Capitolo 23: La storia

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Ci volle più di qualche minuto prima che Sebastian riuscisse ad alzare la testa e calmarsi. Non era affatto imbarazzato, anzi, le prese il viso tra le mani e le baciò la fronte. «Scusa Katherine, era da tanto che non pensavo ai... ai vampiri» disse chiudendo gli occhi per un secondo e poi sorridere per non cercare di cadere ancora nella tentazione di piangere. «Fa bene piangere ogni tanto, anche un Alpha» disse facendogli un sorriso sornione e accarezzandogli il braccio. Dopodiché uscì dalla doccia per lasciare un po' di tempo al compagno. Lei sapeva perfettamente quanto aiutasse pensare e stare soli. Ritornò in camera e si vesti con dei semplici pantaloni e una maglia a tinta unita. Non vedeva l'ora di vedere l'Antartide e di correre tra gli alberi della foresta. Era così eccitata che non si era nemmeno resa conto di essersi stesa sul letto e di essersi addormentata poco dopo. Sebastian tornò in camera e si vestì velocemente, accomodandosi vicino alla ragazza. Così rimase lì, tutta la notte, a guardarla dormire mentre i raggi della luna si poggiavano dolcemente sul suo viso. Erano state le ore più belle della sua vita, le più piene visto che aveva sempre fatto quel viaggio da solo. Appena il sole fece capolino e alcuni suoi raggi penetrarono dalle tende, pensò che fosse ora di alzarsi. Non era fatto stanco, ma non vedeva l'ora di arrivare in Antartide poiché che odiava i viaggi così lunghi. Cercò di fare meno rumore possibile e, dopo un po' di tempo, svegliò la ragazza visto che era ora di partire. Si prepararono in fretta e poi portarono le valigie nella hall dell'albergo, mentre alcuni concierge le trasportavano fino alla macchina. Emanuele raggiunse i due Alpha che stavano ringraziando il personale dell'hotel. Anche se avevano passato poco tempo in quel paradiso, era stato il giorno più bello della loro vita. «Mi dispiace che ve ne dobbiate andare, ma sono comunque felice che abbiate scelto questo hotel, non vedo l'ora di rivedervi.» Fece un inchino che fu seguito da quelli dello staff e anche da alcuni ospiti che passavano di lì. «Ci ritorneremo di sicuro, questo hotel è una meraviglia» affermò Katherine, guardandosi per l'ultima volta intorno.

Emanuele sorrise e poi li scortò fuori, fino alla loro auto. «Beh, come ogni tre anni ci salutiamo» continuò l'uomo rivolto a Sebastian, che gli diede una pacca sulla spalla. Il rappresentante poi si avvicinò all'orecchio dell'Alpha e sussurrò: «Mi piacerebbe che portaste anche vostro figlio la prossima volta, se per voi va bene ovviamente.» I due Alpha si guardarono tra loro imbarazzati e annuirono. «Certo, lo porteremo» soffiò Sebastian che mise un braccio intorno alle spalle della ragazza e ridacchiò. «In quanti lo sanno?» domandò, non arrabbiandosi nemmeno più visto che era facile per i lupi capire se una lupa era incinta o meno, però lui sperava lo stesso di tenerlo nascosto, fino a quando fosse stato possibile. «Tutti i lupi dell'hotel e qualche umano.» Il rappresentante si portò una mano tra i capelli e sospirò. «Beh, tra qualche ora allora lo saprà mezzo mondo» aggiunse la donna che guardava divertita l'espressione sul volto del compagno. <<Non fare così, era ovvio che se ne sarebbero accorti>> affermò lei nella mente. Il lupo le accarezzò la schiena e poi diede la mano all'uomo che aveva davanti.

Lo salutarono e salirono in macchina, diretti all'aeroporto di Genova che non distava poi così tanto. Partirono subito, anche perché le valigie erano già state caricate. Durante il viaggio nessuno dei due parlò visto che erano ancora assonnati, poi, però, quando arrivarono in aeroporto, la giovane decise di cominciare a vare una raffica di domande sulla battaglia tra lupi e umani. «Katherine, piccola, so che sei curiosa, ma che ne dici se prima di risponderti saliamo in aereo?» chiese, mentre aveva tra le mani quattro valigie. Lei annuì e ridacchiò, decidendo di aiutarlo. «No, non fare niente, sono troppo pesanti.» La guardò serio, mentre lasciava il bagaglio e sbuffava. «Guarda che sono un lupo, ho la tua stessa forza.» Sebastian alzò gli occhi al cielo. «Peccato che tu ti sia dimenticata un particolare» affermò indicandole la pancia. Katherine non rispose, incrociando le braccia al petto e aspettando che tutti i bagagli fossero messi in un'ala dell'aeroporto che aveva proprio il nome dell'Alpha. Ad un certo punto una suoneria si fece sentire per tutta la struttura, cosa che portò l'Alpha a mettersi una mano dentro alla tasca dei pantaloni. Estrasse il cellulare e rispose velocemente. «Igor! Sì, stiamo prendendo l'aereo per... oh, d'accordo, no no, tranquillo» farfugliò, mentre sbuffava e si rimetteva il telefono in barca. «Beh piccola, cambio di programma, andremo a Ushuaia e prenderemo subito la nave per l'Antartide. Preparati, sarà un viaggio bello lungo» la avvisò dispiaciuto.

The Alpha KingWhere stories live. Discover now