Rosso Malpelo - 41

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E se una fangirl avesse riscritto uno dei più celebri racconti di Verga?
Scopriamo adesso cosa sarebbe successo

Malpelo, lo chiamavano, per via dei suoi capelli rossi. Erano indice di malvagità e pura cattiveria, da sempre era stato additato ed esiliato per questo.
Ormai lo chiamavano solo Malpelo, tant'è che pure sua madre si era dimenticata il suo nome di battesimo.

Eppure, lui lo ricordava benissimo: il suo nome era Nico, Nico Di Angelo.

In realtà sua madre la vedeva solo il sabato sera, al momento della consegna dello stipendio. Andava a dormire prima del suo arrivo e si svegliava dopo che lui se n'era già andato, tutto per evitare di vederlo.

Il padrone della cava in cui lavorava aveva assicurato che le poche monete che recapitava alla madre erano tutta la sua misera paga, ma sua sorella non si era mai fidata.

Lo picchiava ogni sera, soltanto perché tornava sporco dalla miniera e a lei spettava fare anche il suo bucato.
Solo di recente si era sposata ed era andata via di casa, il che significava che il povero ragazzo avrebbe dovuto fare tutto da solo.

L'unica persona che gli aveva davvero voluto bene era suo padre. Dopo la sua morte, il tragitto a piedi dalla sua umile dimora alla cava era diventato un inferno: lo chiamavano figlio del Diavolo, gli lanciavano sassi e lo prendevano a calci.

Suo padre era morto nella stessa cava in cui lavoravano entrambi, sepolto sotto un enorme pilastro di rena.
All'inizio nessuno si era accorto della sua presenza, tutti pensavano a confortare sua madre ormai vedova.
Lui era in un angolo del tunnel, aveva raschiato il pavimento di roccia fino a farsi sanguinare le mani, nel tentativo vano di disseppellire suo padre.

Solo dopo, qualcuno l'aveva additato urlando《è Malpelo! È ancora vivo!》
Tutti lo accerchiarono, cercando di strapparlo via da lì.

Non potendo graffiarli, Nico cercava di respingerli con calci e morsi.
Alla fine, qualcuno lo colpì dietro la nuca con un bastone di legno, essendo l'unico modo per calmarlo.

Prima di svenire, riuscì a sentire qualche parola ovattata.
《Che ne facciamo, adesso? Sua madre non lo vorrà di certo fra i piedi》era un collega di suo padre.
《Fatemi passare! Ci penso io a lui》
Questa voce gli era familiare, ma in quel momento non l'associò a nessun volto.
Poi svenne.

•••

Quando si risvegliò, non riconobbe il luogo in cui si trovava.
Non ci badò molto, pensò solo a rannicchiarsi nel letto in cui era adagiato e a buttar fuori le lacrime che teneva dentro da anni.

Non poteva piangere quando era in casa sua e tanto meno a lavoro. Doveva trattenere tutto il dolore all'interno del suo corpo ed era ormai arrivato al punto di rottura.

Non aveva nemmeno notato di essere completamente pulito o di avere addosso indumenti nuovi e profumati: sicuramente non gli appartenevano.

《Ti sei svegliato, dunque》una voce amichevole lo salutò, ma lui non gli rivolse la minima attenzione.
Il ragazzo si sedette al suo fianco, senza tuttavia essergli troppo vicino.
Lo osservò per qualche secondo, il suo corpo minuto era ancora scosso dai singhiozzi e non accennava a voler smettere di piangere.

Sospirò, avviconandogli una mano al viso. Nico strizzò gli occhi aspettandosi di ricevere un colpo, ma non si ritrasse: non era mai scappato da uno schiaffo e non aveva intenzione di iniziare a farlo.

Si sorprese quando fu toccato gentilmente dal ragazzo, che continuava a fargli carezze sulla guancia con il pollice.
《Nico puoi, per favore, guardarmi?》

❝More than a Fantasy❞ [Solangelo]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora