#trentaquattro #giulia#anna#newborn

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Urla che squarciano il silenzio della biblioteca.

Giulia viene riportata alla realtà in maniera violenta.

Anna si trova davanti a lei.

Sta piangendo.

«Tu...» Balbetta.

Giulia si guarda intorno, poi abbassa lo sguardo.

Orrore!

In terra c'è un neonato. E' sporco di sangue e sta piangendo.

«Tu...» Ripete Anna.

«Io cosa?!» Esclama Giulia in preda al panico.

Anna continua a piangere.

«Io cosa?!» Ripete Giulia.

Anna si toglie le mani dagli occhi. Nessuna pupilla. Solamente sclera. Un bianco eterno, contaminato da centinaia di fiumi rosso porpora.

«Anna...» Abbozza Giulia.

«Non vedo nulla!» Esclama lei. «Sei stata tu!»

«Io?!»

Anna cade in ginocchio e si riporta le mani sul viso.

Il bambino continua a piangere.

Giulia non sa che fare.

Tu sei la madre. Le sussurra qualcuno all'orecchio. Tu sei mia madre. E' una voce che non ha mai sentito prima, tuttavia le ricorda qualcuno.

Tu sei mia madre. Ripete la voce.

Giulia si mette in ginocchio.

Esattamente nella stessa posizione di Anna.

Anna e Giulia.

Giulia e Anna.

Lei sta morendo.

Lei è già morta.

Giulia osserva Anna spegnersi.

Un pianto che si trasforma in singhiozzi, che poco dopo collassano in rantoli appena percettibili, che lasciano la scena al silenzio.

Un silenzio di morte.

«Anna...» Sussurra Giulia.

Nessuna risposta.

«Anna!»

«ANNA!»

Lei è morta.

Il pianto continuo e disperato del bambino ha il potere di riportarla indietro. Indietro verso una realtà del tutto irreale.

Con mani tremanti Giulia solleva il bambino.

Contatto.

Lui sembra calmarsi.

Lei sente il cuore esploderle nel petto.

«Oh mio Dio...»

Piuttosto appropriato come commento.

Giulia non fa caso alla voce.

Si alza in piedi.

Una carezza.

Magari alquanto sconnessa a causa del tremore, tuttavia il primo vero contatto con suo figlio.

Suo figlio.

Giulia si guarda intorno. Il corpo di Anna è scomparso. Disintegrato. Volatilizzato. Forse mai esistito.

«Che cazzo faccio adesso?»

Nessuna risposta. Nessun suggerimento.

Giulia avvicina il corpo del bambino a sé. Lui sembra sapere quello che vuole. Lei ne prende coscienza un attimo dopo. Chiude gli occhi. Oscurità. Il mondo di Anna. Anna che non c'è più. Anna che non è mai esistita.

«Proprio così.» Sussurra Giulia. «Anna che non è mai esistita, così come non sono mai esistiti Steve e Mike. Tutto falso. Tutto un sogno delirante.»

Apre di nuovo gli occhi.

Suo figlio sta nutrendosi di lei.

Un miracolo.

Madre e figlio.

«Ce la faremo?» Chiede Giulia.

Il bambino interrompe il suo succhiare frenetico. Osserva la madre. Sembra sorridere. E' solamente un'impressione. Un quid temporale in cui tutto sembra prendere forma. Una parentesi aperta e subito dopo richiusa in grado di far passare inosservato un concetto al momento incomprensibile.

Poco dopo la fame stravince la battaglia con la curiosità, e Giulia osserva il bambino sottomettersi all'istinto di sopravvivenza. Un'attitudine già consolidata nonostante i pochi attimi di vita vissuta appena trascorsi.

Un nome.

Un nome da cui ripartire.

Giulia annuisce.

Una Genesi 2.0.

Giulia pronuncia il nome ad alta voce. Nessuno sembra avere qualcosa in contrario, e per un tempo che pare durare in eterno non accade nulla. Poi la luce. Lame di luce che investono lei e il bambino.

Giulia cerca di proteggersi gli occhi.

Niente da fare.

Forme geometriche astratte prendono vita davanti alle sue pupille.

Dolore alla testa.

Giulia cade in ginocchio.

Giulia perde i sensi.

Giulia...

Reset TotaleWhere stories live. Discover now