#ventinove #anna#contraction#2

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Scolpire un viso sotto l'effetto di un dolore come quello che ora sta provando Anna, non è cosa facile. Le contrazioni sono diventate più forti e più frequenti. Anna continua a lavorare nonostante i suoi occhi vengano oramai costantemente inondati da gocce di sudore.

Dolore. Bruciore agli occhi. Forze che sembrano abbandonarla. Anna respira incamerando erroneamente grandi quantità d'aria. Aria che sembra non esserle di alcun aiuto. Aria che sembra soffocarla.

«Maledizione!» Impreca, poi colpisce con violenza il marmo, portando alla luce quella che a prima vista sembra essere la sagoma della bocca di un bambino.

Un sorriso. Sì, un piccolo sorriso che ha il potere di infonderle nuova energia. Un sorriso per cui vale la pena andare avanti nonostante tutto.

«Mi spieghi come l'avresti gestita se al posto mio e della pazza, ora ci fossero Mike e Steve?» Chiede Anna con tono provocatorio. «Cosa pensavi, di farlo uscire dal buco del culo di uno dei due, questo cazzo di bambino?!»

Silenzio.

«Sarai anche Dio, ma il senso dell'umorismo non è di certo il tuo forte.»

«Libero Arbitrio.» Al di là della voce di Mister G. si percepisce un pizzico di sarcasmo.

«Sì, come no, la solita sparata evangelica!»

«Così mi offendi.»

Anna si asciuga ancora una volta il sudore sulla fronte, poi continua la sua opera. «Scusami tanto, bello mio, non volevo.»

«Un modo l'avremmo trovato.»

«In fondo tu puoi tutto.» Commenta Anna. «Sono convinta che un qualche orifizio l'avresti trovato comunque.»

«A te invece il senso dell'umorismo non manca.»

«Faccio quello che posso.»

La bocca del bambino ora è molto ben definita. E' semiaperta. Come se quella piccola creatura di marmo stesse sussurrando qualcosa al mondo. Un qualche segreto in grado di cambiare ogni cosa.

«Mi sembra un bambino sveglio.»

«Lo è.»

«E tu come lo sai?»

«Sono sua madre!»

«No che non lo sei!»

Anna sembra riflettere su quelle parole, poi un picco di dolore la colpisce senza pietà. «Cazzoooooooo!» Si inginocchia ancora una volta, cercando di reggersi in piedi facendo leva su martello e scalpello, come fossero stampelle. «Giuro che quando questa storia sarà finita, mi prenderò una bella vacanza.»

«A chi verrebbe in mente una cosa del genere in un momento come questo?» Commenta Mister G.

«A una ...» Anna si concede un attimo per respiro profondo «...a una pazza.» conclude.

«Esatto!» Esclama Mister G. «Peccato che non sia tu, ma la tua compagna di avventure a esserlo!»

Anna scuote la testa. Il dolore è ancora acuto.

«Il tempo stringe.»

«Lo so.»

«Lo so che lo sai, tuttavia stringe più di quello che pensi. Quindi alzati e continua.»

Anna è ancora in ginocchio.

«Alzati-e-continua.» Ordina Mister G.

«E lei?»

«Lei cosa?»

«Giulia, come se la sta passando?»

«Non è cosa che ti riguardi.»

«Beh, se permetti, la cosa mi riguarda eccome!»

Mister G. non risponde.

La conversazione è terminata.

Anna ne è consapevole.

«Sei davvero un paraculo tu!» Sbotta «Non appena ti rendi conto di essere alle strette, vai in silenzio stampa. Troppo facile così!»

Di nuovo silenzio.

«Ma non è che tu in realtà sei l'altro pezzo grosso?»

Nessuna risposta.

«E quando dico "l'altro pezzo grosso" intendo quello con le corna, la coda, e il forcale. Inteso?»

«Ora mi fai ridere.» Commenta Mister G. «Ora mi stai davvero facendo ridere, e guarda che non è una cosa buona.»

Anna sospira. La contrazione sembra allentare la presa. Si rialza. Martello e scalpello di nuovo in posizione. «E' ora che tu veda in che razza di mondo ti stai per andare a ficcare, piccolo mio!» Grida in direzione del pezzo di marmo, poi colpisce con decisione poco al di sopra della bocca, facendo schizzare via scaglie di materia che vengono espulse dal corpo centrale come proiettili impazziti.

Il bambino si prepara a vedere.

Vedere il volto di sua madre.

Reset TotaleWhere stories live. Discover now