Capitolo Sette

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CAPITOLO SETTE

Claudio


11 gennaio

"Il cliente da lei chiamato non è al momento raggiungibile, la invitiamo a riprovare più tardi!"

"Ahhh maledizione", grugnisco a denti stretti, gettando il telefono in malo modo sul divano, dove mi butto anch'io a peso morto.

Sono sfinito. Il lavoro mi sta impegnando molto, avendo un ruolo tutto fuorché semplice da svolgere all'interno della comunità, ma soprattutto sono esausto perché non dormo da quattro giorni. Sono a pezzi. Stanco. Stremato.

Da quando Mario se n'è andato.
E non risponde al telefono.
E nemmeno al citofono di casa sua.

Mi sento letteralmente impazzire.
Ed è per questo, forse, che quando sento il campanello suonare mi alzo urlando il suo nome e raggiungo la porta nel giro di un secondo, aprendola con il cuore che batte all'impazzata.

"Conosci solo Mario come nome? Sei proprio cott-Oh. Hey, amico, stai bene?", mi chiede Paolo quando ci troviamo l'uno davanti all'altro e un "Ah. Sei tu" mi esce in un sussurro triste. Sospiro fiaccamente e lo lascio entrare, poi mi getto nuovamente sul divano, stendendomi ad occhi chiusi, aspettando che sia lui a parlare.

"Claudio? Cosa succede?", mi chiede sedendosi accanto a me, posando una mano sulla mia gamba in modo apprensivo.

"Niente", cerco di liquidare il discorso velocemente, non sicuro di volerlo ammettere nemmeno a me stesso.

"Claudio...".

"Non so nulla di lui da quattro giorni, Paolo", confesso trattenendo le lacrime a stento, parlandone finalmente con qualcuno.

"Parli di Mario?", chiede con tono incredulo, guardandosi attorno come ad accertarsi che del moro non ci sia effettivamente alcuna traccia.

Annuisco lentamente, prima di aprire gli occhi e puntarli in quelli spaesati del mio amico. "Non sto capendo Clà. Avete litigato?" Mi chiede.

Prendo un grande respiro e inizio a spiegargli tutto.

"Tu cosa?!?", mi chiede sconvolto, spingendomi lontano da sé per potersi alzare dal divano. "Stai scherzando Claudio? Stai fottutamente scherzando, vero?", domanda passandosi una mano tra i capelli.

"Mario, ascoltami. Non... non è successo niente. Ho solo contattato tua madre ma non devi fare nulla che tu non voglia o non ti senta di fare", cerco di spiegargli.

"Ma ti senti quando parli? 'Ho solo contatto tuo madre' ", mi fa il verso, "solo! Ti sembra una cosa da niente? Tu sei pazzo!", urla spingendomi per il petto quando cerco di avvicinarmi. "Chi cazzo ti ha dato il permesso di chiamarla? Come cazzo ti sei permesso!".

"Mario, calmati", cerco di farlo ragionare, "possiamo parlarne come due persone mature?".

"Forse tu non ti rendi conto di quello che hai fatto alle mie spalle!", continua invece lui imperterrito, "Mia mamma!", scuote la testa accennando una risata amara, "Ma tu lo capisci che la mia non è la famiglia del Mulino bianco? Che mi hanno abbandonato tutti, compresa lei?".

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