noi.

Velocemente apro la zip del suo giubbotto togliendoglielo e passo le mani sotto il maglione, entrando in contatto con la pelle del suo addome e del suo petto, toccandolo ovunque, sentendolo vibrare sotto le mie dita, mentre inizio a muovere ritmicamente i fianchi sopra di lui.

Quando lo sento sospirare mi concedo di alzare gli occhi sul suo volto, trovandolo con la testa abbandonata all'indietro e gli occhi chiusi. Le mani ferme ai lati delle mie cosce, inerme.

"Clà?", lo chiamo spingendomi sul suo bacino in maniera decisa mentre con le dita apro i bottoni dei suoi pantaloni. Ho bisogno di sentirlo. Sentirlo davvero.

"Mmh", mi invita a proseguire.

"Non sono un codardo", soffio in tono arrabbiato, stringendogli il membro già duro.

Sentimenti Tossici 2Where stories live. Discover now