34.

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Arriviamo a 100 stelline e 10 commenti per il prossimo capitolo!
⭐️
Penso che questo sarà l'ultimo per un po', ho gli esami e non avrò nessuno spazio libero per vivere...
Ma non preoccupatevi, per voi liberi dalla maturità il 15 luglio verrà presto e quindi tornerò, non vi accorgerete nemmeno della mia assenza.
Godetevi le vacanze anche da parte mia e pregate per me!

Paulo's pov.

Continuo ad accarezzarle lentamente il fianco mentre riprendiamo fiato. Il suo sorriso soddisfatto non ha lasciato le sue labbra da quando le ho detto che le guardavo il culo in quel vestito striminzito, era ancora presente su quelle labbra rosse e gonfie che hanno urlato il mio nome per le due ore precedenti.

«Ti do un 7.» dice mentre si aggiusta i capelli e la guardo confuso. «A Federico ho dato 9.» sussurra poi e scoppia a ridere. Da quando dava un voto per il sesso? E perché il mio era così basso?

«Sei ubriaca.» commento sbuffando e cerco di allontanarla per farla addormentare. Quel cretino di Federico le aveva fatto bere troppo vino e ancora non si era ripresa.

«Sono ubriaca ma dico la verità, sei un po' scarso.» dice portando una mano tra i miei capelli, tirandoli all'indietro. «Sei lento.» aggiunge mentre mi morde il labbro inferiore.

«Io sarei lento? Federico ha metà della mia velocità!» dico portando le mani sui suoi fianchi, allontanandola. Alzo di nuovo gli occhi al cielo mentre lei continua a ridere. «Andate a lavar el culo.»

«Sarebbe fanculo o cosa?» domanda mentre continua a ridere. Alzo ancora gli occhi al cielo, spostando la sua mano dai miei capelli per alzarmi. Mi siedo sul bordo del letto dandole le spalle e prendo il jeans mentre lei continua a ridere.

«Che cazzo ridi?» domando mentre mi abbotto il pantalone e lei mi guarda per poco, poi riprende a ridere. Sbuffo ancora, prendendo la camicia da terra e la infilo, poi prendo le scarpe ed esco dalla sua camera.
Appena varco la soglia però i sensi di colpa mi fermano i passi, mi bloccano. Ci sono andato a letto ed era completamente ubriaca e ora la lascio anche da sola?
Poso di nuovo le scarpe per terra e raggiungo la cucina, non potendo abbandonarla ora che era troppo ubriaca.

«Paulo?» sento chiamarmi dopo un paio di minuti e mi giro verso di lei, dopo aver posato il coltello che stavo usando per tagliarmi la mela. Alessia subito mi raggiunge e mi abbraccia da dietro e sento quasi il suo sorriso sulle labbra, anche senza vederla. «Ti ho fatto uno scherzo.»

«Cosa?» domando girandomi verso di lei e noto subito che avevo ragione, stava sorridendo ancora in modo soddisfatto. Porta le mani intorno al mio collo e si avvicina a me mettendosi sulle punte dei piedi per poter portare proprio le labbra a pochi centimetri dalle mie.

«Io e Federico non ci siamo mai nemmeno toccati per sbaglio, volevamo solo farti incazzare.» sussurra e quasi urlare per quanto folle è stato il piano. Mi guarda per qualche secondo, poi sorrido portando le labbra contro le sue. «Volevo una notte con te, ci sono riuscita, no?»

«Non posso lasciarla.» sussurro tornando a baciarla il collo che intanto era diventato pieno di succhiotti. Amavo lasciarle segni, così da dichiarare che era mia e mia soltanto. La sua pelle era morbida e il suo profumo ormai era la mia droga, era diventata una dipendenza e io non potevo dipendere da niente, o meglio da nessuno.

«E non possiamo stare insieme.»
aggiunge accarezzandomi i capelli. Annuisco, strofinando il naso contro il suo collo, poi passo al lato opposto per continuare la mia tortura. «Questa deve essere l'ultima volta.»

«E allora torniamo in camera, poi domani mattina dobbiamo dire basta.» sussurro poggiando la fronte contro la sua. Lei sospira, poi annuisce prendendo la mia mano per trascinarmi di nuovo nella sua camera. Come un movimento quasi meccanico ci stendiamo sul suo letto mentre lei mi sbottona lentamente la camicia. Infilo le mani sotto la maglia del suo pigiama e la sfilo lentamente accarezzandole i fianchi e le braccia mentre accompagno la maglia per terra. Il lumino sul comodino diffonde una luce soffusa e mi rende più facile guardare il suo corpo e memorizzare ogni piccolo dettaglio, anche se ormai conoscevo il suo corpo meglio del mio. Involontariamente il mio sguardo controllava troppo spesso l'orologio digitale che aveva sul comodino e mi accorgevo che le ore passavano quasi come minuti e noi non volevamo allontanarci nemmeno per qualche secondo, io non avevo intenzione di allontanarmi da lei. Le sue mani erano strette sulle mie spalle mentre le mie vagavano lungo tutto il suo corpo, le nostre labbra non si allontanavano e più le stavo vicino più mi sentivo bene, trascorrere con lei queste ore era come se fossi entrato in paradiso, con la consapevolezza però che poi sarei dovuto tornare all'inferno.

Passiamo tutta la notte ad amarci, nel modo più puro e semplice. Le sua mano resta ancora incrociata alla mia quando mi avvicino alla porta d'entrata. Mi aggiusta ancora i capelli, anche se so che sono in ordine.

«Cosa le dirai?» domanda portando le mani sul colletto della mia camicia.

«Chiamerò Federico e gli dirò di farmi da spalla, me lo deve.» rispondo infilando le dita nei passanti nel retro del suo jeans. «Ci vediamo oggi pomeriggio al centro?» domando e lei semplicemente annuisce prima si portare le labbra sulle mie. Un bacio casto e veloce mi ha fatto capire che non potrò rispettare il patto che ho fatto prima di uscire dalla sua casa: restare amici.
La saluto un ultima volta con un bacio, poi mi avvicino alla mia macchina per tornare da Antonella.
Ecco che ritorno all'inferno.

Ammore scumbinato; Paulo DybalaWhere stories live. Discover now