11.

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Arriviamo a 75 stelline per il prossimo capitolo!
Ragazze commentate, per piacere!

Incrocio le braccia dietro il suo collo ridendo, non riuscendo a mantenermi sulle mie gambe.

«Sei così carino! Se non fosse per la tua stupida squadra l'avremmo già fatto da tempo!» dico portando una mano sul suo viso, accarezzandolo lentamente. Paulo ride barcollando con me, portando poi la mano sulla porta del suo appartamento. Infilo le mani prontamente nelle sue tasche e cerco le chiavi ridendo.

«Niña muy mala!» dice raggruppando i capelli tra le sue mani, per poi tirarli facendomi alzare la testa per baciare il mio collo senza ostacoli, scendendo successivamente a baciarmi disordinatamente il petto, agevolato anche dallo scollo ampio del mio vestito. Mi giro dandogli le spalle continuando a ridere, confusa dai miei pensieri disordinati e sconnessi.
Metto da parte tutti i pensieri e preoccupazioni, quasi spegnendo le responsabilità e chiudo la porta dietro le spalle di Paulo che mi tira verso il divano, sedendosi su di esso, facendomi sedere poi a cavalcioni su di lui. Cerca di baciarmi di nuovo ma lo spingo per iniziare a sbottonargli lentamente la camicia. «Dios mio!» dice strappando la sua camicia e rido, sfilandogliela. Gli accarezzo lentamente il petto, notando i suoi brividi crescere e ciò mi fa sorridere. Mi avvicino anche io a baciargli il collo e il petto, lasciandogli molti segni per fargli ricordare domani che io ero stata lì. Lo sento sussurrare il mio nome mentre le sue mani a tentoni arrivano alla cerniera posta sulla schiena e la abbassa, facendo ampliare maggiormente lo scollo. Il suo sguardo si abbassa velocemente allo scollo e sorride, spingendomi poi sul divano facendomi stendere.

«Hai le pupille enormi.» commento ridendo mentre tiene la fronte poggiata contro la mia. Porto entrambe le mani dietro il suo collo avvicinandolo a me, strofinando le labbra contro le sue, che hanno ancora il sapore di fragola e vodka.

«Perché sono fottutamente eccitato.» dice sfilandomi il top e il pantalone in un gesto veloce, quasi meccanico. Sospira portando letteralmente il viso tra il mio seno strofinando il naso, poi mi prende in braccio portandomi nella sua stanza da letto. Nel tragitto noto che io ormai sono quasi completamente nuda, mancano solo gli slip, mentre lui è ancora troppo vestito. Appena ci stendiamo sul letto gli sbottono il jeans lentamente, avendo problemi con la vista. «Te quiero en todas las posiciones posibles.» sussurra Paulo al mio orecchio e sorrido, beandomi del suo accento argentino e la sensualità della sua voce. Mi aiuta, forse annoiato dalla mia lentezza e si sfila il jeans velocemente poi mi guarda. «Tú me quieres, nena?» domanda e annuisco, sfilandogli i boxer. Porta finalmente le labbra contro le mie e sorrido, sentendo finalmente appagato il mio desiderio più profondo e nascosto che è nato nell'istante in cui ho visto Paulo quella sera a quella cena. Le sue mani continuano a muoversi lungo il mio corpo insistentemente, non lasciando nessuno spazio di pelle senza il suo tocco e quasi vorrei ringraziare Francesca di avermi fermato alla prima bottiglia di vodka, così da potermi ricordare queste sensazioni. Gemo, portando la testa all'indietro appena la sua mano si ferma sul mio seno accarezzandolo e stringendolo. Scende poi a baciarmi le petto, allontanandosi sfortunatamente dalle mie labbra lasciandomi sospirare in disaccordo. «Càlmate nena, trato de controllarme.» (calmati piccola, cerco di controllarmi) continua a sussurrare, scendendo a mordicchiare e baciare il mio seno. Porto le mani tra i suoi capelli, tirandoli e stringendoli cercando di controllare i gemiti, ma è inutile dato che per tutta la sua enorme casa si sente solo la mia voce che rimbomba e nella piccola lucidità rimasta spero non mi senta nessuno dei suoi vicini. Mentre una sua mano continua a stringermi il seno, porta l'altra sul mio fondoschiena, facendomi riprendere a sospirare.

«Paulo fa qualcosa!» urlo, non riuscendo più a controllarmi. Lo sento sorridere sul mio petto e scende a baciarmi la pancia lentamente, portando la mano dal fondoschiena al mio centro sensibile. Inizio a sussurrare costantemente il suo nome quando infila la mano nei miei slip, urlando poi quando le sue dita entrano in me.

«Me extita.» sussurra scendendo poi a stuzzicarmi con la lingua. Non so se per il piacere o per l'alcol, anche se ormai non ne sento più tanto l'effetto, a farmi lasciar andare iniziando ad urlare il suo nome. Probabilmente è tutto dovuto anche dal suo accompagnarmi con la voce oppure perché Paulo era dannatamente esperto sia con le mani, che con la lingua e anche con le parole, o semplicemente perché non lo avevo mai fatto così.
Continua a sussurrarmi frasi in spagnolo molto stretto, di alcune non capisco nemmeno il senso, le sue carezze mi mandano al limite, urlando ancora una volta il suo nome. «Te amo cuando dices mi nombre.» sussurra baciandomi dalla pancia al collo e inarco ancora la schiena, mordendomi il labbro per trattenermi.

«Muoviti.» dico con l'affanno e si allontana per qualche secondo da me, cercando qualcosa nel cassetto. Questa breve pausa mi da il tempo di riaccendere i sensi di colpa, che vengono spenti ancora una volta da Paulo che ritorna a stendersi su di me. Riporto le mie mani sulla sua schiena, sentendo il rilievo dei graffi che già gli ho lasciato. Infila il preservativo velocemente e finalmente entra in me, facendomi trovare la tranquillità che ho cercato per tutta la sera. Le sue spinte inizialmente sono calme e controllate e quasi lo ringrazio per lasciarmi godere ogni piccolo istante. Dopo vari minuti inizia a velocizzare le spinte, accompagnato anche dai miei movimenti di bacino. Entrambi raggiungiamo il limite urlando i rispettivi nomi e le mie orecchie non hanno mai sentito il mio nome detto in un modo così sexy. Si stende sul mio petto con l'affanno e gli accarezzo i capelli.

«Dov'eri nascosta per tutto questo tempo?» domanda e rido, poi ci addormentiamo abbracciati.

Ve lo aspettavate?🧐

Ammore scumbinato; Paulo DybalaWhere stories live. Discover now