Capitolo 24: La nave

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«Certo che ti aiuterò, Magnus poi si è sempre preso cura di me, quindi devo un favore a entrambi» disse con un sorriso, per poi mettersi a guardare fuori dal finestrino. Non era male viaggiare in aereo, ma aveva una paura folle che il velivolo potesse precipitare da un momento all'altro. Sebastian le accarezzò i capelli, osservandola. Katherine si girò verso di lui e lo guardò a sua volta, poi gli sorrise e chiuse gli occhi. «Svegliami quando arriviamo» mugugnò già assonnata, mentre si addormentava piano piano. Il lupo decise di schiacciare un pisolino a sua volta, ma non sapeva che chiudendo gli occhi avrebbe dato di nuovo vita ai suoi incubi peggiori. Una volta che chiuse le palpebre, venne inondato dal buio pesto e inquietante che l'aveva accompagnato per i primi anni dopo la morte del padre. Si guardò intorno, sperando di svegliarsi al più presto, ma quelli non erano i piani. Ad un tratto si trovò in una foresta, un bosco che conosceva fin troppo bene e che era stato teatro della morte più dolorosa a cui avesse assistito. Sapeva che dietro di lui c'era suo padre, con quei suoi occhi che erano lo specchio della sua anima, con quello sguardo che sognava ancora...

Guardò verso l'alto, notando che la luna era oscurata da delle nuvole minacciose, proprio come quella sera. «Sebastian...» La voce roca e morente del padre giunse alle sue orecchie come una coltellata al cuore. Era da tanto che non faceva quel sogno, che non sentiva la voce dell'uomo che gli aveva promesso che non gli sarebbe capitato niente e che sarebbero sempre stati assieme. «Voltati Sebastian...» ripeté la voce, mentre il respiro pesante dell'uomo iniziava a inondare quella foresta. L'Alpha si girò lentamente, trovando il padre con una mano sul collo, dove l'ibrido di cui non sapeva ancora il nome l'aveva morso. Non riusciva ad avvicinarsi, era come se qualcosa lo bloccasse. Rivivere quella scena gli aveva stretto il cuore in una morsa che lo stava quasi per soffocare. Non voleva piangere, non voleva essere ancora quel ragazzo che si era disperato davanti a tutto il branco, a quel branco che era stato dimezzato. «Papà...» Quelle parole furono dolorose, come se all'accoltellata di prima se ne fossero aggiunte tante altre che ormai non gli lasciavano neanche più respirare. Cadde in ginocchio e lasciò che le lacrime scivolassero lungo le sue guance.

Non era riuscito a controllarsi; come tutte le volte. «È solo un sogno, solo un sogno...» Iniziò a ripetersi, respirando affannosamente e cercando di svegliarsi il prima possibile. «Non è un sogno figlio mio...» La sua voce si stava sempre più affievolendo. L'uomo inspirò profondamente, ancora una volta, forse per assicurarsi se fosse ancora vivo o meno. «Sì che lo è, lasciami in pace, ti prego...» sussurrò, mentre il corpo dell'uomo in quell'istante scompariva. L'Alpha sgranò gli occhi, guardandosi intorno e rendendosi conto di esser di nuovo solo, in mezzo a quella foresta. Deglutì e chiuse gli occhi, desiderando con tutto se stesso di aprire gli occhi. Con sua grande sorpresa si svegliò quasi di soprassalto, notando che fuori fosse buio. Quanto aveva dormito? Credeva fossero passati solo pochi minuti. Si asciugò le guance visto che erano bagnate dalle lacrime che non pensava di aver versato anche nelle realtà. Notò che la donna stava ancora dormendo. Sospirò e le carezzò dolcemente la guancia.

Girò in tempo la testa per vedere che la hostess lo stava raggiungendo e, appena gli fu davanti, disse: «Tra poco atterreremo». Gli sorrise e poi tornò nella cabina di pilotaggio. Sebastian sospirò ancora una volta, aspettando con impazienza di mettere piede sul terreno. Non che non gli piacesse volare, ma preferiva di gran lunga viaggiare in auto. Quando finalmente il velivolo toccò terra, si alzò, stiracchiandosi e notando che fuori c'erano molte persone. Sbuffò; certe volte voleva non essere il Re Degli Alpha e avere una vita normale. Qualche volta pensava anche che unificare tutti i branchi non fosse stata una brillante idea, però era anche vero che c'erano pochissimi attacchi, anzi, non ce n'erano proprio. L'aereo si fermò, così decise di prendere Katherine tra le braccia e di uscire dall'aereo. In lontananza vide la nave che li avrebbe finalmente condotti in Antartide. In lontananza vide Julian che gli sorrise subito e poi lo raggiunse. «È sicuro di non voler fermarsi in qualche hotel stanotte?» domandò a voce bassa per non svegliare la Luna. «Non ti preoccupare, voglio solo arrivare in Antartide il prima possibile.

The Alpha KingWhere stories live. Discover now