13.

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Arriviamo a 70 stelline e 10 commenti per il prossimo capitolo!😞

«Oh finalmente ti vedo.» dico appena Ilaria entra nella nostra stanza con Federico.

«Non iniziare a rompere.» dice Federico alzando gli occhi al cielo e guardo Ilaria, aspettandomi che mi difendesse, in realtà alza le spalle incurante e esco dalla stanza sbattendo la porta.
Come può trattarmi così?
Mi dirigo verso il bar non salutando nessuna delle persone che incrocio e mi preparo una camomilla.
Vorrei santo picchiare qualcuno, realmente, ma non posso quindi cerco di calmarmi, chiamando i miei genitori.

«Hei papà!» lo saluto appena mi risponde. «Va malissimo qui! Ilaria non mi pensa più.» dico sbuffando e sento le lacrime nei miei occhi. «No, non lo so perché. È fredda, lontana. Sta sempre con il suo fidanzato e io sto con gente a caso. Si, passo un sacco di tempo con Dybala. No, è un bravo ragazzo.» continuo alzando gli occhi al cielo mentre bevo lentamente la mia camomilla, sentendo i nervi rilassarsi. «Penso che mi iscriverò a boxe, comunque. Per rilassarmi sai..» affermo camminando avanti e indietro per la casa e sorrido sentendo le solite battute di mio padre. «Ci sentiamo domani, si faccio la brava. Si.» dico e lo saluto prima di staccare la chiamata.

«Hei Ale.» dice Dybala e sorrido girandomi. Agire in modo normale, questo mi ha chiesto.

«Hei Dybala.» lo saluto con un leggero cenno della testa. «Vuoi?» domando indicandogli la camomilla sul tavolo.

«Camomilla? Come mai?» domanda preoccupato mentre si avvicina dopo aver chiuso a chiave la porta. «Comunque no, grazie.» dice mostrandomi la borraccia con la sua acqua strana, sa di pipì.

«Ho litigato con Ilaria.» rispondo e lui sospira, sedendosi difronte a me. «Anzi no, avrei voluto litigarci. Non mi ha difeso da Federico e me ne sono andata incazzata. Non parliamo da quanto sono arrivata, Paulo!» dico posando la tazza sul tavolo e incrocio le braccia al petto.

«Calmati, ok? Ci parlo io con Federico.» dice portando la mano sulla mia spalla, accarezzandola lentamente e sorrido, ringraziandolo. In pochissimi secondi lui mi ha rilassato più di quanto mi aspettassi che facesse mio padre e la camomilla. Abbassa lo sguardo al mio petto e si sofferma appena si rende conto che indosso una maglia molto stretta, da evidenziare il seno. Appena rialza gli occhi noto una luce diversa, che mi ricorda quella che aveva quella sera e sospiro.
Non possiamo farlo di nuovo.
Allontana la mano dalla mia spalla come scottato e si poggia al muro poco distante da me.
Non possiamo, però mi rilasserei così tanto.
Continuo a guardarlo e quasi sudo a dover reggere il suo sguardo, i suoi occhi su di me bruciano e anche se mi stanno fissando dritto negli occhi è come se li sentissi su tutto il corpo, come se stessi rivivendo quella sera in pochissimi secondi, ricordando le sensazioni delle sue mani sul mio corpo. Sospiro mordendomi il labbro e in pochi secondi si avvicina a me, baciandomi. Porto le mani dietro il suo collo, infilando le dita tra i suoi capelli tirandoli. Porta anche lui le mani dietro la mia schiena, portando poi la mano tra i miei capelli imitandomi, tirandoli leggermente per scendere a baciarmi il collo. Sospira frustrato quando viene ostacolato dalla maglia a collo alto e mi spinge sul muretto della cucina infilando poi le mani sotto la mia maglia. Rabbrividisco inarcando la schiena all'istante al contatto delle sue mani fredde, mentre continua a mordermi il collo sotto l'orecchio.

«Paulo.» sussurro cercando di allontanarlo, ma lui lo prende come un incitamento e si avvicina maggiormente a me, facendomi sentire il suo rigonfiamento nei suoi pantaloni. Poggia le mani sulle mie spalle e mi spinge di nuovo, facendomi stendere sul muretto. Sospiro, cercando di guardarlo mentre armeggia con i miei pantaloni. Cerco di concentrarmi sulla sua figura, imponente su di me e noto i suoi capelli completamente disordinati e i suoi occhi accessi dall'eccitazione. Mi abbassa i jeans sfilandoli, seguiti poi dagli slip e sento il mio corpo prendere fuoco quando poggia le labbra sulle mie cosce, vicino al mio centro. Ricalca i segni che mi aveva lasciato la sera che siamo stati insieme che stavano per svanire, poi si concentra completamente sul punto più sensibile.

«Se continui a dire il mio nome così non penso finiremo presto.» sussurra prima di infilare un dito in me. Inarco la schiena, portando una mano sulla mia bocca per coprire le mie urla e lo sento sorride contro la mia pelle che ormai va a fuoco. «Calmati nena.» sussurra ironicamente muovendo le dita velocemente, muovo le gambe in modo disordinato e quasi mi sento svenire per le sensazioni che sto provando. Sento le gambe tremare e so che da lì a poco sarebbe terminato tutto. «Vieni per me.» dice mordendomi ancora le cosce e questa è la goccia che fa traboccare il vaso, facendomi venire, urlando il suo nome. Ci metto vari minuti per riprendermi e quando apro gli occhi vorrei morire: Paulo davanti a me che si lecca le dita. Con le mani tremanti cerco di alzarmi ma mi blocca prontamente. «Non abbiamo ancora finito.» dice sorridendo maliziosamente e mi stendo nuovamente. Con un gesto molto agile sale sul muretto posizionandosi su di me e ringrazio Dio e tutti i santi per aver chiuso la porta a chiave. Porto le mani sui suoi jeans sbottonandolo in modo disordinato, sorrido appena noto l'enorme rigonfiamento nei suoi boxer. Subito dopo avergli abbasso i boxer vedo che si ferma, con un espressione confusa e delusa, poi fa per allontanarsi.

«Prendo la pillola, muoviti.» lo blocco portando le mani sotto la sua maglia, trovando finalmente calore alle mie mani gelate e sorride, riprendendo ciò che stava facendo prima. Riporto le mani sulla sua schiena, rinnovando i graffi sulla sua schiena.
Eppure tutto questo mi sembra estremamente giusto.

Ammore scumbinato; Paulo DybalaWhere stories live. Discover now