Capitolo 26: I vampiri

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Katherine rimase paralizzata sul posto. Non credeva che i vampiri potessero arrivare a uccidere dei bambini, in fondo non conosceva nessuno della loro specie. Lo guardò negli occhi, attirandolo in un abbraccio che avrebbe sciolto anche la calotta di ghiaccio più dura e resistente. Quell'uomo aveva passato le pene dell'inferno da solo, nell'oscurità più totale. Era difficile mantenere la mente lucida dopo aver visto l'orrore nella forma più nera. Sebastian lasciò che le braccia di lei lo circondassero: non avrebbe mai detto di no all'abbraccio della sua compagna. La strinse a sé a sua volta, dandole un bacio leggero tra i capelli. «Ora va tutto bene piccola lupa.» Si staccò da lei e le fece un sorriso sornione. «Non voglio che nostri figlio senta i le nostre emozioni negative.» Le lasciò una carezza sul ventre e poi prese la pelliccia, mettendosela. Le fece segno di seguirla fuori, visto che la tempesta si era placata. Katherine annuì, per poi uscire e stringersi il cappotto che aveva sopra le spalle. Finalmente poté vedere meglio che cosa c'era intorno a loro visto che la nebbia e la neve poco prima avevano inghiottito tutto. Sorrise nel vedere quante case di legno ci fossero, e poi restò sorpresa nel vedere anche delle iglù che suo padre le faceva vedere nei libri quando era piccola. Aveva sempre desiderato vederne una, così si avvicino lentamente, sentendo che al suo interno c'erano una miriade di bambini che stavano giocando a un gioco molto strano. Non li guardò molto visto che il compagno la prese tra le braccia.

«Andiamo a mangiare, nei prossimi giorni avrai tutto il tempo di guardare i bambini giocare ok?» Katherine sospirò e poi decise di seguirlo visto che sembrava molto impaziente. Percorsero la strada innevata e, in quel momento, si ricordò la notte in cui percorse la stradina insieme a una famiglia spaventata dal branco del Re. Prese la mano di Sebastian e alzò la testa verso il cielo. «Questa serata mi ricorda quella in cui ci siamo incontrati la prima volta sai?» disse dolcemente, mentre notava che lo sguardo di lui era sempre rivolto verso ciò che avevano davanti. «Quella sera sentivo che qualcosa sarebbe cambiato» replicò girando finalmente lo sguardo verso di lei. «Anche io.» Si guardarono e poi si fermarono quasi nello stesso istante, come se qualcosa avesse appena detto loro di arrestarsi. Sorrisero nello stesso istante e le loro labbra si ritrovarono attaccate vari secondi dopo senza che nessuno dei due se ne accorgesse. Il loro bacio durò poco visto che Hans li interruppe dicendo che la cena era pronta. «Andiamo, andremo avanti dopo.» Le fece l'occhiolino e poi raggiunsero un falò che stava in mezzo a una distesa infinita di neve, tanto che non si riusciva nemmeno a distinguere la linea del cielo. Katherine non credeva che mangiassero fuori, anche perché intorno al fuoco c'erano pochi lupi, sicuramente gli altri erano nelle loro case. Alcuni di loro avevano un piatto di zuppa tra le mani che non sembrava affatto invitante. I due si sedettero comunque e iniziarono a mangiare anche se alla lupa quella specie di brodaglia non faceva affatto.

Aveva la nausea e mangiare con quella temperatura non era affatto un toccasana. Nel frattempo guardava il compagno che stava mangiando la terza porzione di quella zuppa. Con tutta la forza di volontà che riuscì a raccattare, la finì, reprimendo i conati di vomito. Rimpiangeva con tutta se stessa la cucina italiana. La serata terminò in modo tranquillo quando alcune stelle fecero capolino nel cielo grigio che sembrava non voler farle vedere. Alcuni brividi di freddo si insinuarono sotto i vestiti della bionda, facendo capire a Sebastian che era ora di entrare in casa. I due così si alzarono e salutarono i presenti, poi si diressero alla volta della casa. «Non vedo l'ora di entrare» borbottò la giovane, vedendo che stava iniziando a nevicare. Sebastian aumentò il passo e poi varcarono la soglia della loro casa. «Qui si sta molto meglio.» Anche se non sentiva più di tanto il calore che regnava nella casa, percepiva perfettamente il cambio di temperatura. Il compagno si diresse subito a riempire la vasca di acqua fredda e, pochi muniti più tardi, si ritrovarono entrambi a dividere lo spazio. «Quanto staremo qui?» chiese lei, sperando in una risposta che l'avrebbe resa felice visto che non vedeva l'ora di tornare. «Non lo so amore, quanto basta. Dobbiamo cercare di capire come liberarci da quegli ibridi e non me ne andrò fin quando non lo avrò scoperto.»

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