Capitolo Diciannove

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CAPITOLO DICIANNOVE

Mario



1 giugno

"Dio, ho un mal di testa atroce", dico chiudendomi la porta dell'ultima stanza alle spalle e premendomi le dita sulle tempie.

Oggi è stato il mio primo giorno alla comunità come aiutante di Claudio e dire che sono distrutto è solo un eufemismo.

Claudio ridacchia e poi mi accarezza la schiena dolcemente. "Adesso andiamo a casa così ti riposi".

Annuisco distrattamente seguendolo nella stanza del personale e poi fuori all'aria aperta mentre ripenso alle ore appena trascorse.

Accettare questo incarico non è stato semplice. Ho sempre creduto, nella mia vita, di non essere abbastanza, di non essere all'altezza, di meritare il dolore. Scendere a patti con la realtà che anch'io posso condurre un'esistenza normale, spensierata, felice, e soprattutto con la realtà che anch'io posso dare il mio contributo ed aiuto per provare ad avere un mondo migliore non è stato facile ed immediato. Però ci ho voluto provare. Così oggi ho iniziato il mio percorso di affiancamento all'educatore.

Tutto lo stress, il nervosismo, l'agitazione e l'adrenalina dei giorni precedenti e di stamattina mi si riversa prepotentemente addosso solamente ora che ho rilassato i muscoli e ricominciato a respirare, e un mal di testa aggressivo imperversa nel mio cervello come reazione uguale e contraria.

"Sei stato bravissimo", rompe il silenzio Claudio mentre mette in moto l'auto e sfreccia - contrariamente a ciò che pensassi visto che avrebbe dovuto darmi un passaggio al mio appartamento - verso casa sua, "comunque andiamo da me, hai bisogno di un bagno rilassante", sembra leggermi nella mente.

Annuisco adagiando la testa al sedile ad occhi chiusi, sopraffatto dal dolore e dalle mille emozioni del giorno.

È andata, penso tra me e me. Ho fatto anche questa cosa. Ho parlato con ben quattro educandi ed è andato tutto bene. Ce l'ho fatta. Adesso potrà solo andare meglio!


*


"Tieni", mi porge un bicchiere pieno d'acqua e una pastiglia contro il mal di testa che ingerisco subito, "starai meglio entro qualche minuto, vedrai", dice accarezzandomi una guancia.

Mi lascio andare al suo tocco e storco la testa seguendo il movimento della sua mano sul mio viso. "Sto meglio già solo se mi coccoli", ammetto ad occhi chiusi appoggiandomi al bancone della cucina, stanco.

Claudio sorride e mi lascia un bacio sul naso. "Vado a preparare l'acqua nella vasca".

"Vengo con te", dico aggrappandomi alla sua schiena come un koala perché, sul serio, ho bisogno di avercelo addosso. Siamo stati tutto il pomeriggio a stretto contatto senza mai poterci avvicinare davvero, io mantenendo un certo distacco e lui la sua professionalità, e adesso necessito il suo contatto più che mai.

Camminiamo attaccati fino al bagno, poi Claudio si abbassa per dosare bene la temperatura dell'acqua e io mi siedo sul bordo della vasca guardandolo armeggiare con il miscelatore.
Quando la quantità d'acqua è sufficiente prendo il barattolo di bagnodoccia e ne verso un po' dentro osservando la schiuma formarsi sulla superficie. Claudio mi toglie l'oggetto dalle mani, riponendo al suo posto, e poi si fa spazio tra le mie gambe iniziando a spogliarmi dei vestiti che indosso. Non gliel'ho mai detto, ma amo quando mi spoglia senza secondi fini ma solo per rivolgermi tutte le sue cure e attenzioni. Lo fa lentamente, venerando ogni porzione della mia pelle, accarezzandomi dolcemente e guardandomi con amore. Poi si spoglia velocemente anche dei suoi indumenti e mi guida dentro alla vasca assieme a sé. Mi fa posizionare tra le sue gambe e inizia a massaggiarmi le spalle, il collo, la schiena, cercando di farmi rilassare.

Sentimenti Tossici 2Where stories live. Discover now