s e d i c i

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Tornare nella mia vecchia casa sa di vuoto.

Un vuoto incolmabile che urla ferocemente il nome di mio fratello, il nome di Samuel.

Sono consapevole del fatto che forse sono tornata troppo presto, che avrei dovuto aspettare qualche giorno per cercare di metabolizzare il tutto, ma proprio non c'è la facevo, non sotto lo stesso tetto di Theo e il suo controllo.

Sapere che mi ha sempre seguita, dice di avermi visto anche nascere, mi fa sentire quasi..sporca, come se ci fosse qualcosa di sbagliato in me, anche se so che l'unico davvero in errore è lui.

Come si è permesso di tenermi d'occhio, mettendo il suo stupido naso alla francese nei fatti miei, studiandomi ed osservandomi di nascosto, senza nemmeno chiedermi il permesso?

Non che glielo avrei dato, ovviamente, ma sapere di essere stata osservata per diciassette anni dall'ex ragazzo vampiro della mia bisnonna è davvero...non lo so, non penso esista una parola per il disagio che provo in questo momento.

Mi lascio cadere sul divano, che ancora puzza del sudore e del sangue di Samuel.

Passo una mano sul tessuto in pelle, quasi sperando di sentire ancora il suo calore, ma ormai non c'è più nulla.

Samuel non c'è più, sono sola.

Mi guardo intorno, ed ogni angolo di questa dannata casa mi ricorda lui, mi ricorda noi.

Ho passato la mia intera vita al fianco di Samuel: era la mia roccia, la mia spalla su cui piangere, se solo avessi potuto lo avrei sposato.

Samuel era il mio tutto, lo è ancora, e quasi non concepisco il fatto che lui sia morto e io no.

Il nostro legame era forte, pressoché indissolubile, forgiato da anni di fiducia e puro amore fraterno, e quasi pensavo che, dopo una vita vissuta insieme, anche nella morte avremo fatto lo stesso, quasi come se stessimo vivendo un'unica vita.

Muore uno, e muore anche l'altro: ecco come la pensavo.

Eppure sono ancora qui, seduta su questo dannato divano sporco del sangue di mio fratello morto cercando di proteggermi.

Non è giusto, la sua morte non la è e nemmeno il fatto che io continui a vivere.

Voglio raggiungerlo, e se prima non ci sono riuscita a causa di Theo, ora ho la possibilità di ritentarci senza interruzioni.

Voglio morire, voglio stare con Samuel, perché niente nella mia vita ha più senso senza di lui.

Mi alzo dal divano, totalmente convinta di andare in cucina e prendere uno di quei grossi coltelli per trafiggere il mio cuore spezzato, ma qualcosa cade a terra, e io strabuzzo gli occhi quando riconosco il piccolo oggetto scuro sul pavimento.

Afferro il ciondolo, l'ultimo regalo di Samuel, e me lo passo fra le dita, incredula: ricordo che Dafne l'aveva lanciato via, quindi come è possibile che sia qui?

Improvvisamente il ricordo della lettera a mio nome mi trapassa la mente e subito la tiro fuori dalla mia tasca, accorgendomi che è aperta: a quanto pare il ciondolo deve essere uscito da qui.

Perché Theo si è dato tanta noia per ritrovarlo? Alla fin fine le uniche erbe che contiene fanno appena il solletico a vampiri come lui o Dafne.

Vampiri che bramano davvero il mio sangue.

Mi passo una mano sul collo, quasi non riuscendo a credere al fatto di aver davvero offerto il mio sangue a Theo.

Ma cosa mi era passato per la mente?

Collateral loveWhere stories live. Discover now