Capitolo Cinque 2.0

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CAPITOLO CINQUE
seconda parte

Mario


6 gennaio

"Per quanto tempo è per sempre?",
"A volte, solo un secondo".

È questa la frase che continuo a ripetermi nella testa mentre nervosamente macino chilometri e chilometri andando avanti e indietro davanti al divano. La mente completamente offuscata da mille paranoie che - nonostante io sia consapevole essere, per l'appunto, solo paranoie - mi rendono ansioso e irrequieto.

Ma perché si è chiuso in camera? Perché ha addirittura girato la chiave? Perché non ha risposto qui, di fronte a me, come sempre? Con chi si è scritto per tutto il giorno? Cosa non posso sapere? Cosa mi nasconde?

Domande, domande e ancora domande.
Vorticano rumorosamente dentro di me senza darmi tregua.

"Per quanto tempo è per sempre?",
"A volte, solo un secondo".
Aveva ragione il Bianconiglio di Lewis Carrol a rispondere così ad Alice.
Il tempo è relativo. Devo solo calmarmi.

Un minuto può sembrare lungo un'ora quando siamo tristi o, come nel mio caso, nervosi. Calmo, Mario. Va tutto bene. È Claudio, non ti farebbe mai del male.

Eppure da quando si è chiuso la porta alle spalle, il tempo sembra essersi fermato e avermi stretto in una morsa stretta stretta.
È come se mi trovassi imprigionato in un limbo di per sempre.

"A volte solo un secondo, Mario!".
Sì, probabilmente è passato solo un secondo.

Ed è solo nel momento in cui mi rendo conto che il mio cervello è arrivato persino a recuperare da uno dei suoi cassetti della memoria una frase di Alice nel paese delle meraviglie che capisco di essere ad un passo dal delirare completamente.

Prendo quindi un grande respiro e torno a sedermi a gambe incrociate sul divano, mordendomi il labbro in un movimento istintivo dettato dall'impazienza.

Mi guardo attorno, conto le cornici riposte sulle mensole e anche il numero dei quadrati che compongono il tappeto in salotto, e proprio mentre mi ripeto che il tempo è solo un'illusione vedo Claudio fare capolino.

"Che fai?", mi chiede con tono - oserei dire - quasi preoccupato, venendomi subito incontro.

"Mmh?", aggrotto le sopracciglia cercando di capire a cosa si riferisca, mentre il mio cuore accelera il ritmo, consapevole di essere vicino alla verità. 

"Che fai?", ripete in modo più morbido, abbassandosi un po' per essere alla mia altezza. "Lascia", dice mentre passa il pollice sul mio labbro stretto tra i denti, "te lo sei rotto tutto, Mario".

Come ridestato da uno stato di trance, improvvisamente inizio a percepire il sapore metallico del sangue sulla lingua.

Avvicino l'indice alla mia bocca e con attonimento mi rendo conto che, , mi sono distrutto davvero il labbro.

Passo in rassegna i mobili e gli oggetti presenti nel mio campo visivo, cercando di capire come sia potuto succedere senza che me ne rendessi conto, e poi poso il mio sguardo su di Lui. Sbatto ripetutamente gli occhi e deglutisco.

Sentimenti Tossici 2Where stories live. Discover now