Lost boy - 20

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C'era un tempo in cui ero tutto solo, non avevo un posto dove andare o un posto da chiamare casa.

La mia unica amica era l'oscurità, che sempre mi accompagnava e che mi portavo dietro.

Eppure, quando faceva giorno, anche lei mi abbandonava e mi lasciava di nuovo da solo.

Una notte, però, entrò dalla mia finestra un ragazzo, diceva di voler parlare con me.

"Mi chiamano Peter Pan, ma questo nome non è il mio. Mi chiamo Will in realtà, Will Solace" aveva detto "Tu? Tu come ti chiami?"
"Nico Di Angelo"
"Bene, Nico. Da oggi non sei più solo. Vieni con me" mi aveva teso la mano ed era salito sul bordo della finestra.

Lo guardai sbalordito.
Avevo troppe domande che mi vorticavano nella testa, solo una non si univa al gruppo, perché la risposta già ce l'avevo: Perchè era venuto?

Semplice.

Era venuto dal cielo e io, il cielo, lo guardavo sempre. Soprattutto di notte, che non riuscivo a dormire. Guardavo sempre il cielo nero e parlavo con la luna e le stelle, uniche mie ascoltatrici. E lui doveva avermi visto ed era sceso a prendermi.

"Quasi dimenticavo" aprì un sacchetto che portava legato alla cintura e mi versò della polvere dorata sui capelli "Questa serve a volare. Basta che ci credi"
Mi prese per mano e si lanciò giù, fluttuando al posto di cadere.
Sorrisi e Will si avvicinò a me, cingendomi la vita con le braccia "non smettere mai di credere. Di credere che puoi fare tutto. Di credere che io esisto. Non smettere mai di sognare, Nico"
Will poggiò la sua fronte sulla mia restammo in silenzio a guardarci negli occhi. Nero dentro azzurri, oscurità dentro luce. Ad un certo punto mi privò della vista dei suoi occhi, perché li socchiuse per poi baciarmi delicatamente.
"Non sei il solo ad essere diverso. E questo ti rende speciale, non sbagliato" disse, per poi tornare a baciarmi.

Poi ci allontanammo dalla città e volammo sempre più in alto, verso il cielo.
"Dove stiamo andando?"
"All'Isola Che Non C'è. Alla casa per i ragazzi persi. Perché lì, i ragazzi persi, diversi, tristi o soli che siano, sono liberi di essere così come sono"

Non feci più domande, era chiaro: mi stava portando in un posto che avrei potuto chiamare casa.

E fu così. Mi sentii davvero a casa sull'Isola Che Non C'è. Mi sentii a casa per la prima volta.

Volavo con Will da una parte all'altra, giocavamo con le sirene e facevamo scherzi a Capitan Uncino con Campanellino.

Quando fummo stanchi ci appartammo sulla spiaggia assieme.
"Grazie Will" lo guardai nei profondi occhi azzurri, che già amavo.
"Di niente, Lost boy" il mio Peter Pan mi prese per mano "Tu però promettimi che non smeterai mai di sognare"
"Te lo prometto" dichiarai con un sorriso.
Will mi sorrise a sua volta e avvicinò il viso al mio, facendo scontrare le nostre labbra.
"Non smettere mai di crederci. Mai"
Poi, il suo bel sorriso, che tanto stava bene su suo viso angelico, scomparve "Addio, Nico. È ora che torni nella realtà"

Il mio sorriso si spense "Cosa? La realtà? No... Will... no!"
"Ci rivedremo, ne sono sicuro. La prossima volta però, nella realtà"
"No! Will non te ne andare!" Tesi un braccio, come a voler prendere Will e portarlo con me. Urlai. Ma l'immagine dell'Isola Che Non C'è, ormai stava già sfumando e con lei l'immagine del ragazzo che tanto amavo.

Mi svegliai di soprassalto con il sorriso del ragazzo ancora in testa.

Era stato tutto un sogno. Solo un sogno.

Io non avrei mai trovato una casa.

Io non avrei mai incontrato l'amore.

Io sarei sempre stato un ragazzo perso.

Uscii di casa rapidamente, avevo bisogno di cancellare quel briciolo di felicità immaginaria per ritornare alla monotonia della mia vita.
Una volta uscito, però, andai a sbattere contro un ragazzo.

Alzai il viso e lo vidi: stessi occhi azzurri, stessi capelli biondi e stesso viso angelico. Peter Pan. O, dovrei dire, Will Solace.

"W... Will?" Domandai incerto
"N... Nico?" Mi riconobbe anche lui
"Sei... sei davvero tu?" Avevo le lacrime agli occhi dalla gioia
"Te l'avevo detto che ci saremo rincontrati nella realtà"
Lo abbracciai forte, come se potessero portarmelo via da un momento all'altro.

Will mi sorrise e mi portò le mani sui fianchi.

Lo baciai.

Avevo bisogno di essere felice. Avevo bisogno di non sentirmi perso.
Lui era tutto quello di cui avevo bisogno.

❝More than a Fantasy❞ [Solangelo]Where stories live. Discover now