#ventidue #newborn

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Apnea.

Una parola che per lui non ha alcun significato, ma che ha il potere di farlo soffrire, e nonostante la sua esperienza di vita si riduca a una manciata di minuti, capisce che agire in questo modo non porterà a nulla. Apre la bocca. Inspira un'enorme boccata d'aria. Polmoni in fiamme.

Ma che cazzo...

E' la prima parolaccia della sua vita. Ne è vagamente consapevole, e la cosa suscita in lui una sorta di fierezza primordiale. Di nuovo aria che popola i polmoni, questa volta con più calma. Il bruciore è lieve.

Molto meglio.

Non appena il ritmo respiratorio si normalizza, sente arrivare dal profondo delle sue viscere quella sgradevole sensazione che lo ha gettato nel panico pochi istanti prima.

Nu-tri-men-to.

Sinapsi numero uno.

Sentiero neuronale tracciato.

Sa di aver appena incamerato una nuova nozione. Nozione che probabilmente si rivelerà determinante per il suo futuro, ma che al momento ha il solo potere di rendere comprensibile uno stato di malessere generale. Prima era tutto diverso. Il nutrimento non mancava. La voce provvedeva a farlo stare bene. Ora la voce non c'è più. E' solo. Stanco. Affamato. Vorrebbe mettersi di nuovo a urlare, ma il suo cervello è già avanzato a uno stadio successivo della comprensione. Piangere in questo momento non servirà a nulla.

Ok, ma cosa posso fare?

Bella domanda. Una voce robotica proveniente da chissà dove, gli suggerisce parole incomprensibili, qualcosa che suona all'incirca così: alzati, recupera un biberon, riempilo prima d'acqua, poi di latte in polvere (attenzione: un misurino ogni 30ml di acqua), scaldalo al microonde per circa trenta secondi, e poi goditi il nu-tri-men-to.

E' fuori discussione. Non ha capito nemmeno una parola di quello che ha detto la voce. Del resto, come avrebbe potuto? Poi qualcosa cambia all'improvviso. E' una sensazione piacevole. Qualcosa lo sta accarezzando all'altezza del viso. Preso alla sprovvista si guarda intorno. Non c'è nessuno. O perlomeno nessuno che lui possa vedere.

Solletico.

Sol-le-ti-co.

Una nuova parola che va a far parte del suo bagaglio dialettico. Una parola che ha il potere di farlo sorridere. Un primo sorriso senza testimoni. Un primo sorriso che si perde tra le macchie di sangue che imbrattano i muri. Fronte, guance, e mento. La sensazione di piacere si sta rapidamente espandendo su tutto il viso.

Non male questo solletico. Pensa. Non male davvero.

Poi una voce. Questa volta molto simile a quella che sentiva quando il mondo era ancora perfetto. Non proprio la stessa, ma comunque altrettanto piacevole.

«Ciao piccolo mio.»

Il suono di quelle parole non gli è nuovo. E' sicuro di aver già sentito qualcosa di simile. Quando se ne stava rannicchiato al calduccio.

«Ciao piccolo mio, come stai?» Continua la voce, e lui vorrebbe rispondere che non sta per niente bene. Nossignori. Per niente bene, anzi, qui la situazione sta letteralmente colando a picco. Ecco quello che vorrebbe rispondere, tuttavia sa non di poterlo fare.

La solita fregatura.

Poi ha un'intuizione. C'è un solo modo per esprimere il suo disagio. E' una delle poche cose che ha già imparato a fare con una discreta personalità e controllo. Prende un bel respiro, poi si gira rivolgendo lo sguardo dritto davanti a sé, ed esplode tutto il suo disappunto, producendosi ancora una volta, in un pianto disperato.

Reset TotaleWhere stories live. Discover now