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Arriviamo a 90 stelline e 10 commenti per il prossimo capitolo!
⭐️

Un mese dopo.

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@champagnebaby: primi risultati!

«Portate su quelle gambe molle! Ho visto un allenamento migliore sta mattina con Alessia, che con voi!» urla il mister e sorrido, continuando a scattare foto. «Puoi andare Alessia, abbiamo un'altra persona da testare.» mi avvisa e lo guardo confusa.

«Scusate per il ritardo, sono Edward!» urla un ragazzo mentre corre verso di noi sorridendo. «Tu devi essere Alessia!»

«Si, piacere!» dico porgendogli la mano.

«Sono due mesi che guardo le tue foto in ogni minimo dettaglio, sei bravissima!» ammette, ma non ho il tempo di ringraziarlo perché il mister lo chiama per le foto. «Speriamo bene!» continua ridendo e coinvolge anche me. I ragazzi si fermano per pochi minuti, mentre il mister è impegnato a parlare con Edward. Mi siedo sulla panchina, eliminando le varie foto e tra le tante mi capita per sbaglio una di un mese fa, quando Paulo aveva ancora il livido sul viso.

«Paulo ma che hai combinato in faccia? Fai incontro clandestini di boxe e non ci inviti nemmeno?» sento dire e sorrido soddisfatta. Paulo ha l'occhio nero e il naso con un cerotto, e non sono mai stata così felice di aver picchiato qualcuno.

«Lo so che hai dato tu un pugno a Paulo.» sussurra Miralem guardandomi e sorrido soddisfatta. «Immagino sia per Antonella.»

«Preferirei andare ad allenarmi invece che perdere tempo in una conversazione basata su un soggetto inutile come Paulo.» dico lasciandogli un bacio sulla guancia, allentandomi poi dal campo.

«Ti mando un messaggio!» urla Miralem e gli alzo il pollice mentre cammino dritta verso la palestra.

Ripercorro gli stessi passi di un mese fa e mi dirigo in palestra.
Solo pensare quanto è cambiato in un mese mi vengono i brividi.
A fermare il mio allenamento e il flusso interminabile dei miei pensieri è il cellulare: mia madre.

«Mamma!» rispondo subito. «Si mamma, qui tutto normale, come sempre.» continuo tornando nello spogliatoio. «Io e Ilaria abbiamo litigato, te lo dissi già. No mamma, cose tra ragazze sai com'è. Da te come va?-»

«Dobbiamo parlare.» dice Paulo entrando nello spogliatoio e quasi salto dallo spavento. «Attacca.»

«Si mamma, no nessuno, continua pure.» dico facendo il dito medio verso Paulo, che però non la prende affatto bene. Mi poggio contro il muro e aspetto la sua prossima mossa, ma già so cosa farà dato che non è la prima volta che mi rinchiude nello spogliatoio con lui.

Chiude la porta dello spogliatoio a chiave e si avvicina a me, spingendomi contro il muro.

«Attacca o ti scopo qui, contro il muro e non sarebbe carino urlare il mio nome al telefono con mamma.» sussurra al mio orecchio portando le mani suoi miei fianchi. Cerco di liberarmi di lui, ma è molto più forte di me e decido di arrendermi.

«Va bene mamma, che ne dici se ora mi lasci lavorare?» dico mentre Paulo mi accarezza la schiena.

«Ci stai mettendo troppo tempo.» sussurra di nuovo, alzando gli occhi al cielo.

«Ti voglio bene, ci sentiamo dopo.» dico attaccando, poi allontano velocemente Paulo. «Preferirei che tu non mi toccassi.»

«Non dicevi così prima.» dice sedendosi difronte a me.

«Prima che tu ti fidanzassi? Oppure prima che venivi a casa mia per scopare per poi fidanzarti?» domando fingendomi confusa, Paulo alza gli occhi al cielo annoiato. «Parlo di fidanzamento perché c'è un grande ed enorme anello al suo dito, o sbaglio?» domando spingendolo e lui sbuffa ancora.

«Dobbiamo parlare.» ripete.

«Mi pare di aver già vissuto questa scena e ti ho detto che non ho voglia di sentirti, ma se non capisci te lo ripeto: non ho voglia di sentirti. Quello che dovevi dirmi lo dici con le foto che posti su Instagram.» affermo ridendo e lui alza gli occhi al cielo. «Se li alzi così spesso ti usciranno gli occhi.» ripeto una delle prime frasi che mi disse e trattiene un sorriso mentre si siede sulla panca al centro della stanza.

«Solo perché posto delle foto con Antonella non significa che siamo felici.» sussurra dopo poco e quasi vorrei ridergli in faccia.

«Eppure subito le hai messo un enorme anello al dito, non hai aspettato nemmeno un giorno.» dico e Paulo subito sospira. Incrocio le braccia come se dovessi difendermi, mantenermi lontana da lui. «Diventa uomo e accetta le conseguenze delle tue scelte.»

«Secondo te non sarebbe più  facile lasciarmi tutto indietro per ricominciare?» domanda alzando la voce. «Eppure continuo a pensare a te, in qualunque momento della giornata.» afferma spingendo la panca. «Tu te ne stai lì, ferma, a giudicarmi da lontano mentre io sono qui, dalla parte opposta a cercare di farti capire come sto realmente.»

«Non voglio capire niente, voglio stare qui ferma alla parte opposta.» affermo, ma so che le mie parole sono stupide, dato che se lui si avvicinasse tornerei tra le sue braccia.
Ma sfortunatamente lui non lo fa, non si avvicina.
Anzi, va via.

Non mi fido più di chi dice: ma dai, nella vita o ci sei o ci fai.
E non mi fiderò di chi tra il dire e il fare, sbaglia e non impara mai.
Ma non mi fido più, neanche un po',
di chi ama e poi dimentica.
Non mi fido più neanche di te,
che mi giudichi e poi dici di tenerci a me.
Ma non mi fido più neanche un po', di chi tace e non dice ciò che pensa di me,
e come con te, in questa stanza qua senza acustica, questa storia, che ormai da tempo è,
troppo tattica.
Marco Mengoni - La vita non ascolta.

Ammore scumbinato; Paulo DybalaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora