15.

7.7K 289 29
                                    

Arriviamo a 70 stelline e 10 commenti per il prossimo capitolo.
Ho scritto anche una ff su Harry Styles, mi farebbe moltissimo piacere se lasciaste qualche stellina anche li!

Riordino le foto nella cartella del computer, eliminando le più brutte, arrivando ad un totale di 35 foto.
Sorrido fiera di me, avendo portato anche oggi a termine il mio compito, anche se avevo totalmente altro per la testa. Invio il file dell foto alle persone che si occupano della pubblicazione e una volta ricevuta la conferma di lettura, spengo il computer. Per fortuna mi sono riuscita a concentrare e ho terminato tutto in un ritardo non eccessivo, sfortunatamente però ora devo chiamare il taxi, l'allenamento è finito due ore fa e Miralem, che è uno degli ultimi ad uscire, è andato via minimo mezz'ora fa.
Mentre riordino le cose sulla mia scrivania ripenso che alla fine facendo quello che mi piace, che mi interessava sin da piccola non è tanto male come lavoro, anche se non nel posto giusto.
Mi infilo il bomber prima di uscire e appena apro la porta vengo investita da un aria gelida, facendomi nascere l'idea malsana di dormire sulla scrivania, scomoda ma al caldo.
Prendo il telefono dalla mia tasca e cerco il numero per chiamare i taxi.

«Chi chiami?» domanda Paulo ridendo, abbassando il finestrino della macchina. Lo guardo confusa, perché è ancora qui?

«Che ci fai ancora qui?» domando mentre salgo in auto, chiudendo velocemente il finestrino. Fortunatamente Paulo ha accesso l'aria calda quindi ritrovo subito il calore confortevole che avevo lasciato nel mio studio.

«Ti avevo detto che ti accompagnavo a casa e ti sto accompagnando.» dice semplicemente abbassando il freno a mano. Durante tutto il viaggio quando porta la mano sul cambio trattengo il sospiro, pensando porti la mano sulla mia gamba, ma non è così e ne resto quasi delusa.
Milioni di domande mi affollano la testa, lasciandomi confusa e senza risposta. Parcheggia sotto casa mia, o meglio casa di Ilaria che a quanto pare ha deciso di regalarmi dato che ormai vive a casa di Federico e resto ferma sul mio posto. Diluvia e io non ho l'ombrello.

«Hai un ombrello in più?» domando portando la mia attenzione al suo viso e lo trovo già con lo sguardo puntato su di me. Sento le mie guance prendere colore e spero non se ne accorga.

«No, ma posso accompagnarti con questo.» risponde indicando un ombrello che ha sui sedili posteriori. Annuisco e lui lo prende, aprendo poi lo sportello dell'auto per scendere e poi mi viene ad aprire la porta. Arriviamo al porticato del palazzo e mi giro per salutarlo ma mi rendo conto che continua a diluviare e mi sento veramente in colpa a farlo andare via con questo tempo dato che se non ci fossi stata io, sarebbe uscito dal centro sportivo due ore fa e sarebbe potuto arrivare a casa quando non pioveva ancora.

«Che ne dici se sali? Non mi sembra il caso che prendi la macchina con questo tempo.» dico preoccupata e si gira anche lui verso il cielo.

«Effettivamente.. inizia a salire, prendo le cose dalla macchina e ti raggiungo.» dice e annuisco, aprendo il cancello del palazzo.
Saluto come ogni giorno il portiere, che mi sorride dolcemente venendo velocemente verso di me, prendendomi la borsa.

«Lei è troppo gentile.» dico sorridendo aspettando l'ascensore.

«Dovere. Poi mi fa piacere aiutare una signorina come lei.» dice sorridendo. Quest'uomo è di una dolcezza infinita. «Ho notato che ha ospiti sta sera.» sussurra facendo cenno con la testa verso Paulo e sorrido annuendo. «È il suo fidanzatino?» domanda e scoppio a ridere.

«No, no. È un mio amico. Ilaria ormai dorme dal suo fidanzato ed è noioso rimanere sempre da sola.» rispondo giusto in tempo, prima del suo dell'arrivo dell'ascensore. «Arrivederci.» lo saluto prendendo la borsa che aveva poggiato a terra e entro nell'ascensore, lui mi saluta con un leggero cenno del capo.

Un amico.
Io e Paulo siamo amici? Colleghi? Amici con i benefici? Cosa siamo?

Le domande affollano la mia mente e mi confondono, non riuscendo più a pensare. Cosa farò quando entrerà da quella porta? Ci comporteremo in modo normale, oppure finiremo a farlo su ogni superficie piana di questa casa?
Quasi l'immagine di poterlo fare sul tavolo da pranzo mi eccita e mi do della stupida, schiaffeggiandomi mentalmente.
A cosa sto pensando? Non dovrei nemmeno immaginarlo.
Eppure i ricordi di quello che è successo oggi al centro sportivo e a casa sua sono sempre vivi nella mia mente, lucidi come un film che continuo a rivedere.

A svegliarmi dal mio momento di pensiero è proprio Paulo che suona alla porta. Mi alzo nuovamente dal divano e velocemente apro la porta.

«Ma che si mangia?» domanda posando il borsone per terra e sorrido, illudendomi per un secondo di poter vivere tutti i miei giorni così, con lui che torna dagli allenamenti sorridendo domandandomi cosa si mangia e io che gli faccio trovare la casa calda e la cena pronta, per poi terminare la serata a coccolarci sul divano. L'immagine di questa vita non mi dispiace affatto, ma torno duramente con i piedi per terra non volendo illudermi.

Ps. Ho sottolineato una frase, ricordatevela🙊

Ammore scumbinato; Paulo DybalaWhere stories live. Discover now