Capitolo 32: Il cambiamento

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«Non è così semplice» rispose prontamente l'altra, con un tono di voce che non le si addiceva affatto. Era nervosa e pareva perfino arrabbiata con l'Alpha che la stava guardando intensamente. «Niente lo è» rispose Katherine bevendo un sorso di acqua fresca. Quella ragazza non le piaceva, ma non perché era un'ibrida, bensì perché credeva che solo lei stesse passando le pene dell'inferno. La lupa non parlò quasi mai durante quel colloquio visto che non ne vedeva il motivo. La cosa che voleva più di se stessa era che quella ragazza uscisse dal suo ufficio il più velocemente possibile. «Non conosci il mio Alpha e...» Non riuscì a terminare la frase sentendo che la ragazza davanti a lei aveva iniziato a tamburellare le dita sulla superficie liscia del tavolo. «Questo è vero, ma non conosco nemmeno te.» La guardò gli occhi, scrutando il suo viso come se ne dovesse fare un ritratto. Cassandra deglutì e sembrò delusa da quelle parole. Forse si aspettava che la bionda fosse comprensiva e le venisse incontro, invece sembrava volesse mettere meno a suo agio possibile. «Io non sono e non sarò mai come Halem» rispose per difendersi, anche se gli occhi della lupa era più concentrati nell'osservare il camino spento che avrebbe tanto voluto accendere. Cassandra sospirò e si alzò, sistemando la sedia e prendendo il vassoio vuoto tra le mani. «Da come ti sei comportata potresti esserlo dal momento che, come ho detto prima, non ti conosco.»

Katherine non era mai stata così tagliente e scontrosa in tutta la sua vita. Anche se non voleva essere così scortese con la nuova arrivata, c'era qualcosa che le impediva di essere gentile, e quel qualcosa era il suo buonsenso. Se avesse collaborato allora le cose sarebbero state diverse, invece ora erano così. Cassandra lasciò velocemente la stanza e sbatté la porta con tutta la forza che aveva. Il silenzio che calò nell'ufficio sembrava sempre lo stesso di quando era andata a visitare il suo vecchio branco. Anche dopo l'attacco, lei pensava solo a chi potesse essere Mai. Era piccola quando aveva lasciato il branco, quindi era molto difficile cercare di ricordarsi i membri. Si alzò dalla sedia e notò solamente in quel momento quanto la pancia le fosse cresciuta. Era come se si fosse accorta solo ora di aspettare un bambino, ma dopo tutto quello che aveva passato era normale. Però Mai non era l'unica a essersi impossessata della sua mente, c'era anche Halem, l'assassino del suo branco. Non credeva che lo incontrasse così, che le parlasse come se avesse fatto la cosa più naturale del mondo. Ora poteva anche essere nella sua stanza e osservarla, ma più di tanto cosa poteva fare? Ucciderlo era impossibile, in più non poteva nemmeno vederlo. Si inginocchiò davanti al camino e accese il fuoco dopo un paio di tentativi.

Chiuse gli occhi e ascoltò quel rumore che l'aveva sempre accompagnata durante la sua crescita, durante quel periodo della sua vita in cui tutto era nero, in cui la speranza aveva lasciato il suo corpo da tempo. Immersa nei suoi pensieri nona aveva nemmeno sentito la porta aprirsi e Sebastian entrare. Si girò di scatto e lo osservò in silenzio, come se non avesse più la facoltà di parlare. Il Re voleva dire qualcosa, ma non sapeva bene cosa. «Se sei venuto a dirmi che ho trattato male Cassandra, puoi anche andartene» sibilò nervosa, per poi ritornare ad osservare il fuoco. Sebastian la guardò sorpreso, non riuscendo a capire cos'avesse. «Gli ormoni ti stanno facendo impazzire vero?» le disse cercando di farla ridere, anche se ricevette solo un'occhiata che lo fece subito zittire. L'Alpha si sedette al suo fianco, guardandole il viso che sembrava più teso di una fisarmonica. «Ho bisogno di stare da sola» disse non guardandolo negli occhi. Sebastian fu ferito da quelle parole, ma non rispose e si alzò, camminando lentamente fino alla porta e sperando che gli dicesse di tornare indietro, ma non successe. Abbassò la maniglia e guardò l'ora: non voleva che rimanesse lì tutta la notte visto che ormai le undici si stavano avvicinando. C'era qualcosa che non andava, ormai l'avevano capito tutti, a ma forse erano solo gli ormoni. «Le donne che aspettano un bambino hanno sbalzi d'umore, è normale, stai tranquillo» gli aveva detto il medico poco tempo prima.

Uscì definitivamente dalla stanza e si avviò alla volta della sua camera visto che non se la sentiva di andare nel suo ufficio per sbrigare altre faccende. <<Ti aspetto in camera>> disse mentalmente alla compagna che era ancora seduta davanti al fuoco a osservarlo. Sebastian si sedette sul letto e si portò una mano davanti agli occhi. Perché mai quell'ibrido avrebbe dovuto consegnargli quel ciondolo? Era davvero il suo scopo quello di farsi scoprire come assassino dei genitori di Katherine? Cominciava ad avere dei dubbi, e non solo lui dopo che Cassandra disse al compagno come la giovane Alpha l'aveva trattata. Quella notte la bionda non si fece vedere e nemmeno a colazione. La porta del suo ufficio era chiusa a chiave, e lui di certo non l'avrebbe sfondata. Quando, dopo colazione, si avviò verso la stanza in cui Katherine aveva passato la notte, notò che davanti alla porta c'erano Magnus e Cassandra. Sebastiana aggrottò la fronte e si avvicinò velocemente ai due. «Che ci fate qui?» I due si guardarono e poi la ragazza si fece avanti prendendo un lungo respiro. «Halem non fa mai nulla senza che non ci siano conseguenze» affermò più seria che mai, guardando per alcuni secondi la porta. L'Alpha aveva davvero paura di ascoltare le parole che avrebbe pronunciato di lì a poco, ma poco dopo si rilassò nel sentire che nemmeno lei sapeva. Non si era affatto rilassato, era frustrante non sapere che cosa stesse affliggendo Katherine in quel momento. «Ora che ci penso...» commentò il Re chiudendo gli occhi e appoggiandosi al muro, «da quando le ho dato quel ciondolo è cambiata, ma non è possibile che un oggetto possa cambiare le persone in questo modo...» fece una piccola pausa, poi continuò: «A meno che...»

The Alpha KingWhere stories live. Discover now