Capitolo 10: Il secondo beta (✅)

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Entrarono nell'ufficio come la prima volta, desiderosi di conoscere sempre di più sul conto dell'altro. Sebastian si sedette dietro la scrivania in modo molto elegante. Chiuse le mani a pugno e le mise sotto al mento, iniziando a far scorrere gli occhi su tutta la figura della compagna. Forse voleva controllare se avesse altre ferite che non aveva visto, ma non era così, quindi tirò un sospiro di sollievo e le sorrise. «Ti è passato tutto quindi?» domandò tornando per un attimo serio, anche se poi distese i muscoli del viso per non spaventarla.

La giovane annuì subito, voltando la testa e notando che il fuoco era acceso. Si sorprese molto; non credeva l'avesse acceso. Lo guardò per vari secondi, per poi incamminarsi verso le poltrone verdi, stando attenta ovviamente a poggiare bene e delicatamente il piede sul pavimento. Si sedette con calma e si rilassò sentendo il calore del fuoco. «Ho notato che ti piace, quindi ho pensato di tenerlo sempre accesso» sussurrò dolce, mentre la osservava. Katherine si girò verso di lui e lo guardò. Non sapeva cosa dire, quell'uomo era una sorpresa continua. Arrossì e gli sorrise, per poi tornare a guardare il fuoco. Dopo vari minuti, la lupa girò la testa verso il compagno. Sembrava preoccupato per qualcosa, ma soprattutto arrabbiato.

Muoveva la gamba ritmicamente, provocando un rumore davvero molto fastidioso. Forse avrebbe dovuto chiedergli che cosa avesse, ma non sapeva come fare. Si ricordava che sua madre aiutava sempre il padre nei suoi affari o quando era arrabbiato per qualcosa, quindi lei, da brava Luna, doveva almeno provare ad aiutarlo. Si mise meglio comoda sulla sedia e, prima che potesse anche solo schiarirsi la voce, bussarono alla porta. La ragazza sbarrò gli occhi, mentre il cuore iniziava a batterle forte. Si sentiva abbastanza a disagio in quella stanza, soprattutto se Sebastian doveva intrattenere delle conversazioni importanti.

Katherine deglutì e si passò una mano tra i capelli, nascondendosi come meglio poteva. Forse era un comportamento da bambina, ma quella situazione, quella nuova vita per lei, erano ancora strani. «Avanti» commentò l'Alpha, con un tono di voce che la compagna non gli aveva mai sentito. Cambiava davvero molto quando non era con lei. Il compagno le lanciò una veloce occhiata divertita, mentre lei sprofondava ancora di più nel cuscino. Magnus entrò, per la prima volta senza valigetta.

La giovane si rilassò subito, facendosi vedere e salutandolo.

«Luna. Ci siamo visti poco fa e vedo che sta molto meglio. Sono felice di vederla.»

Le fece un sorriso timido e poi si rivolese a Sebastian con sguardo serio. «Pensavo saresti venuto domani mattina, è successo qualcosa?» chiese Sebastian preoccupato, mentre lasciava che il medico si accomodasse sulla sedia in pelle di fronte alla sua. La lupa stava ascoltando attentamente ogni parola e poteva percepire che l'aria si stava facendo sempre più tesa. Anche lei era in ansia, voleva sentire quello che Magnus aveva da dire a Sebastian.

Sentì il medico tossire, poi, dopo pochi secondi, l'Alpha si alzò, avvicinandosi alla compagna e inginocchiandosi davanti a lei. Poggiò le mani sulle sue gambe e la guardò dispiaciuto. «Piccola... che ne diresti se entrassi dopo che io Magnus avremmo finito? Mi dispiace, ma devo parlare con lui di cose importanti.»

La guardò negli occhi sperando non facesse storie, ma non sapeva che la ragazza aveva proprio intenzione di non alzarsi. Difatti incrociò le braccia al petto e assunse un'espressione seria e offesa. «Non potete parlare con il collegamento mentale?» chiese ovvia, mentre l'uomo abbassò la testa, segno che stava perdendo la pazienza. Però, quando alzò di nuovo il capo, il suo viso sembrava tranquillo, o forse era solo l'apparenza. «Certi argomenti non possono essere spiegati a mente» rispose con fare dolce, mentre il medico lo guardava con un sopracciglio alzato visto che non gli aveva mai sentito quel tono di voce.

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