e p i l o g o

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Servo l'ennesimo tavolo, sorridendo alla signora seduta al bar, tornando poi a preparare cappuccini e the, insieme alle brioches calde.

E' quasi finita l'ora di punta e io ne sono davvero grata, perché i miei piedi stanno letteralmente esplodendo dal dolore di essere premute dentro a queste scarpe scomode.

Sistemo alcune tazze su un vassoio e subito una cameriera li prende per portarli a qualche tavolo, che io nemmeno controllo.

Afferro il piccolo taccuino nero e poi alzo lo sguardo, notando che qualcuno si è seduto al bancone davanti a me.

"Buongiorno, cosa posso potarle?" Dico ma, non appena alzo lo sguardo, subito mi blocco dalla sorpresa "Luce?"

La bionda mi sorride, leggermente intimorita nel suo bel vestito ottocentesco che attira le occhiatine di tutti i pochi clienti rimasti.

"Ciao, Grace." Dice, ancora sconcertata da tutta la situazione, sistemandosi i guanti bianchi abbinati al viso color perla "Possiamo parlare?"

Alzo un sopracciglio, confusa: è da mesi che non parlo né con lei né con la sua famiglia e non vedo come mai le cose devono essere cambiate.

"Okay, va bene." Dico, e poi mi volto versa la mia collega, facendole cenno di darmi il cambio "Usciamo."

Luce sorride, scendendo dal piccolo seggiolino rosso, seguendomi verso l'uscita, sedendoci su una delle panchine verdi del quartiere.

"Quindi, come va?" Chiedo, continuando a fissare la ragazza che, in tutto questo tempo, non è cambiata di una virgola, al contrario di me che mostro tutta la stanchezza del lavoro e il poco sonno.

"Niente." Dice, facendo un sorriso gentile "Volevo solo sapere come stavi."

Corrugo la fronte, confusa "Sei sicura che sia solo quello?"

Lei sospira, e poi si passa le mani sul vestito, sicuramente agitata.

"Theo sta bene, se è quello che ti stai chiedendo, e anche io: le nostre fabbriche vanno più che bene e lui ha conosciuto una vampira."

"Una vampira?" Chiedo, sinceramente interessata.

Non vedo Theo dal giorno prima della sentenza a casa di Dafne e, ogni volta che vado a trovare Samuel, lui non è mai in casa.

Penso lo faccia apposta, e all'inizio la cosa mi faceva rimanere male ma ormai ci sono abituata, e quasi penso sia meglio: almeno evitiamo ogni possibilità di problema.

Luce annuisce, facendo un leggero sorriso "E' una persona molto dolce, oltre che ad essere una sua socia in affari. Si chiama Kate, appartiene ad una famiglia francese."

"Bene, mi fa piacere." Commento, ed è davvero così: nonostante tutto, io voglio ancora la felicità di Theo che, ovviamente, non avrebbe potuto trovare con me.

Io non ero ciò che voleva, che al tempo era Valerie, e forse non sarei mai riuscita a fargli superare questa cosa, anche se non ci ho mai davvero provato.

Avevo altro a cui pensare.

"In realtà sono qui per te, per dirti addio."

Cosa? Ho sentito bene?

"Addio?" Chiedo, confusa.

Luce annuisce e poi sorride, estraendo dalla tasca un piccolo oggetto.

"Queste sono le chiavi di casa nostra, nel caso volessi andare a trovare Sam." Dice, porgendomele "Papà ha deciso di tornare a Parigi, a casa nostra, e io lo seguirò."

Luce sembra spaventata, ed è per questo mi sforzo a sorridere, per non farla sentire peggio, anche se in realtà non sto affatto bene.

"Oh, ne sono felice, Luce, davvero: vi auguro il meglio."

Collateral loveWhere stories live. Discover now