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Arriviamo a 90 stelline e 10 commenti per il prossimo capitolo!
⭐️
Non vi vedo molto interessati alla storia, qualche problema? Fatemi sapere!

«Cosa stai facendo?» domanda Edward mentre si aggiusta il cappello.
Sistemo meglio il telefono per inquadrare il bancone del bar del centro sportivo. «Già lì?»

«Sono le tre e mezza del pomeriggio, qui in Italia

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«Sono le tre e mezza del pomeriggio, qui in Italia.» rispondo ridendo e lui porta subito la mano sulla fronte, sbuffando. «Mi manchi un po'.»

«Scusami, ancora non sono capace di calcolare queste ore di differenza.» dice continuando a camminare sul ponte. «Mi manchi un po' anche tu, era diventata la nostra routine quotidiana sfotterci.» ammette facendo il muso, facendomi scoppiare a ridere. «Tra un pò inizi a lavorare?»

«Avrei dovuto iniziare 3 minuti fa, per la precisione. Infatti ora ti saluto, divertiti!» lo saluto con un bacio, poi chiudo la chiamata. Mi alzo lentamente dallo sgabello del bar e raggiungo a passi trascinati e lenti il campo. La giornata di oggi, come le precedenti due settimane, faceva letteralmente schifo: pioveva e faceva molto freddo, io non ero per niente abituata a queste temperature. La noia ormai conviveva con me e potrei anche ammettere che è l'unica mia compagna di vita. Come ogni giorno prendo la macchina fotografica e scatto alcune foto.
Mentre i ragazzi sembrano divertirsi sotto la pioggia, io resto al coperto e mi irrito molto quando mi bagno.

«Sembra che ho veramente 5 anni

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«Sembra che ho veramente 5 anni.» commenta qualcuno alle mie spalle mentre controllo le foto fatte al pc. Faccio finta di non aver sentito, dato che non avevo bisogno di girarmi per sapere che fosse Paulo. «Il tuo fidanzato?»

«Sono single.» rispondo freddamente. Non avevo bisogno di chiedergli a chi si riferisse, sapevo parlasse di Edward e per quello che aveva detto ieri sera.

«Non sembrava così alla festa della settimana scorsa.» continua, sedendosi sul tavolo dove c'è poggiando il computer, trovandosi così affianco a me.

«Avrai capito male.» rispondo nuovamente, cercando di non portare gli occhi su di lui.

«Sei sicura?» domanda portando la mano sotto il mio mento per girarmi il viso verso di lui. Mi allontano di scatto al suo tocco e lo guardo contraria.

«Che vuoi? Sei diventato pesante. No Paulo, sono single. Ti va bene ora?» domando alzando le braccia, poi sbuffo. «E lasciami lavorare.»
Paulo stranamente questa volta decide di alzarsi senza dire nulla e uscire dalla stanza.
Sbuffo sonoramente appena sento la porta chiudersi alle mie spalle, sono così stanca di dover essere fredda e distaccata con lui solo perché è uno stronzo e si comporta come tale. Odio non riuscire a controllarmi quando lui è vicino, provare quelle sensazioni così forti da non farmi ragionare. Non avrei mai immaginato che il mio punto debole fosse un ragazzo, mi sono sempre ritenuta una ragazza forte che riesce a far valere le sue idee, non ho mai ceduto così semplicemente tra le braccia di nessuno così, senza conoscerlo. Mi sento quasi di aver tradito me stessa quando ripenso a ciò che è successo con Paulo, ma devo lasciar passare dato che ormai è successo e potrebbe succedere ancora se solo lo avessi difronte a me.
Sbuffo sonoramente ancora una volta quando le chiavi della macchina mi cadono e quasi penso che il mondo oggi ce l'abbia con me.

«Mi puoi accompagnare a casa?» domanda ancora Paulo alle mie spalle e quasi cado alle sue parole. «La mia macchina è rotta.» mi spiega semplicemente prendendo le chiavi dalla mia mano, come se avessi detto di si.

«Mi tocca?» domando. Alla fine accetto, non avrei potuto fare altrimenti per tutte le volte che lui mi ha accompagnato.

«Eh si, ti tocca.» risponde salendo sulla mia macchina. Durante tutto il tragitto siamo accompagnati da leggere canzoni di sotto fondo, così calme che quasi mi addormento e mi sveglio solo quando Paulo annuncia che siamo arrivati.

«Perché siamo a casa mia?» domando confusa. «Non dovevo accompagnarti a casa?»

«Abbiamo bisogno di parlare.» risponde semplicemente Paulo, scendendo dalla macchina.

«E chi ti dice che io voglia parlare?» domando dopo essere scesa dalla macchina. Lui semplicemente non risponde e va verso casa mia. Lo seguo annoiata e arresa, so che non avrebbe cambiato idea a meno che non facessi una scenata in mezzo alla strada, ma non mi sembrava il caso. Appena entrati in casa lui posa la sua borsa per terra e ci spogliamo entrambi dal giubbotto, era venuto il momento della resa.

«Mi dici perché mi tratti male?» domanda poggiandosi contro il muro difronte a me. «Solo perché siamo andati a letto insieme non significa che ora dobbiamo stare insieme.»

«Forse hai capito male. Io non voglio starci con te, mettitelo bene in testa.» rispondo puntandogli il dito contro. A farmi alterare maggiormente è il suo sorriso divertito che spunta subito sulle sue labbra. «Smettila di sorridere, cretino. Non ho alcuna intenzione di cambiare idea, solo perché sono caduta tra le tue braccia non significa che starò sempre ai tuoi piedi.»

«E allora perché sei venuta a letto con me?» domanda incrociando le braccia al petto, mantenendo il suo sorrisetto.

«Forse dovrei farti io questa domanda, perché sei venuto a letto con me? Hai una fidanzata, o sbaglio?»

«Le cose tra me e Antonella non sono affari tuoi.» risponde semplicemente, cambiando espressione.

«Bene, allora nemmeno la mia risposta ti deve interessare. Sei pregato di uscire ora.» affermo, indicandogli la porta.

«Mi stai cacciando?» domanda.

«Ti sto intimando di tornare dalla tua ragazza, perché non è qui con me che devi stare.» rispondo e lui sospira, guardandomi per pochi secondi, poi si allontana e raccoglie le sue cose, aprendo poi la porta d'entrata.

«E se io avessi voglia di rimanere qui?» domanda, ma poi chiude la porta alle sue spalle, senza lasciarmi rispondere.

«Saresti dovuto restare.» rispondo al nulla, al vuoto della stanza, che avvolge anche me.

"Il dilemma del porcospino afferma che tanto più due esseri si avvicinano tra loro, molto più probabilmente si feriranno l'uno con l'altro. Ciò viene dall'idea che i porcospini possiedono aculei sulla propria schiena. Se si avvicinassero fra loro i propri aculei finirebbero col ferire entrambi. Questo è in analogia con le relazioni tra due esseri umani. Se due persone iniziassero a prendersi cura e fidarsi l'uno dell'altro, qualsiasi cosa spiacevole che accadesse ad uno di loro ferirebbe anche l'altro, e le incomprensioni tra i due potrebbero causare problemi ancora più grandi. Eppure i porcospini hanno bisogno di stare vicini per scaldarsi a vicenda. Da questa contraddizione nasce il dilemma."
Arthur Schopenhauer.

Ammore scumbinato; Paulo DybalaUnde poveștirile trăiesc. Descoperă acum