Capitolo 18: Tradizioni (✅)

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Katherine non sapeva esattamente cosa dire visto che sperava di aver sentito male. Era la prima volta che udiva parlare di lezioni di galateo e non credeva che esistessero ancora. Poi però pensò che un po' di senso lo aveva visto che aveva dei modi burberi alle volte e doveva fare bella figura quando sarebbero partiti per il continente antartico.

«Quindi non potrò andare in biblioteca, vero?».

L'idea di non poter passare del tempo in quel luogo le logorava l'anima visto che l'aveva perfino ribattezzato il suo piccolo angolo di paradiso. Trascinò i piedi fino alla stanza, senza ascoltare quello che Sebastian le disse; era una Luna, doveva farci l'abitudine, e anche in fretta. Si lasciò cadere sul letto, mentre i capelli le finivano davanti al viso e alcuni in bocca. «Mi dispiace, ho tentato di evitarle, ma i lupi che vivono nel continente antartico hanno delle usanze strane a cui sarà difficile abituartisi all'inizio, voglio solo che la nostra permanenza sia meravigliosa, non sei arrabbiata con me vero?» le domandò, ripensando alla sfuriata di quel pomeriggio e come Adam lo aveva preso in giro fino a cinque minuti fa.

La bionda scosse la testa senza guardarlo; era molto stanca e delusa, quindi la voglia di parlare si era rinchiusa in una tana da cui sarebbe uscita mal volentieri. Sentiva la preoccupazione del compagno aumentare ogni respiro di più, così si decise a staccare la testa dal cuscino e guardarlo negli occhi.

«Sarà meravigliosa comunque dal momento che saremo insieme, non credi?».

Sebastian sorrise, andandole vicino e sentendosi accanto a lei. Successivamente puntò lo sguardo sulla luna che stava brillando alta nel cielo e che si poteva scorgere dalla finestra. Non disse niente, guardandola per alcuni minuti, come se sperasse che gli dicesse qualcosa. «Fammi vedere ancora i tuoi occhi da Alpha, sono così belli che non riesco a non guardarli» sussurrò l'uomo, voltando la testa verso la ragazza che lo stava guardando con un sopracciglio alzato.

«Ma li hai uguali ai miei» affermò l'altra quasi divertita. Si rese conto che nemmeno lei aveva visto i suoi occhi da Alpha. Quindi si alzò e raggiunse il bagno a grandi falcate, cercando di far cambiare il colore il più velocemente possibile. C'era qualcosa che la bloccava, che non le permetteva di cambiare tonalità. Si guardò allo specchio, prendendo un lungo respiro e trattenendo il fiato. «Ehi, non devi sforzarti troppo, non voglio che tu abbia dei danni irreversibili poi, ok?» mormorò un po' in colpa visto che non credeva che anche far diventare gli occhi rossi fosse difficile per lei. Però era Alpha da poche ore e anche lui all'inizio non aveva molta dimestichezza col suo lupo, soprattutto perché non riusciva a controllarlo.

«Ehi, guardami» sussurrò, quando vide che gli occhi della donna si stavano intristendo. Prendendole il viso tra le mani le diede un leggero bacio sulla guancia, incastrando le dita tra i suoi lunghi capelli biondi.

«So che è frustrante non riuscire a controllare il proprio lupo, ma anche io ero così, e lo sono rimasto per un bel po' di mesi. Essere un Alpha è tutta un'altra storia. Si è sempre lupi, ma con altre responsabilità e soprattutto con un dolore che dovremo sopportare per sempre, è il nostro fardello e dobbiamo accettarlo; il branco ha bisogno di noi.»

Le sue parole furono come una doccia ghiacciata per Katherine. Quando doveva ancora conoscerlo credeva che fosse apatico e senza alcun sentimento, ma sentirlo parlare così era talmente strano che la ragazza non sapeva cosa dire. Non sapeva com'era morto il padre e non voleva chiederglielo, sarebbe stato lui a parlargliene quando se la sarebbe sentita. Aveva ragione, il branco aveva bisogno di loro, soprattutto in un momento pericoloso come quello. «Hai ragione» disse solamente, per poi fargli un sorriso tirato e ritornare in camera. Si tolse il vestito e si infilò sotto alle coperte, accorgendosi di essersi già abituata a tutto quello sfarzo e comodità.

The Alpha KingWhere stories live. Discover now