16.

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Arriviamo a 70 stelline e 10 commenti per il prossimo capitolo!⭐️

Alla fine delle serata tutti le mie idee si sono realizzate, siamo sul divano a vedere The Ring 3.
Uno degli unici film che possedeva Ilaria a casa che lui non aveva ancora visto. Mi maledii per averlo ancora lì, in bella vista.

«Hai paura?» domanda Paulo di nuovo da quando è iniziato il film e sbuffo, pizzicandogli il braccio che ha poggiato sulle mie spalle.

«Stronzo.» sussurro ancora mentre cerco di non prestare attenzione a quel film, ma è impossibile non urlare appena sento la protagonista urlare. Sento Paulo ridere come un pazzo e sbuffo. «Basta, mi sono scocciata!» dico mettendo pausa al film e incrocio le braccia.

«Ti prego...» dice continuando a ridere. Alzo gli occhi al cielo continuando a sbuffare e continuo a pizzicargli il braccio, ormai con un leggero livido già formato. Mi alzo dal divano annoiata portando la busta dei popcorn con me, riempiendola di nuovo. «Davvero, non fare così.» dice seguendomi, asciugandosi le lacrime.

«Smettila di ridere, Paulo!» dico incrociando di nuovo le braccia, poggiandomi al bancone della cucina. Si avvicina lentamente a me, sorridendo, sciogliendomi le braccia dal petto, portandole poi dietro il suo collo. Trattengo il respiro, ripensando alla fantasia che avevo avuto poco prima che entrasse in casa, cioè di inaugurare il tavolo di Ilaria e inizio a immaginare già le sue mani su di me quando le poggia sui miei fianchi.

«Sei carina quando hai paura.» dice sorridendo strofinando il naso contro il mio, poi scende a baciarmi e mordermi il collo, portando una mano tra i miei capelli per tirarli facendomi alzare il collo, quando cerco di allontanarlo. Sento i suoi denti affondare nella mia pelle, alleviando poi il dolore leccando la ferita e lasciando piccoli baci veloci. Gemo stringendo i pugni dietro la sua schiena, cercando di trattenermi al sussurrare il suo nome. Con uno scatto porta le sue mani sotto le mie cosce e incrocio le gambe dietro la sua schiena. In pochi secondi mi poggia sul tavolo della cucina e lo sento sospirare. «Fermiamoci ora.» dice guardandomi negli occhi e annuisco, ha perfettamente ragione non dobbiamo farlo di nuovo, cadere nello stesso errore ancora. Si allontana da tavolo con una mano tra i capelli, cercando di riaggiustarli mentre io scendo dal tavolo lentamente.

«Dobbiamo trovare un patto perché così non possiamo contin-» dico avvicinandomi a lui ma mi blocca.

«Stai zitta!» dice alzando leggermente il tono della voce girandosi verso di me e lo guardo shoccata. «Sto cercando di controllarmi, puoi lasciarmi un secondo da solo?» domanda allargando le braccia.

«Ma non sto facendo niente!» dico con una risata ironica e lui continua a sbuffare. «Fanculo.» sussurro allontanandomi da lui.
Come si permette di alzare la voce con me? Dopo che si è avvicinato lui, da solo, ha fatto tutto lui.
Stronzo, è solo un enorme stronzo, solo questo è. Eppure se ripenso alle emozioni che ho provato mentre mi era vicino mi manda in confusione totale, come se mi facesse toccare il cielo con un dito e poi mi lasciasse cadere nel nulla. Mi infilo velocemente il pantalone di tuta nero e la maglia grigia larga che uso come pigiama, infilandomi poi nel letto.
A svegliarmi dalla mia leggera dormiveglia è Paulo, che entra nella camera dopo probabilmente un ora. Fingo di dormire e sento sospirare mentre si muove, probabilmente si sta spogliando per dormire. Sento poi le coperte e il materasso muoversi e capisco che si è infilato sotto le coperte.

«So che non stai dormendo.» sussurra ma non voglio dargliela vinta, tenendo comunque gli occhi chiusi. «Dai non fare così, mi dispiace di aver alzato la voce ma tu non volevi lasciarmi solo!» dice sbuffando, avvicinandosi a me. Mi irrigidisco, sentendo la mia schiena aderire al suo petto. «Se stessi dormendo non avresti i brividi e non ti irrigidiresti.» dice portando la mano sotto la mia maglia, accarezzandomi la pancia. Sospiro, cercando di trattenere il respiro normale, fallendo miseramente appena mi accarezza il seno, facilitato dalla mancanza del reggiseno.

«Avevamo detto che sarebbe stato l'ultima volta quella sera a casa tua.» dico sospirando, non riuscendo a sottrarmi però dalle sue carezze.

«Lo so, però non riesco a mantenere il controllo.» sussurra stringendo il mio seno mentre infila la testa nell'incavo del mio collo. Porto la testa all'indietro sospirando, arrendendomi alle sue carezze.

Ammore scumbinato; Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora