#uno #mike

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Apre gli occhi.

Oscurità.

Chiude gli occhi.

Forme tetradimensionali dai colori vivi che prendono forma.

Di nuovo occhi aperti.

Nuova oscurità.

Sono morto. Pensa.

Pensiero lecito nonostante l'ottimo stato di salute, visto le ottantatré primavere che si ritrova sulle spalle.

Luce che invade la stanza.

Forme che emergono dal buio.

Poche per la verità.

Mike assiste a questa strana alba sintetica in posizione orizzontale, studiando l'ambiente circostante grazie ai pochi gradi di libertà concessi ai suoi bulbi oculari.

Dove mi trovo? Si chiede, poi subito dopo si dà dell'imbecille. Non ha importanza. Si dice. Molto probabilmente sono già morto da un pezzo. Chi vi parla, in realtà, è un corpo gelido abbandonato sul lettino di un qualche obitorio, con tanto di tagliandino di riconoscimento appeso all'alluce destro.

Guidato da quest'ultima constatazione, lo sguardo di Mike si focalizza sui piedi che si trovano a circa un metro e ottanta centimetri di distanza dai suoi occhi.

I piedi.

Sono scalzi. Proprio come quelli dei cadaveri nell'obitorio di cui sopra, tuttavia non c'è alcun tagliandino appeso.

Mike si concede una smorfia di autocompiacimento.

Non mi sento affatto morto. Si dice.

La stanza ha le dimensioni di un hangar.

Il letto sul quale Mike si trova disteso, è molto simile a quello di un pronto soccorso. Scheletro in acciaio Inox, ruote ai quattro vertici, lenzuola con la consistenza della cartapecora.

L'anticamera del trapasso.

Mike si tira su facendo leva sui gomiti.

Una scarica elettrica prende vita dalla spalla sinistra e si irradia fino all'ultimo micron disponibile della sua mano.

«Maledetta spalla.» Borbotta cercando di veicolare rapidamente tutto il carico del suo peso corporeo, verso la parte destra di sé. Quella che Mike definisce "la parte giovane". Maledetta Spalla. Ripete mentalmente, e nel farlo si rende conto che proprio quelle, sono le sue prime parole pronunciate ad alta voce in quello strano luogo. Le variazioni di pressione innescate dalle corde vocali di Mike, vengono prima assorbite dall'ambiente, e poi rispedite al mittente con gli interessi. Lo scambio genera un piccolo effetto eco.

Mike ora è seduto sul letto, sorretto dai gomiti con un carico fortemente sbilanciato a destra. Una posizione questa, che gli consente una visione d'insieme dell'ambiente circostante decisamente più chiara.

Sono pochi gli elementi in gioco, e perdi più familiari. A pochi metri di distanza da lui infatti, ci sono un tavolo e una sedia. Arredamento in stile ufficio. Anonimo. Freddo. Sul tavolo c'è una risma di fogli bianchi, una matita e un telefono cellulare. Lo sguardo di Mike si sofferma su quest'ultimo. E' uno di quei telefoni di ultima generazione, uno di quelli che Mike si rifiuta di utilizzare visto che risultano molto utili per qualsiasi cosa al di fuori dello scopo principale per il quale sono al mondo: telefonare.

Facciamo un gioco. Si dice Mike.

Il suo campo visivo è ora ridotto a uno spicchio spaziale che tiene sotto tiro l'aggeggio color argento. Un aggeggio che molto probabilmente si porta scolpita sul dorso l'immagine di una mela stilizzata.

«Sei pronto?»

Nessuna risposta.

«Uno, due...tre.»

Non accade nulla, tuttavia Mike continua a contare mentalmente.

Quattro, cinque...

Ancora nessun segno di vita, poi inaspettatamente, un attimo prima che il sei prenda il sopravvento sul suo predecessore, la magia si compie.

Lo schermo del cellulare prende vita illuminandosi.

Sei, sette, otto ...

E una vibrazione scuote lo stato di quiete degli oggetti presenti sul tavolo. La matita compie una piccola rotazione, mentre la risma di carta sembra rabbrividire all'idea che un pezzo di metallo apparentemente inanimato, possa vibrare in quel modo.

Mike sa di essere a un passo dal traguardo.

Ancora due numeri.

Nove, e ...

Nel momento in cui la progressione numerica di Mike raggiunge la doppia cifra, un beep polifonico riprodotto in un formato audio compresso a una frequenza di campionamento intorno ai quarantaquattro chilohertz, irrompe nell'hangar.

«Bingo!» Esclama Mike.

Lo schermo del telefono torna a spegnersi. La matita e la carta ora sono immobili sulla superficie del tavolo. Tutto è tornato nello stato di quiete iniziale. Tuttavia Mike sa che da quel momento qualcosa è cambiato. Il classico battito d'ali di farfalla in grado di generare una tempesta a centinaia di chilometri di distanza.

Mike chiude gli occhi per un attimo. Poi li riapre, e una frazione di secondo più tardi i suoi piedi sono a contatto con a superficie gelida del pavimento.

«Vediamo chi ci scrive.» Annuncia.

Nessuno osa ribattere.

Reset TotaleWhere stories live. Discover now