Capitolo 12: La sala del trono (✅)

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«Io non so perché tu ti preoccupa così tanto. Perché credi che qualcuno voglia spezzare il nostro legame? Nessuno sano di mente lo farebbe, e tu lo sai» affermò seria, mentre lo guardava negli occhi che piano piano stavano tornando del loro blu che tanto le piaceva. «Infatti queste persone non sono sane di mente, anzi, tutto il contrario. Però ascoltami, ti dirò tutto dopo la cerimonia per fare diventare Magnus il mio beta, così faremo una riunione noi quattro, va bene?» domandò, per poi prenderle le mani e baciarle entrambe molto delicatamente, come se fossero di vetro e potessero rompersi al minimo movimento.

La ragazza voleva così tanto sapere tutto subito, ma aveva capito che per lui era importante che aspettasse, così annuì. Non vedeva l'ora che scoprisse cosa stava accadendo al branco ed era certa che quel lupo che l'aveva morsa c'entrava parecchio. Sebastian la fece alzare e poi insieme uscirono dalla stanza. La lupa era davvero curiosa di scoprire cose le avrebbe mostrato; la sua curiosità era sempre stata qualcosa di difficile da domare. Di tanto in tanto guardava il compagno, notando e sentendo che era emozionato per qualcosa. Quella Villa era immensa.

Stavano camminando già da quasi cinque minuti e ancora dovevano fermarsi. «Ma dove stiamo andando?» chiese abbastanza infastidita, anche se proprio in quel momento si fermarono davanti ad una stanza con un arco e quindi aperta a chiunque. Sebastian chiuse gli occhi, abbassando la testa di poco e stringendo sempre più forte la mano di Katherine. La giovane era impaziente di entrare e aveva sin da subito capito che quello era un luogo sacro per lui. Quest'ultimo poi riaprì lentamente le palpebre, entrando lentamente e tenendo sempre saldamente la mano della compagna.

Lei si stava guardando in giro e poi aveva puntato gli occhi su un quadro davvero molto grande che ricopriva tutta la parete. Rappresentava un uomo seduto su una sedia e una donna accomodata sulle sue gambe. Il primo aveva i capelli castani e gli occhi di un blu meraviglioso. L'altra invece aveva i capelli neri e gli occhi nocciola. Entrambi stavano sorridendo, mentre sulle loro teste erano poggiate due corone davvero meravigliose. «Sono i miei genitori» sussurrò con poca voce l'Alpha, mentre fissava il dipinto come se potesse prendere vita.

Katherine non aveva ancora detto niente visto che aveva intuito che anche lui aveva una storia i cui demoni lo stavano ancora perseguitando. «Non mi ricordo affatto mia madre. Se non fosse per questo dipinto non ricorderei nemmeno il suo viso» rivelò velocemente, continuando a guardare il quadro. «Sei uguale a lei» replicò la compagna, maledicendosi mentalmente visto che quelle parole gli avrebbero sicuramente provocato dolore.

La giovane vide che di fianco a loro c'erano due sedie rosse e dai contorni d'oro con sopra poggiate le corone del dipinto. Lasciò la mano del compagno e si avvicinò ai due troni, fermandosi poco dopo. «Anche tu sei uguale a tua madre sai?» disse quasi divertito, anche se nessun sorriso gli era comparso sul volto. La giovane si girò di scatto, guardandolo negli occhi e facendo un lieve sorriso. «Lo so» rispose, torturandosi le mani e abbassando lo sguardo. «Mio padre non ha mai voluto raccontarmi come mia madre è morta e credo anche che non lo saprò mai» disse tutto d'un fiato, girandosi di spalle e uscendo in fretta dalla stanza.

La ragazza rimase interdetta, vedendolo scomparire. Sospirò e guardò un'ultima volta il quadro. Uscì a sua volta e cominciò a cercare il lupo. Non riusciva a capire dove fosse andato, ma poi lo trovò seduto sull'erba del giardino dell'abitazione. Dentro di lei sentiva che stava provando un dolore fortissimo, lo stesso che ogni volta che pensava ai genitori le imprigionava l'anima. Non sapeva se andare lì per consolarlo oppure se rimanere dov'era.

Come poteva consolare qualcuno che stava provando lo stesso suo dolore? «Katherine» sussurrò l'Alpha, girandosi verso di lei e facendole segno di andare a mettersi vicino a lui. Non se lo fece ripetere due volte e corse subito vicino al compagno, guardandolo bene in viso. «Mi dispiace, non entro spesso in quella stanza e, quando lo faccio, comincio a soffocare» rivelò, alzando la testa verso il cielo azzurro di quella giornata. La giovane fece lo stesso e si stese sul prato, non importandosene se qualcuno l'avrebbe vista.

The Alpha KingWhere stories live. Discover now